Glenn Peter Strömberg

Glenn Peter Strömberg

Dici Atalanta-Napoli e ti vengono subito in mente una moneta da 100 lire, Alemão intontito e Carmando, il massaggiatore del Napoli, che gli dice di star giù che la partita è vinta. Ben più difficile che ti sovvenga la finale di Coppa Italia 1986/87, in cui il Napoli di Maradona batte i bergamaschi 3-0 al San Paolo e 1-0 a Bergamo e completa una stagione trionfale già impreziosita dalla conquista del primo scudetto. Eppure quella finale è il preludio ad una delle più incredibili avventure della provincia italiana sul palcoscenico europeo.
Infatti il Napoli, qualificato per la Coppa Campioni, libera un posto nella Coppa delle Coppe 1987/88 all’Atalanta, nonostante i nerazzurri siano arrivati penultimi in campionato e siano pertanto retrocessi in Serie B.

L’anno dopo la cenerentola, che la domenica gioca in B e il mercoledì in Europa, stupisce tutti: dopo aver sofferto contro i gallesi del Merthyr Tidfil e i greci dell’Ofi Creta, ai quarti elimina lo Sporting Lisbona, vincendo 2-0 a Bergamo e strappando un 1-1 in terra lusitana.
In semifinale i bergamaschi, guidati in panchina da un giovane Mondonico e in campo dal biondo Strömberg, si trovano di fronte un’altra cenerentola, il KV Mechelen (Malines per i valloni) di Preud’Homme e dell’israeliano Eli Ohana. Persa 2-1 l’andata in Belgio, nella gara di ritorno i nerazzurri vanno in vantaggio su rigore con Garlini e sfiorano il raddoppio, prima di essere raggiunti e superati nella ripresa dai gol di Rutjes e Emmers. Fine del sogno orobico e rimpianto acuito dal fatto che il KV Mechelen riesce a portarsi la coppa a casa battendo 1-0 in finale il blasonato Ajax, rimasto in dieci dal quarto d’ora del primo tempo per l’espulsione di Danny Blind.

Guidolin ai tempi del Vicenza

Guidolin ai tempi del Vicenza

A dieci anni di distanza la periferia calcistica italiana vive una favola simile. Protagonista è questa volta il Vicenza di un altro giovane allenatore, Francesco Guidolin.
Ottenuta la promozione in A, nel 1995/96 il Vicenza raccoglie consensi e una salvezza tranquilla grazie a un’ottima impostazione tattica e a una buona tecnica. L’anno dopo, il 1996/97 è addirittura speciale: la soddisfazione di aver guardato tutti dall’alto in basso il 24 novembre 1996, l’ottavo posto a fine campionato, e la vittoria in Coppa Italia! In finale, neanche a farlo a posta, il Vicenza incontra il Napoli, come gli atalantini dieci anni prima. Ma tra i partenopei Maradona non c’è più e così il Vicenza, dopo aver perso 1-0 al San Paolo l’andata riesce nella rimonta al Menti (3-0 ai supplementari) e si qualifica per la Coppa delle Coppe 1997/98.

Il cammino in coppa è ancor più spedito di quello dell’Atalanta dieci anni prima: senza molti problemi liquida Legia Varsavia, Shakhtar Donetsk e Roda Kerkrade e approda alla semifinale. Di fronte il Chelsea italiano di Zola e Vialli. Andata a Vicenza: 1-0 con uno spettacolare gol di Lamberto Zauli. Vabbé, arrivati a Stamford Bridge crolleranno… E invece i biancorossi veneti controllano e vanno in vantaggio in contropiede con Pasqualone Luiso, il toro di Sora. I blues tornano subito in partita con un gol di Poyet e chiudono il primo tempo sull’1-1. Strigliata negli spogliatoi del manager-giocatore Vialli e al rientro in campo c’è solo una squadra, il Chelsea, ma quanta fatica lo stesso: dopo il 2-1 di Zola, il decisivo gol del 3-1 arriva ad opera di Mark Hughes solo al 76′.

Come dieci anni prima, il sogno della finale per la cenerentola italiana sfuma nel secondo tempo della partita di ritorno e, come dieci anni prima, la squadra che interrompe questo sogno porta poi a casa la coppa. A decidere la finale sarà però un italiano, Gianfranco Zola che, appena entrato sblocca il risultato contro lo Stoccarda, intento solo a difendersi.

federico