Un gol in mischia di Black su azione da calcio d’angolo al 7′, l’immediato pareggio di Juanito su rigore, il campo pesante che complica la vita delle merengues e poi la testa di Hewitt che al 112′ traduce in gol un cross di McGhee al termine di un bel contropiede. È l’11 maggio 1983 e allo stadio Ullevi di Göteborg il Real Madrid di Stielike, Camacho, Juanito e Santillana deve lasciare la Coppa delle Coppe agli scozzesi dell’Aberdeen che in panchina hanno uno che da giocatore non è riuscito a mantenere il posto nei Rangers, ma da quando allena ad Aberdeen fa tremare anche gli squadroni di Glasgow e ha già vinto una Scottish Premier League e due Scottish Cup.[1]

La storia europea di Sir Alex Ferguson inizia quella sera, la sua striscia di vittorie è già cominciata e non si fermerà più. Sempre ad Aberdeen nelle successive tre stagioni vince una Supercoppa Europea, altri due titoli scozzesi e altre due coppe nazionali. La pessima avventura con la nazionale scozzese ai mondiali in Messico è una piccola parentesi perché il 6 novembre 1986 arriva la chiamata da Manchester: la panchina dei red devils lo aspetta.

È lì quando nel 1990 Martin segna il gol vincente nel replay della finale di F.A. Cup 1990 contro il Crystal Palace; quando Mark Hughes regala al Manchester United con una doppietta la Coppa delle Coppe 1991; quando nel 1993, dopo 26 lunghi anni, la squadra di Giggs, Cantona e del vecchio capitano Bryan Robson vince la Premier; quando nel 1999 Sheringham e Solskjær ribaltano una finale di Champions a tempo ormai scaduto e sanciscono il treble dei red devils dopo la vittoria in Premier e F.A. Cup; quando nel 2008 John Terry scivolando sul dischetto regala allo United la terza coppa delle grandi orecchie della storia; quando sempre nel 2008 Rooney segna al LDU Quito e porta per la seconda volta in dieci anni il Manchester sul tetto del mondo; è ancora lì quando nel 2013 i gol di Robin Van Persie portano ai red devils il tredicesimo titolo in ventuno anni.
Seduto sulla panchina dell’Old Trafford ha visto passare Schmeichel, Roy Keane, Van Nistelrooy e l’icona Cantona, Cristiano Ronaldo, Rooney e Rio Ferdinand. Ha visto crescere i prodotti di quel vivaio a cui ha sempre dato importanza e che ha saputo sfornare campioni come Beckham, Scholes o Giggs, ma anche giocatori “normali” eppure indispensabili come Butt o Gary Neville.

Da manager ha contribuito a trasformare il Manchester United da semplice società di calcio a multinazionale in grado di sfruttare al meglio le risorse interne e in grado di investire i proventi, derivati anche da operazioni commerciali, nell’acquisto di giocatori scelti ad hoc. In questo calcio che diventava qualcosa di molto simile al business si è trovato a suo agio, eppure ha continuato ad avere un attaccamento alla sua società stile calcio d’altri tempi e ha saputo trasmettere la stessa passione a molti dei ragazzi che ha visto crescere.

Ventisei anni e sette mesi al timone della stessa squadra. Nel calcio professionistico in pochi hanno saputo resistere di più, tra loro l’eterno allenatore dell’Auxerre Guy Roux.[2]
Sabato 19 maggio 2013 Sir Alex Ferguson si recherà in trasferta sul terreno del West Bromwich, al fischio finale si guarderà intorno e capirà che quei ventisei anni sono passati in un istante.

federico

Hewitt segna il 2-1 al Real

Aberdeen-Real Madrid, Hewitt segna il 2-1

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[1] Ferguson gioca nei Rangers Glasgow due stagioni (dal 1967 al 1969) segna 25 gol in 41 partite, ma viene ceduto dopo la disfatta in finale di Coppa, 4-0 subito dagli eterni rivali del Celtic
[2]Guy Roux ha allenato l’Auxerre per 44 anni, dal 1961 al 2005, conquistando  la prima promozione della storia dell’Auxerre in Division 1 nel 1980, il titolo francese nel 1996 e quattro coppe nazionali (l’ultima proprio nel 2005)