Dal 18 dicembre 2010, giorno in cui l’Inter di un Benitez con la valigia già pronta batte 3-0 il Tout Puissant Mazembé e conquista la FIFA Club World Cup, la coppa che ha sostituito la vecchia Intercontinentale è stata assegnata altre otto volte, la Champions League e l’Europa League nove, la Supercoppa Europea otto. Accanto a questi 34 trofei riservati ai club, abbiamo visto assegnare a livello di Nazionali due Mondiali e due Confederations Cup, due Olimpiadi, due Europei e una Nations League. Senza contare le equivalenti manifestazioni per rappresentative giovanili: mondiali Under 20 e Under 17, europei Under 21, Under 19, Under 17. Una settantina di manifestazioni sotto egida FIFA o UEFA senza che si sia registrata la vittoria di una compagine della Serie A o di una delle rispettive Nazionali italiane.
Solo un po’ di finali, raggiunte dalla Juventus in Champions League (2015 e 2017), dall’Italia maggiore a Euro 2012 e dalle Under negli Europei di categoria (2013 per l’Under 21; 2016 e 2018 per l’Under 19; 2013, 2018 e 2019 per l’Under 17). E per chi ricorda gli interisti in festa quando il 25 marzo 2012 la squadra Under 19 di Stramaccioni batté i pari età dell’Ajax, una paziale delusione: quella vinta dai nerazzurri è stata solo la Prima Edizione della NextGen Series, trofeo a inviti da cui poi nel 2014 è nata la UEFA Youth League, che ha invece i crismi dell’ufficialità e porta così a 80 circa il computo dei tornei internazionali ufficiali che consecutivamente non hanno visto vittorie italiane.

Questi dati da soli possono bastare a capire perché in FIGC si sente così tanto bisogno di vincere gli Europei Under 21 che dal 16 giugno al 30 giugno 2019 si svolgeranno negli stadi di Bologna, Cesena, Reggio Emilia, Trieste, Udine e della sammarinese Serravalle. Di Biagio sa di essere, probabilmente, alla sua ultima grande occasione. Ha assaggiato per due brevi partite la panchina della Nazionale maggiore, poi finita a Mancini, e dietro di sé ha tecnici federali come Nicolato o Nunziata che, rispettivamente, agli appena conclusi Mondiali Under 20 e ai recenti Europei Under 17 hanno sfiorato la vittoria finale. Inoltre, la federazione e la Nazionale maggiore hanno fatto sì che i sei che Mancini ha già fatto esordire -Barella, Chiesa, Kean, Gianluca Mancini, Pellegrini, Zaniolo- tornassero a disposizione del ct della Under 21, che, ricordiamo, in questo biennio non ha mai affrontato una partita uffficiale. Senza dimenticare lo spettro della recente non qualificazione ai Mondiali di Russia, che è stato agitato persino nella presentazione del Mondiale femminile, come se ci si dovesse interessare alle azzurre della Bertolini solo per colmare il vuoto provato lo scorso anno nel guardare una Coppa del Mondo maschile da spettatori. A proposito, Sara Gama e socie stanno dimostrando tutto il loro valore e se in un futuro prossimo o venturo fosse una compagine femminile a far terminare al movimento calcistico italiano il digiuno di vittorie internazionali saremmo felicissimi[1].

In sostanza, il Club Italia, come ha il vezzo di chiamarlo il neo presidente FIGC Gravina per far capire che c’è una conduzione comune dietro le varie rappresentative, viene da un mesetto di buoni risultati con anche la Nazionale maggiore sembra essersi unita al coro. Tutte cose che fanno allontanare i ricordi della gestione Tavecchio, ma questo non basta.
Serve un successo e tutti lo sanno. La prima speranza è dunque quella che l’Under 21 non risenta di questa enorme pressione sin dalla partita d’esordio con la Spagna. Anche perché a passare il turno dei gironi sarà la prima di ciascuno dei tre gironi e solo la migliore delle seconde. E poi perché, giusto per capirci, di quella famosa ottantina di trofei internazionali assegnati dal dicembre 2010 a oggi, club o Nazionali spagnole ne hanno vinti un bel po’.

federico

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[1] Non facciamo i conti, ma aggiungendo tutti i tornei internazionali femminili assegnati da UEFA e FIFA dal dicembre 2010 si passa agevolmente quota 100