Piermario Morosini

Piermario Morosini

Solo due settimane fa il Pescara piangeva l’improvvisa scomparsa di Francesco Mancini per infarto ad appena 43 anni. Oggi proprio a Pescara un’altra tragedia. Al 31′ del primo tempo di Pescara-Livorno, gli ospiti sono in vantaggio 0-2 quando il giocatore amaranto Piermario Morosini, 25 anni, comincia a traballare e si accascia al suolo. Partita sospesa, soccorsi in campo e poi all’ospedale, ma niente da fare. Non c’è il miracolo visto un mese fa a Bolton con Muamba. La storia ha un tragico epilogo, esattamente come nel caso del trentasettenne campione di pallavolo Vigor Bovolenta.

La morte su un campo da calcio in serie A o B non si vedeva da tanto. C’eravamo andati vicini con l’infarto di Lionello Manfredonia a Bologna il 30 dicembre 1989 o con l’uscita assassina di Martina su Antognoni in un Fiorentina-Genoa del 1981/82. L’ultimo dramma senza lieto fine era stato, però, quello di Renato Curi, morto per arresto cardiaco il 30 ottobre 1977 durante Perugia-Juventus. Ironia della sorte la stessa partita che un anno prima lo aveva visto protagonista del gol più importante della sua carriera, il gol che aveva consegnato al Torino lo scudetto 1975/76. E prima ancora di Curi, la morte di Giuliano Taccola il 16 marzo 1969 negli spogliatoi dello stadio Amsicora alla fine della partita Cagliari-Roma cui aveva assistito dalla tribuna.

Questa lontananza nel tempo non deve però illudere. In ambito internazionale di tragedie in campo se ne sono viste sin troppe nell’ultimo decennio: da Marc Vivien Foé, il 26 giugno 2003 in Confederations Cup, a Antonio Puerta, il 28 agosto 2007, tre giorni dopo l’arresto cardiaco in Siviglia-Getafe; da Miklos Fehér, il 25 gennaio 2004 durante Vitória Guimarães-Benfica, a Phil O’Donnell, capitano del Motherwell il 29 dicembre 2007.
E se in Italia il campo non aveva ancora mietuto vittime, è pur vero che abbiamo dovuto salutare o vedere trasformarsi tanti ex giocatori di A, da Signorini a Borgonovo, da Pazzagli al già ricordato Francesco Mancini.

Facile dire che bisogna giocare di meno, controllare di più i giocatori, combattere il doping o chissà cos’altro. Il calcio è un carrozzone che non si può cambiare in cinque minuti e che nessuno vuole forse fermare.
L’unica nota è che almeno stavolta la Lega Calcio ha avuto la prontezza di fermarlo per un week end. In ricordo del povero Morosini.

federico