Le squadre del Triveneto non hanno mai rappresentato una seria minaccia alle grandi all’interno dello scacchiere del calcio italiano. Tre titoli nazionali – due per il Venezia e uno per l’Hellas Verona – che nessuno ricorda e considera ufficiali, perché ottenuti nel calcio ginnastico tra il 1909 e il 1912, e una Coppa Italia vinta nel 1941 dal Venezia di Valentino Mazzola e Loik, che sarebbe poi arrivato terzo in campionato l’anno dopo. E poi qualche altro podio in Serie A, vedi Udinese di “Raggio di Luna” Selmondsson secondo nel 1954/55, Padova di Nereo Rocco terzo nel 1957/58 o Lanerossi Vicenza di Paolo Rossi secondo nel 1977/78. Exploit rimasti, però, isolati e non seguiti da ulteriori step.

La stagione 1982/83 fa, però, presagire che il trend per i club del Triveneto si possa in qualche modo invertire[1]. Se non altro un po’ di magia è nell’aria, almeno a vedere cosa succede in Udinese-Verona nel mese di ottobre: il bianconero Edinho batte una delle sue punizioni dal limite potenti e precise, la palla incoccia sul palo alla destra del portiere gialloblù Garella, rimbalza sulla linea proprio dietro all’incredulo estremo difensore veronese, sbatte contro l’altro palo e ritorna verso il centro dell’area piccola, dove il tentativo di tap-in di Miano è neutralizzato da un Garella tornato ormai in sé.
Due stagioni dopo, altro che un po’ di magia! Il 10 febbraio 1985, al Friuli ci sono 43.000 persone a vedere il derby. C’è Zico in maglia bianconera e c’è il Verona in testa alla classifica, lanciato verso un incredibile scudetto. Scherzi a parte, nonostante il terreno pesante, quello che accade in campo è, invece, tutto vero e tutto molto bello.
La capolista parte alla grande: punizione di Pierino Fanna a rientrare, testa di Briegel e Brini è battuto dopo soli quattro minuti; Briegel ci riprova al 10′ con un tiro da fuori, Brini respinge ma Nanu Galderisi è pronto a ribattere in rete; Elkjær, lanciato da un rinvio, percorre metà campo palla al piede e segna lo 0-3 con un pallonetto. Sono passati ventuno minuti dal fischio d’inizio.
Checché se ne pensi, l’Udinese dei brasiliani in campo c’è, costruisce una serie di occasioni e prende anche una traversa, ma continua a esporsi al contropiede. Casarin, infatti, annulla un gol a Tricella che varrebbe il poker, poi allo scadere ci pensa Edinho con un destro su punizione a rimettere i suoi in partita anche nel punteggio.

Al rientro dagli spogliatoi i padroni di casa sono scatenati e agguantano il pari in un quarto d’ora. Tiro di De Agostini, Garella non trattiene e stavolta è Andrea Carnevale a segnare da pochi passi. Punizione di Zico che sbatte sulla barriera, Massimo Mauro riprende la palla e, al secondo tentativo, ottiene il 3-3.
Il derby è sempre una partita a sé, anche se sei in cima al campionato. A questo punto tutti si attendono il tracollo dei gialloblù, soprattutto Vinicio che dalla panca udinese dice ai suoi di continuare ad applicare il fuori gioco e a fare il pressing alto. Così, appena due minuti dopo il gol del pareggio, con un campanile Tricella scavalca tutti i bianconeri protesi a pressare e serve Galderisi, che vede l’inserimento di Elkjær, tiro potente nell’angolino basso e ospiti di nuovo avanti. Altri due minuti e anche Briegel dopo una «galoppata nel fango», come la definisce l’autore del servizio della Domenica Sportiva, segna la sua personale doppietta.
Ci sarebbe altro da raccontare, ma ci fermiamo qui. Ricordando che quel 1984/85 rimane l’unica stagione in cui c’è stato il sorteggio integrale degli arbitri (e alcuni giornalisti lo legano indissolubilmente al fatto che il Verona poté affermarsi); che dopo quella stagione Zico andrà via da Udine e con lui i propositi di grandezza del presidente Mazza; che il Verona solo cinque anni dopo non riuscirà a evitare la retrocessione in B; che l’Udinese tornerà in B anche prima, per via dello scandalo calcio scommesse del 1986,[2] e senza neanche aver goduto a pieno del “magico” momento del Triveneto.

federico

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[1] In quella stagione il Verona di Osvaldo Bagnoli, da neopromossa, arriva quarta in Serie A si qualifica per la Coppa UEFA e perde la finale di Coppa Italia con la Juventus: il Verona vince 2-0 l’andata al Bentegodi (gol di Penzo e Volpati). Al Comunale la Juventus si impone 3-0 grazie ai gol di Rossi al 9′ e di Platini all’81’ e al 119′. Gli scaligeri perderanno la finale di Coppa Italia anche nel 1983/84 (Verona-Roma 1-1, 0-1).
L’Udinese nel 1982/83 ottiene un sesto posto a ridosso della zona UEFA e prepara il grande botto: l’arrivo di Zico in estate

[2] L’Udinese viene penalizzata di 9 punti da scontare nella Serie A 1986/87. In regime da 2 punti a vittoria e con sole 30 giornate a disposizione i bianconeri non si schiodano mai dall’ultimo posto.