18 dicembre 1977, undicesima di campionato. Allo stadio Olimpico, davanti a oltre cinquantamila spettatori, la Roma guidata da Gustavo Giagnoni affronta il modesto Genoa di Gigi Simoni. La panchina di Giagnoni traballa, perché la Roma non vince dalla terza giornata; il Genoa ha, invece, iniziato benissimo tanto che alla quarta giornata era addirittura da solo in testa.
Gli ospiti, a sorpresa, schierano tre punte: Urban, Damiani e Pruzzo, che a fine stagione passerà in giallorosso. I padroni di casa, tolti gli infortunati Bruno Conti e Francesco Rocca, si presentano con i loro migliori: da Di Bartolomei a Boni e Santarini; da De Sisti al portiere Paolo Conti, che tre giorni dopo, nonostante un acciacco al ginocchio, esordirà con la maglia della nazionale. Quella domenica sarà però la giornata di grazia dell’attaccante “pel di carota” Giuliano Musiello, classe 1954 da Torviscosa, in provincia di Udine, un fisico statuario e buone qualità nel gioco aereo: al 23′ Di Bartolomei si impossessa della palla uscita da una mischia e lo serve; Musiello, smarcatissimo, con un diagonale di destro batte il portiere Girardi e segna il suo primo gol in A.
A parte qualche pericolosa situazione scaturita sempre dai piedi di Musello e un’occasionissima per Pruzzo quasi allo scadere, non accadrà molto altro nel corso del match e il risultato rimarrà inchiodato sull’1-0. Insomma, una partita come tante altre… se non fosse che l’Olimpico stesso, durante l’intervallo, diventa il palcoscenico di una installazione teatrale d’avanguardia.
In quel dicembre del 1977 i critici Franco Cordelli e Giuseppe Bartolucci, insieme a Ulisse Benedetti, direttore del Beat ’72, tempio romano del teatro di ricerca, e al regista Simone Carella hanno promosso le “Iniziative di ii”, una manifestazione della durata di una settimana durante la quale alcuni luoghi della capitale (Cinecittà, la piscina del Foro Italico, il cavalcavia di Tor di Valle, lo stadio Olimpico e altri ancora) si tramuteranno in spazi di «irradiazione poliformica di atti mentali».
Così, come da programma, nell’intervallo tra il primo e il secondo tempo di Roma-Genoa, il perfomer Mario Romano esce dal sottopassaggio e, affrontando lo sguardo incredulo del pubblico, va a piantare a centrocampo una lunghissima asta argentea che sulla punta ha un pallone. «È un radar». Lo stadio diventa -nelle intenzione di Romano- «un raccoglitore magnetico delle immagini».
A pochi istanti dall’inizio dei secondi quarantacinque minuti Mario Romano ripercorre lo stesso tragitto, riprende l’asta e torna verso il tunnel, tra i commenti dei tifosi perplessi e incuriositi.
Il teatro italiano sta attraversando una delle fasi più vivaci del Novecento, la terza generazione dell’avanguardia sta cercando una radicale rifondazione, un grado zero del linguaggio scenico, ma evidentemente gli inviati de La Stampa e de L’Unità e Carlo Picone, che firma il servizio per Domenica Sprint, giudicano la performance non degna di citazione e la ignorano completamente. Anche altri organi di stampa seguono la stessa strada e così dobbiamo ringraziare la ricercatrice Mimma Valentino per il recupero di questo strano pomeriggio romano in cui calcio e teatro hanno provato a dialogare.
mimmo mastrangelo
Nella foto: Musiello segna il gol vincente, cfr. almanaccogiallorosso.it
Fonte: Mimma Valentino, Il nuovo teatro in Italia 1976-1985