denmark1992[también en español]

Maggio 1992, a poco meno di un mese dall’inizio della nona edizione della Coppa Europa per Nazioni, la Danimarca riceve un invito speciale. La UEFA ripesca la squadra danese per giocare la fase finale del torneo in programma in Svezia. La ragione di questo invito in ritardo? L’esclusione della Jugoslavia dalle competizioni sportive a seguito della guerra nei Balcani. La Danimarca, arrivata seconda nel girone degli slavi[1], è la sua naturale sostituta.

Richard Møller-Nielsen si mette a lavorare immediatamente. Deve rintracciare a uno a uno i suoi giocatori ormai in vacanza, a partire da Lars Olsen, il capitano. Il rifiuto di Michael Laudrup, in contrasto con l’allenatore, e la brutta figura dell’Europeo precedente in Germania, zero punti in tre partite, lasciano poche porte aperte alla speranza. Al massimo l’obiettivo è non cadere nel ridicolo. Con poco tempo per allenarsi e con un Laudrup, sì, ma di nome Brian, fratello minore del più forte e titolato Michael, la Danimarca si presenta in Svezia. La sensazione è che la sua apparizione sarà fugace.

Nel gruppo A gli avversari sono proprio i padroni di casa, l’Inghilterra e la Francia. Al debutto, l’ 11 giugno, un punto per i danesi che si rivelerà fondamentale: 0-0 in una partita soporifera contro gli inglesi, poca sofferenza e qualche rimpianto per un palo di Jensen. Una sconfitta 1-0 quattro giorni dopo contro la Svezia lascia prevedere l’immediata esclusione della Danimarca, cui battere nell’ultima partita la favorita Francia potrebbe non bastare. Il primo miracolo, però, accade: a Malmö l’ex pisano Henrik Larsen porta subito in vantaggio i suoi, Papin a inizio ripresa pareggia, poi l’appena entrato Elstrup mette dentro il 2-1 poco prima che i cugini svedesi completino la rimonta e siglino il 2-1 definitivo contro l’Inghilterra, estromettendo dall’Europeo i bianchi inglesi e i galletti francesi. Le due squadre scandinave, che anche in altro Europeo hanno mostrato di andar d’accordo, sono in semifinale, ma la sorpresa maggiore deve ancora arrivare.

denmark19923Ruud Gullit, Dennis Bergkamp, Marco Van Basten, Frank Rijkaard, Ronald Koeman. Questi alcuni dei giocatori che i danesi devono affrontare in semifinale, niente meno che l’Olanda campione in carica. La cenerentola d’Europa ha comunque una speranza: sorprendere l’avversario come fatto contro la Francia. Comincia il match e l’imprevedibile squadra di Møller-Nielsen fa proprio questo: gol di Henrik Larsen e 1-0. L’Olanda, però, risponde quasi subito con Bergkamp. Sembra l’inizio della finale a senso unico che tutti aspettano e invece al 33′ di nuovo Henrik Larsen porta il risultato sul 2-1. Pare un sogno. La Danimarca è a un passo dalla finale, ma a quattro minuti dal termine Rijkaard su azione da calcio d’angolo segna il 2-2. Nei supplementari da infarto i danesi difendono il risultato e puntano ai tiri dal dischetto. E così va a finire. La parata di Schmeichel su Van Basten e la pazzia di Christofte nel tirar il suo penalty senza darsi pena danno alla Danimarca il pass per la finale. I roligans sono in delirio.[2]

E se l’Olanda è stata una rivale temibile, in finale li aspetta la Germania campione del mondo, vittoriosa 2-3 in semifinale con la Svezia un po’ a sorpresa. Senza pressione, senza complessi di inferiorità, a viso aperto la Danimarca inizia a giocare a calcio e a divertirsi. Hanno così tanto da guadagnare e così poco da perdere che nessuno potrebbe rimproverar loro di non portare la coppa a Copenaghen. Una finale da sogno, la partita che tutti i danesi e tutti i romantici del calcio hanno immaginato la notte precedente va in scena allo stadio Ullevi di Göteborg il 26 giugno 1992[3]. Un gran sinistro di Jensen porta avanti i biancorossi al 17′, la Germania attacca ma non sfonda, Schmeichel è insuperabile, i centrali Christofte e Piechnik riescono a fare salvataggi impensabili, Brian Laudrup è una spina nel fianco e alla fine Kim Vilfort segna il 2-0 in contropiede. Proprio lui che fa la spola con casa per assistere la sua bambina ammalata di leucemia. Una storia che sembra uscita dal libro Cuore e che invece è reale. La Dinamite Rossa è campione d’Europa.

Un torneo da sogno, una coppa impossibile, i giornali descrivono così quanto successo in Svezia. Un gruppo di amici  meraviglia tutto il continente, fa fremere di gioia tutti gli appassionati del bel calcio e dimostra che non sempre sono i migliori a priori quelli che vincono. A volte vince l’invitato dell’ultima ora.

Víctor, traduzione di Federico

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[1] Fase preliminare – Euro 1992 – Gruppo 4: Jugoslavia, Danimarca, Isole Fær Øer, Irlanda del Nord, Austria. La Danimarca totalizza 6 vittorie, un pareggio e una sconfitta (0-2 contro la Jugoslavia). Chiude a 13 punti, uno in meno degli slavi, qualificati alla fase finale
[2] Il termine roligan deriva dal danese rolig, calmo. I roligans, al contrario degli hooligans inglesi, erano famosi per il buon comportamento in campo e fuori, prima e dopo le partite
[3] DANIMARCA: Schmeichel, Siveback (Christiansen), K. Nielsen, L. Olsen, Piechnik, Christofte, J.Jensen, Vilfort, H. Larsen, Povlsen, B. Laudrup. DT Richard M. Nielsen. GERMANIA: Illgner, Helmer, Reuter, Kohler, Buchwald, Brehme, Häbler, Sammer, Effenberg, Riedle, Klinsmann. DT: Berti Vogts. RETI: Jensen 18′ e Vilfort 78′. ARBITRO: Bruno Galler (SWI). SPETTATORI: 37.800. Ullevi, Gotemburgo.