Per terra, in un angolo di Piazza della Vittoria a Firenze, c’era scritto: «18 giugno 2002, la morte del calcio». Le frasi che sanno di sentenze definitive non mi sono mai piaciute granché, ma ogni volta che passavo lì vicino mi sentivo di solidarizzare con l’autore della scritta, simbolo dello sconforto provato dopo l’ottavo di finale mondiale tra Corea del Sud e Italia. Banalmente potremmo convenire che, qualunque sia la sfera di pertinenza, le cose le senti davvero tue se ti toccano da vicino. O, forse, solo quando ti toccano da vicino. E, visto che, ancor più dei tifosi azzurri, questa cosa la compresero nell’arco di pochi giorni gli aficionados della Nazionale spagnola, lasceremo che siano per lo più i quotidiani ABC di Madrid e La Vanguardia di Barcellona a raccontarci la settimana che nel 2002 portò in semifinale i sudcoreani guidati da Guus Hiddink.

«Corea honra al fútbol», questo il titolo che sceglie per ABC l’inviato speciale Ortega mercoledì 19 giugno e “honra” vuol dire proprio “onora”, nessun dubbio a riguardo. Nel sottotitolo e nell’incipit del pezzo vengono esaltate la determinazione e il coraggio dei coreani e del suo allenatore che ha messo cinque attaccanti in campo nel finale per cercare nei supplementari quel golden gol che valeva uno storico accesso ai quarti di finale. Lode dunque alla rimonta materializzatasi tramite la rete di Seol Ki-Hyeon sul fil di sirena (si era al minuto 88) e quella del sorpasso definitivo firmato da Ahn Jung-Hwan.
Solo nella seconda colonna del pezzo si parla di «un mal árbitro» ecuadoriano che gli italiani stanno crucifiggendo (evidentemente senza troppe ragioni), ma che ha operato correttamente in occasione del rigore concesso per una trattenuta di Panucci al quinto minuto e anche in occasione del secondo giallo per simulazione, comminato a Totti nel primo tempo supplementare. Unico errore, a detta del giornalista di ABC, è un fuorigioco inesistente fischiato a Damiano Tommasi sull’1-1, col romanista solo davanti al portiere avversario Lee Woon-Jae. Seguono poi critiche a Giovanni Trapattoni e all’incapacità dell’Italia di sfruttare il vantaggio, sia psicologico che effettivo, frutto della parata di Buffon sul rigore calciato da Ahn (…che si sarebbe rifatto con gli interessi nel corso del match), e del gol segnato al 18′ da Christian Vieri di testa su corner.
La comprensibile emozione per l’eliminazione del gigante azzurro da parte di Davide/Corea del Sud traspare, insomma, da ogni pagina di ABC e, in fondo, è lecita, ma visto che il prossimo avversario dei vincitori si chiama Spagna qualche dubbio potrebbe pur venire. E appaiono sibilline e mal comprese le dichiarazioni di Totti riportate nella pagina successiva: «La Spagna non deve preoccuparsi della Corea, solo dell’arbitro».

La Vanguardia è, invece, un po’ più cauta, parla nel titolo di potere asiatico che sta emergendo e si riferisce non solo alla «squadra di guerrieri e giocatori intelligenti, che Guus Hiddink ha saputo coordinare», e al pubblico di casa, incessante nel tifare durante tutto il match, ma anche al fatto che «la Corea può […] contare sul favore arbitrale», con direttori di gara che si mostrano molto fiscali con gli avversari dei padroni di casa. L’arbitro di Corea del Sud-Italia, per esempio, ha ammonito l’azzurro Coco e ha fischiato un rigore a favore dei coreani nei primi cinque minuti di gioco, senza contare il giallo a Totti per simulazione e conseguente espulsione. Il pezzo si chiude poi con un poco rassicurante «Mamma mia! Cosa ti aspetta sabato, Spagna!».
La cosa interessante è che sia l’articolo di ABC che quello de La Vanguardia non citano Byron Moreno per nome, ma solo attraverso perifrasi. In fondo è un arbitro che ha danneggiato altri e metterlo nella lista nera non serve. Tutto il contrario fanno i tifosi azzurri, per cui quel doppio cognome diverrà così tanto un simbolo di condotta disonesta che lo stesso fischietto sudamericano proverà a girare a suo favore questa notorietà accettando di venire in Italia per partecipare a  trasmissioni televisive e ad eventi, ovviamente dietro compenso.[1] Il fatto che poi Byron Moreno nel settembre 2010 sarà arrestato all’areoporto J.F.K. di New York per traffico di droga non dimostrerà incontrovertibilmente che i sudcoreani, o chi per loro, lo avevano pagato per ricevere favori arbitrali nel match contro l’Italia, ma di certo aggiungerà alla sua figura già così discussa un altro elemento poco edificante.

Intanto, ABC dà notizia giovedì 20 del fischietto che dirigerà il sabato successivo il quarto tra Corea del Sud e Spagna: l’egiziano Gamal Ghandour. Rispetto allo sconosciuto Byron Moreno parliamo di un arbitro internazionale già dal 1993, al suo secondo Mondiale e con due partite dirette anche a Euro 2000 (tra cui Spagna-Norvegia), unico extra-europeo ad aver avuto questo privilegio. A Madrid si sentono tranquilli perché in fondo Ghandour ha già arbitrato la Roja contro il Paraguay nella seconda partita del girone e le ha concesso un rigore dubbio sul 2-1.
Nel frattempo il quotidiano di Madrid continua l’opera di smantellamento delle pretese della “nobile” Italia riportando il comunicato fatto dalla FIFA in risposta alle accuse mosse da Trapattoni (un alquanto banale «Gli arbitri commettono errori come i tecnici e i giocatori») e, soprattutto, dando spazio a quanto detto dal presidente del Perugia Gaucci alla Gazzetta dello Sport. Dichiarazioni davvero «impresentables» riguardanti la supposta non riconoscenza da parte dell’autore del golden gol Ahn, sotto contratto con i biancorossi umbri, verso la città e la nazione che lo ha accolto «quando non aveva soldi neanche per pagarsi un sandwich».

Per il resto l’avvicinamento al match è tutto un proliferare, sia su ABC che su La Vanguardia, di analisi tecniche del fenomeno Corea del Sud, di interviste al santone Hiddink, di discussioni sul ruolo di Raul e sull’addio alla Nazionale annunciato da Fernando Hierro.
In fondo i giornalisti spagnoli ignorano che anche per loro il calcio sta per “morire”.

federico

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[1] Wikipedia ricorda la presenza di Byron Moreno nell’unica puntata del programma Rai Stupido Hotel e al Carnevale di Cento del 2003