Insieme forse è meglio, ovvero Quando assegnare i megaeventi sportivi a più Paesi è necessario (e conveniente): quinta e ultima puntata. Le assegnazioni congiunte negli altri sport di squadra

L’allargamento del numero di squadre partecipanti alle fasi finali di una rassegna continentale o di una iridata non è un qualcosa che solo nel calcio viene spacciato come necessario al fine di far “crescere il movimento”. Lo si è detto per il rugby, ma anche le federazioni di basket e di volley hanno seguito la stessa strada negli ultimi dieci anni e anche in questi casi l’approdo alle assegnazioni congiunte è arrivato quasi in contemporanea.
L’Europeo di pallavolo, per esempio, ha a partire dal 2019 una fase finale a 24 squadre sia al maschile che al femminile. Il format prevede quattro gironi iniziali da sei squadre e poi ottavi, quarti e così via. In questo modo più Nazionali hanno la possibilità di fare esperienza a livello internazionale, ma molti match hanno un esito scontato e altrettanti hanno poco appeal. Ad esempio, erano solo in 300 a vedere Rep. Ceca-Ucraina maschile nel settembre 2019 a Rotterdam e ancor meno (200) ad assistere alla rapida vittoria in tre set della Serbia femminile sull’Ucraina a Gand nell’agosto 2023.
Per questo la CEV caldeggia assegnazioni multiple che coinvolgano quattro nazioni insieme, nazioni non necessariamente legate da vicinanza geografica, tipo Francia-Slovenia-Belgio-Paesi Bassi o Turchia-Polonia-Ungheria-Slovacchia. Questo, se non altro, fa sì che ogni girone abbia una squadra di casa. L’Italia, che nel 2023 ha partecipato alla gestione sia della manifestazione femminile che di quella maschile, ha poi ben pensato di coinvolgere più città possibile, cercando anche scenari suggestivi come l’Arena di Verona, invece di lasciare il proprio raggruppamento fisso in un singolo palazzetto. Ad ogni modo, pure questa volta i rapidi 3-0 si sono sprecati, anche in match in cui l’Italia non c’era. Vedi Serbia-Svizzera maschile, giocata a Perugia e durata 1h16’.
Anche il Mondiale di volley è a 24 squadre (dal 2002), ma per ora la FIVB si è attestata su assegnazioni congiunte che riguardano al massimo due Paesi e nel caso della rassegna maschile del 2022, affidata a Polonia e Slovenia, sono stati solo tre gli impianti coinvolti.

A partire dall’edizione del 2019 la FIBA ha, invece, deciso di alzare a 32 le partecipanti alla fase finale dei Mondiali di basket maschile. Questo ha portato le Filippine, organizzatrice dell’edizione del 2023, a farsi aiutare dalle vicine Giappone e Indonesia, che hanno ospitato alcuni dei gironi del primo e del secondo turno di qualificazione. Dal 2027, però, si dovrebbe tornare al singolo Paese gestore della manifestazione, segnatamente il Qatar, che -come ahimé è noto- non ha difficoltà a costruire infrastrutture in breve tempo anche dal nulla, vista la condizione di fatto schiavistica a cui riduce i lavoratori migranti. Ad ogni modo, a differenza di quanto accade nel volley a livello europeo, l’allargamento della platea delle squadre partecipanti dona ribalta a nazioni che prima non ne avevano mai avuto nello sport del canestro, vedi, ad esempio, le “favole” vissute da Germania, Canada e Sud Sudan al Mondiale 2023.

Rimestando, poi, nelle discipline di squadra meno seguite in Italia, ecco scoprire che Polonia e Svezia hanno condiviso l’organizzazione del Mondiale maschile di pallamano del 2023 e che Danimarca, Norvegia e Svezia faranno lo stesso per quello femminile in programma a fine anno.
Una menzione, infine, per i cosiddetti European Championships, il tentativo fatto nel 2018 e nel 2022 di riunire sotto un unico cappello e in unico arco temporale i campionati europei di alcune discipline. Ebbene, nel 2018, pur di dire che anche l’atletica ne faceva parte, tale competizione era ufficialmente divisa tra Berlino e Glasgow. Nel 2022, invece, l’Europeo di nuoto di Roma è rimasto al di fuori e la competizione multisportiva ha avuto come unica sede Monaco di Baviera.

In sostanza, al fuori di quanto accade nel calcio in ambito FIFA e UEFA, assegnazioni multiple di grandi manifestazioni si son viste e, in alcuni casi, sono già diventate strutturali (vedi CEV). Queste cooperazioni sembrano, però, essere tutte ancora legate a questioni logistiche, di condivisione costi e, magari, introiti. Le associazioni fantasiose, però, non mancano e, di fronte alla volontà di continuare a ingigantire tutto, chissà cosa ci riserverà il futuro.

Nell’immagine in evidenza: Il complesso manifesto della CEV relativo all’Europeo maschile di volley del 2023 che indica i quattro Paesi ospitanti (Italia, Bulgaria, Israele, Macedonia del Nord)

Puntate precedenti: La prima assegnazione congiunta, Il co-hosting made in UEFA, L’altra faccia del co-hosting, La stagione delle candidature accorpate