Sono anni che la Salernitana non gioca più al Vestuti, da quando nel giugno del 1990 i granata capitanati dal compianto Agostino Di Bartolomei conquistarono la cadetteria dopo 24 stagioni spese in Serie C. Ma lo stadio sta ancora lì in Piazza Casalbore, nel centro di Salerno, il suo terreno di gioco ormai ospita solo le partite delle compagini cittadine militanti nelle serie minori. Un catino in cemento armato -architettonicamente niente di che- costruito nel 1931 in pieno regime fascista, battezzato non a caso Stadio Littorio, sbattezzato nel dopoguerra e, infine, dedicato nel 1952 a Donato Vestuti padre-fondatore del club campano.

Nel 1962 lo stadio in mezzo alla città fece anche da set per alcune sequenze esterne del film di Nanni Loy Le quattro giornate di Napoli, ma purtroppo ciò che ha reso famoso il vecchio Vestuti, come lo chiamano ancora i salernitani, è una tragedia.
È domenica 28 aprile 1963, in tutto il Paese si vota per il rinnovo delle Camere (dalle urne uscirà un Partito Comunista in crescita di consensi e una Democrazia Cristiana in leggero calo, ma comunque prima). Ospite della Salernitana nel match valido per il girone C della Serie C è il capolista “Potenza dei miracoli”, allenato da Egizio Rubino. La Salernitana sogna il colpo gobbo contro i rossoblù lucani e prova giocarsi le sue ultime chance per rientrare in corsa per la promozione. Partita delle grandi occasioni, dunque, e gli spalti del Vestuti sono gremiti all’inverosimile. Le cronache del tempo riportano 19.000 spettatori, anche se il numero appare esagerato perché sommate, tribuna, distinti e curva, ne possono al massimo contenere dodicimila-tredicimila.

La prima mezzora del match se ne va senza particolari azioni di rilievo. Al 42’ il Potenza gela il Vestuti e si porta in vantaggio con l’ala sinistra fiorentina Vincenzo Rosito, che approfitta di una respinta del portiere Pezzullo ed insacca. I granata protestano per un presunto fuorigioco, ma per il direttore di gara Gandiolo di Alessandria è tutto regolare. Nella ripresa la Salernitana ritorna in campo più decisa, padroneggia le trame di gioco e pressa il Potenza nella sua metà campo nel tentativo di ripristinare l’equilibrio. Finché intorno all’ 80′ il fattaccio: il centrocampista Visentin viene atterrato in piena area di rigore, sull’accaduto l’arbitro sorvola e il pubblico impreca forsennatamente.

foto da http://www.asromaultras.org/

All’improvviso uno spettatore si apre un varco nella rete di cinta e corre per raggiungere l’arbitro, ma le forze dell’ordine lo fermano. Non passano che pochi minuti e il terreno di gioco è invaso da altri tifosi locali inviperiti con il signor Gandiolo, il quale non può fare altro che sospendere la partita. A questo punto tutto degenera, la contestazione dei sostenitori granata non si riesce più a contenere e le forze dell’ordine oppongono resistenza come possono. Il catino del Vestuti diventa il film di una quasi guerriglia, tant’è che nel parapiglia generale parte un colpo vagante dall’arma di un rappresentante delle forze dell’ordine. Il proiettile colpisce ed ammazza il tifoso granata Giuseppe Plaitano, in quel momento seduto sulle gradinate della tribuna.
Una morte assurda per cui mai nessun responsabile finirà davanti a un giudice o condannato. Giuseppe Plaitano aveva quarantotto anni, lasciò la moglie e quattro figli, oggi uno dei club più blasonati della Salernitana porta il suo nome.[1]
Sullo sfondo della tragedia le cronache raccontano che l’arbitro Gandiolo e suoi collaboratori di linea rimasero asserragliati negli spogliatoi per sette ore. Il giudice della Lega sancì il 2-0 a tavolino per il Potenza che a fine stagione avrebbe staccato il traguardo della Serie B. Al vecchio Donato Vestuti toccarono, invece, quattro turni di squalifica e alla Salernitana un finale di campionato anonimo.

Mimmo Mastrangelo

—————————-

[1] Quella di Plaitano è spesso riportata come la prima morte di un tifoso all’interno di uno stadio italiano. La prima morte in assoluto risale però al maggio del 1920, quando a Viareggio Augusto Morganti, ex ufficiale di complemento che si era prestato a fare il guardalinee, fu colpito da un proiettile esploso dal carabiniere Natale De Carli. Qui trovate un riassunto più dettagliato