Proverbio derivante dalla saggezza agricola italiana

L’Italia calcistica aspettava con ansia Atlético Madrid-Juventus e Manchester City-Roma, partite elette a primo vero banco di prova dopo la zuccata di Godín in Uruguay-Italia. E adesso che la seconda giornata della fase a gironi della Champions League 2014/15 è in archivio, gli appassionati di discussioni da bar possono essere felici. Perché le due partite hanno offerto tanti spunti, ma non hanno lasciato dietro né euforia collettiva, né depressione massima.
Juventus e Roma, che nel week end sono attese dal confronto diretto, avevano fin qui avuto un cammino parallelo: cinque vittorie nelle prime cinque giornate di Serie A e successo nella prima partita giocata in casa in Champions (contro Malmö e CSKA Mosca, rispettivamente). Al Vicente Calderón e a Manchester le cose sono andate in modo diverso.
totti_city_roma_gettyLa Roma, trovatasi sotto dopo tre minuti per uno di quei classici rigori che in Europa si fischiano e in Italia meno, ha letteralmente stordito gli avversari col suo gioco velocissimo, ha pareggiato con un gran gol di Totti (goleador in Champions a 38 anni e 3 giorni, un record) e ha sfiorato più volte il vantaggio tra il 40′ e il 60′. Poi il City ha deciso che non si può vivere di sole mezzepunte, ha rinfoltito il centrocampo e a fine partita ha anche rischiato di vincere, immeritatamente.

La Juventus, invece, era scesa a Madrid con lo stesso spirito con cui ha affrontato Milan o Atalanta: possesso palla, gioco compassato, zero rischi e, se va bene, si segna (anzi, in questo caso si tira in porta). Il problema è che di fronte aveva i vicecampioni in carica, che quando il gioco si fa lentissimo si trovano a loro agio. Così a un quarto d’ora dalla fine è arrivata la doccia gelata: il gol di Arda Turan su cross di Juanfran premia giustamente il turco, il migliore in campo insieme a Tiago, e oltremodo i colchoneros.
Tirando le somme, quindi, il lato negativo è che le due italiane hanno raccolto meno di quanto la partita sembrava riservare loro, quello positivo è che entrambe hanno retto bene il campo e hanno giocato la partita così come gli allenatori l’avevano impostata. Non hanno in sostanza fatto la fine del Napoli dello scorso anno, che all’Emirates contro l’Arsenal e a Dortmund contro il Borussia non è stato mai veramente in partita. Che poi la Juventus di Allegri non sia un bel vedere, è un altra questione.
Ultima cosa da sottolineare, la classifica per ora sorride alla Roma (Bayern 6, Roma 4, Manchester City 1, CSKA 0) e non penalizza la Juventus, visto che l’alternanza di prestazioni dell’Olympiacos ha permesso a tutte e quattro le squadre del girone di avere 3 punti dopo due match. Terribile, in particolare, il primo gol preso dai greci a Malmö

Ludogorets Real

Marcelinho festeggia il gol dell’ 1-0 al Real Madrid

A proposito di Borussia Dortmund, un italiano che in Champions è felice davvero è Ciro Immobile: gol vincente contro l’Arsenal, gol rompighiaccio contro l’Anderlecht (ma che assist Kagawa!) e sei punti per i gialloneri in cascina. Mentre nello stesso girone il buon Cesare Prandelli, fuggito in Turchia, non se la passa bene: un punto in due partite in Champions e un inizio non buono anche in Süper Lig. Reggerà la sua panchina?
E veniamo alle note romantiche. Il Ludogorets ha fatto soffrire Liverpool e Real Madrid, ma per ora è a zero punti. Disappunto, perché ad Anfield Road il 2-1 finale è nato al 93′ su un errato controllo del portiere Borjan e annesso rigore per fallo su Javi Manquillo. Irritazione, perché al Levski Stadium il Real ha beneficiato di due rigori in venti minuti, visto che i bulgari erano in vantaggio e visto che Stoyanov aveva respinto il primo penalty di Ronaldo, e poi è passato al 77′ con Benzema, liberatosi in maniera dubbia del suo controllore, a detta dei bulgari (immagini non chiare). Ora c’è la doppia sfida col Basilea, che battendo il Liverpool ha lasciato ancora spiragli aperti a possibili sorprese.
Il buon Bate Borisov, a due anni dall’incredibile vittoria contro i futuri campioni del Bayern Monaco, è, invece, tornato alla vittoria: 2-1 all’Athletic Bilbao, che anche nella Liga sta attraversando un periodo buio.

Negli altri gironi da segnalare il 3-2 con cui il Paris Saint-Germain ha battuto il Barcellona, ma la speranza che Ajax e Apoel Nicosia ne possano approfittare è risibile; la vittoria in casa dello Sporting Lisbona del Chelsea, che anche in Premier League sta andando come un treno e ha trovato in Diego Costa un grande finalizzatore; le due sconfitte, in casa contro lo Zenit e a Leverkusen, patite dal Benfica, che (per motivi di decenza) speriamo quest’anno venga eliminata e basta, senza ripescaggi in Europa League.

Dato il giusto spazio al campionato europeo per club, vediamo cos’altro è successo di bello nel mese di settembre. Innanzitutto, tanti colpi di tacco: quello geniale con cui Menez ha segnato al Parma, quello con cui Asamoah ha liberato Tevez nell’azione dell’1-0 di Juventus-Malmö (ancora Champions, scusateci!), quello con cui Thomas Müller ha servito Mario Götze in Bayern M.-Paderborn. Il più bello ce lo ha, però, regalato l’attaccante del Celta Vigo Pablo Hernandez in casa dell’Atlético Madrid: gran gol di tacco al volo nonostante stretta marcatura di Godín.
Come dimenticare, poi, il bacio di Florenzi alla nonna in tribuna dopo il gol in Roma-Cagliari? O il naufragio del Manchester United nel secondo tempo contro il Leicester? O il grandissimo esterno al volo con cui il centrale difensivo Jagielka ha siglato il pari in pieno recupero nel derby di Liverpool?

La cosa più romantica è, però, datata sabato 20 settembre: è il gol da 83 metri di Stoppelkamp al 91′ di Paderborn-Hannover che sigla il 2-0 finale e porta la matricola in testa alla Bundesliga, anche se in compagnia. Prima del brusco risveglio.

federico