«La squadra di [Ottavio] Bianchi non è al massimo, ma ha un cannoniere infallibile», avverte la Gazzetta. Quel cannoniere risponde al nome di Andrea Carnevale, uscito malissimo dalle notti di Italia ’90, per lui tutto tranne che magiche, e pronto a rimettersi in gioco, a Roma, sponda giallorossa, dove ha ritrovato l’allenatore con cui a Napoli ha vinto da protagonista uno scudetto, una Coppa Italia e una Coppa UEFA. E l’inizio è stato promettente. Oltre alla rete che il 23 settembre 1990 è valsa l’1-0 sul Bari, anche una doppietta contro la Fiorentina nel 4-0 della giornata d’esordio e il gol partita contro il Benfica in Coppa UEFA. «Ma il migliore è sempre Peruzzi», si avverte nella finestra: in pagella al portiere va un 7, grazie soprattutto a un’uscita «in due atti su Raducioiu e João Paulo».
Quando, a distanza di quindici giorni, arriva la notizia che i due principali artefici della vittoria giallorossa sono stati trovati positivi al controllo antidoping effettuato proprio al termine del match contro il Bari, c’è sgomento, per quello che si va configurando come il primo caso del genere nella storia della Serie A. E, mentre le schiere di chi ravvisa dolo e chi solo disattenzione si vanno via via componendo, sorge un dubbio: se le controanalisi confermassero tutto, se Carnevale e Peruzzi fossero effettivamente squalificati per uso di sostanze illecite, il Bari otterrà la vittoria a tavolino? avrà almeno il diritto a rigiocarsi quella partita? In fondo, tutti erano stati concordi nel giudicare attaccante e portiere fondamentali nella vittoria della Roma.
La vicenda disciplinare non si trascina per molto: a fine ottobre la Corte d’Appello Federale conferma la squalifica di un anno, già comminata in primo grado. A nulla sono valsi i tentativi di mostrare il farmaco colpevole, il Lipopil, come maldestro tentativo di risolvere i problemi di peso determinati da una grossa “magnata” per festeggiare il successo di coppa sul Benfica. Il Lipopil contiene, infatti, fentermina, che non solo riduce il senso dell’appetito, ma aumenta anche il livello di concentrazione e la sensazione di forza muscolare. Gli eventuali diritti del Bari a vedere riconsiderata quella partita non vengono, invece, mai presi in considerazione.
Sono passati più di trenta anni da quell’episodio che nel calcio sancì la liceità dello scollamento tra sanzioni disciplinari dovute all’assunzione di farmaci vietati e prestazioni offerte sul campo da chi quei farmaci li ha assunti. Fatte le dovute proporzioni, è un po’ come se Ben Johnson, trovato positivo dopo i 100m a Seul 1988, avesse conservato l’oro e fosse stato squalificato solo a partire dal giorno dopo. O come se il successo olimpico nella staffetta veloce a Pechino 2008 fosse stato tolto a Nesta Carter, squalificato nove anni dopo per assunzione di uno stimolante, e fosse rimasto agli altri tre componenti (Bolt, Powell, Frater, per la cronaca)[1].
L’abitudine a questo scollamento, a questa distinzione tra squalifiche dei singoli e risultato del campo, è ancora molto visibile. E, detto per inciso, è il motivo per cui, secondo me, la questione sul 3-0 al Torino per il match del 1° novembre 2020 contro la Lazio non è mai veramente decollata, neanche quando era ancora in corso l’inchiesta sul rispetto o meno del protocollo da parte dei biancazzurri e, quindi, era in dubbio se c’era stato o meno del dolo nel coprire la positività al Coronavirus di vari giocatori, tra cui Immobile, decisivo nella rimonta laziale. Tutto il contrario di quanto accade in caso di utilizzo di un giocatore squalificato o di un Diawara non in distinta[2], in cui l’errore della società è ritenuto palese e la sconfitta a tavolino è assicurata.
A proposito del caso Lipopil, anche la positività di Maradona al controllo antidoping arrivò in quello stesso campionato 1990/91 e dopo un match vinto 1-0 contro il Bari.
Foto in evidenza: Guerin Sportivo, 39/1990, pag. 24
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[1] L’articolo non ha il fine di paragonare in alcun modo tra loro l’uso di sostanze illecite fatto da un Ben Johnson con quello fatto da un Carnevale o un Peruzzi. Non a caso, Johnson, dopo la positività a Seul, fu privato anche di altre medaglie, in primis l’oro Mondiale di Roma ’87. L’articolo si chiede perché mai in Serie A utilizzare un giocatore che risulta positivo a un controllo antidoping, non ha mai contemplato, come eventualità, neanche la ripetizione del match incriminato
[2] Si fa riferimento a Verona-Roma, 1° giornata 2020/21. Lo 0-0 sul campo viene tramutato in 3-0 per gli scaligeri a seguito dell’utilizzo, anche se per pochi minuti, di Diawara, non inserito in distinta perché ritenuto erroneamente ancora under 23