Vincere la Bundesliga allenando il Bayern Monaco è un po’ come vincere la Serie A alla guida della Juventus. Un obbligo che non sposta nulla e che, secondo i rumors, non dovrebbe bastare a Niko Kovač per conservare la panchina dei bavaresi, anche se il tecnico croato dovesse fare il bis in Coppa di Germania. Pesa troppo l’eliminazione in Champions League patita in casa dal Liverpool, dopo non esser riusciti a concretizzare la superiorità mostrata ad Anfield Road con i reds in formazione d’emergenza. E pesano anche alcune incertezze nel volatone finale, vedi pareggio in casa del già retrocesso Norimberga, con tanto di ringraziamento a Leibold che ha mandato sul palo un rigore al 90′, in una giornata in cui vincere significava mandare il Borussia Dortmund a -4 a tre giornate dalla fine.
L’abitudine a vincere si è percepita anche tra il pubblico che il 18 maggio all’Allianz Arena, quella tedesca intendiamo, più che trepidare e festeggiare un titolo, il settimo consecutivo, conquistato in fin dei conti solo all’ultima giornata, è sembrato concentrato sul doveroso tributo a due simboli del passato recente, Ribery e Robben, due dei protagonisti del più importante successo bavarese in tempi recenti, la Champions League 2013. D’altro canto, c’è da dire che il francese -13 anni in biancorosso e 9 Deutsche Meisterschale vinti- e l’olandese -10 anni in biancorosso e 8 scudetti- hanno onorato l’impegno siglando il quarto e il quinto gol nel 5-1 con cui i padroni di casa hanno sconfitto l’Eintracht Francoforte, ex squadra proprio di Kovač, ora allenata dall’austriaco Adi Hütter (sarebbe Adolf, ma vada per il diminutivo).

Se, però, in questa stagione abbiamo visto tanto calcio tedesco, il merito non è della squadra che gli ormai noti Lewandowski, Alaba, Kimmich e Thiago Alcantara, ben coadiuvati da alcuni innesti tipo Gnabry o Süle, hanno permesso di rimanere in cima alla classifica, ma dei gialloneri di Dortmund allenati da Lucien Favre, uno che col Nizza e Balotelli due anni fa era arrivato terzo in Ligue 1. Almeno due gol segnati in tutte le partite casalinghe, prima compagine a riuscire nell’impresa da quando esiste la Bundesliga, e nonostante questo due pareggi e una sconfitta maturati tra le mura amiche. Già da questo dato si capisce perché non ci si è annoiati guardando il Borussia. Certo, se nel momento topico della stagione, con i bavaresi a -7, non avesse subito la rimonta dell’Hoffenheim, da 3-0 a 3-3 nell’ultimo quarto d’ora, forse le cose sarebbero andate in altro modo. O forse no, visto che quello che ha rallentato i gialloneri tra fine febbraio e inizi aprile sono stati soprattutto i tanti infortuni succedutisi in poco tempo.
Qualche nome? Il giovane inglese Jadon Sancho, arrivato in doppia cifra per gol e assist, l’esterno marocchino Hakimi, in prestito dal Real Madrid, e ovviamente Marco Reus, cui la sorte ha finalmente concesso una stagione intera senza problemi fisici o quasi. Poi il “povero” Paco Alcacer, arrivato a 18 gol pur partendo quasi sempre dalla panchina, e Axel Witsel, inseritosi molto bene nei meccanismi del centrocampo di Favre.
Speriamo solo che la prossima stagione al Signal Iduna Park non ci sia il contraccolpo psicologico per un titolo sfiorato e accarezzato per lunghi tratti.

Per chi non l’avesso vissuto da vicino, ricapitoliamo le fasi essenziali del duello scudetto. Dodici vittorie e tre pareggi nelle prime quindici giornate, impreziosite dalla vittoria 3-2 ottenuta in casa in rimonta sul Bayern Monaco: questo lo score del Borussia Dortmund che, però, alla penultima d’andata scivola inaspettatamente 2-1 in casa del Fortuna Düsseldorf. Il Bayern Monaco riesce così a ridurre il distacco da -9 a -6 al giro di boa che in Germania coincide con la lunga sosta invernale. Che i bavaresi avranno un rendimento migliore nel periodo in cui non ci sono le coppe è un fatto atteso. Però, il giorno in cui il Borussia Dortmund pareggia 1-1 a Francoforte, il Bayer Leverkusen batte 3-1 il Bayern e lo fa scivolare a -7. La giornata successiva è quella della fatidica rimonta dell’Hoffenheim, cui seguono un pareggio e una sconfitta in trasferta, rispettivamente, a Norimberga e ad Augsburg: sette punti persi in quattro partite e, dunque, aggancio o meglio sorpasso perché il Bayern a botta di vittorie sonanti ha una differenza reti migliore. Una doppietta di Alcacer in pieno recupero contro il Wolfsburg e il contemporaneo 1-1 del Bayern Monaco a Friburgo riportano avanti i gialloneri. La settimana dopo, però, c’è lo scontro diretto e il 5-0 (primo tempo 4-0) non lascia adito a dubbi: il titolo rimarrà in Baviera.Tuttavia, a Norimberga e Lipsia il Bayern non riesce a vincere e, così, pesano molto sulle speranze del Borussia il 2-4 subito nel derby contro lo Schalke 04 in casa e il 2-2 di Brema, in cui un doppio vantaggio iniziale non viene capitalizzato. Alla 34° giornata il Bayern Monaco si presenta, quindi, con +2 e un abissale vantaggio nella differenza reti. I successi ottenuti dalle due contendenti non cambiano la sostanza: Bayern Monaco campione con 78 punti, Borussia Dortmund secondo con 76. La squadra campione non otteneva un punteggio così basso dal 2011 (75 punti ottenuti dal Borussia Dortmund), il Borussia Dortmund, a sua volta, aveva realizzato 78 punti nel 2015/16, stagione in cui si era comunque classificata seconda a ben dieci punti di distanza dal Bayern.

federico