Da Libreville è decollato quell’aereo maledetto e proprio a Libreville gli zambiani sono riusciti ad alzare per la prima volta nella loro storia la Coppa d’Africa [1], rendendo così omaggio ai loro connazionali scomparsi in quel terribile incidente. All’inizio della competizione sembrava tutto scritto, Ghana e Costa d’Avorio dovevano giocare la finale; erano le superfavorite, piene com’erano di elementi che militano nei campionati europei. Lo Zambia invece le ha battute entrambe, pur schierando giocatori di cui probabilmente non sentiremo parlare più di tanto.
I Chipolopolo in finale gettano il cuore oltre l’ostacolo, disputando una partita disordinata a livello tattico ma riuscendo a fermare le scorribande ivoriane grazie a un entusiasmo e una determinazione impressionanti; davanti gli elefanti sembrano addormentati, Kalou è impalpabile se non per i segnetti neri sotto agli occhi (a mo’ di Rüştü in Corea per capirci), Gervinho come spesso accade è fumoso e Drogba si sbatte ma trova un muro davanti a sé. Drogba, appunto, la stella della squadra, il suo elemento più rappresentativo, che al 70′ spara in cielo il rigore che avrebbe molto probabilmente portato il trofeo a Yamoussoukro.
Il portiere zambiano Mweene gli corre incontro e lo deride, poi prova a stringergli la mano ma l’attaccante del Chelsea è impassibile (chissà cosa sarebbe successo in Europa). Ai supplementari lo Zambia rischia anche di segnare con Katongo, che colpisce il palo. Nonostante tutte queste emozioni Platini e Blatter sembrano capodogli arenati sulle comodissime poltrone della tribuna d’onore. Si va comunque ai rigori e ne vengono calciati ben 18, uno dei quali proprio dal portiere Mweene che si presenta coraggiosamente sul dischetto e segna. Bamba si fa ipnotizzare dall’estremo difensore zambiano, ma l’arbitro senegalese fa inspiegabilmente ripetere, 5-5. Si va quindi a oltranza e il primo errore lo commette Kolo Touré, altra istituzione del calcio ivoriano, peraltro autore di un’ottima Coppa d’Africa. Kalaba poi spara alto, ma lo stesso fa Gervinho; si decide tutto col rigore del difensore Sunzu (in forza al Mazembe, quello del mondiale contro l’Inter), che con freddezza trafigge Barry ed esplode la festa zambiana.
Canti e balli per i vincitori, quasi increduli, e lacrime per gli sconfitti altrettanto sbigottiti. Poi la premiazione, i fuochi d’artificio e tutti i rituali di sorta che i Chipolopolo hanno vissuto come se non si rendessero conto di aver fatto la storia, con quel trofeo che passava di mano in mano come una patata bollente. Forse stamattina al risveglio si sono accorti che non era solo un sogno.
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[1] Questa è stata la terza finale di Coppa d’Africa per lo Zambia dopo quelle del 1974 e del 1994.
daniele