Foto da gazzetta.it

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Con la sorprendente eliminazione della Russia di Capello e la storica promozione agli ottavi dell’Algeria si è chiuso il primo turno dei Mondiali. L’ex ct di Milan, Juventus, Roma, Real Madrid e Inghilterra è riuscito a confermare la sua proverbiale simpatia, prendendosela con gli arbitri e glissando sul pessimo gioco messo in mostra dai suoi. Più italiano degli italiani, visto che invece il capro espiatorio per l’eliminazione degli azzurri è stato trovato in Balotelli? Non volendoci addentrare, almeno per ora, nella diatriba se si addice maggiormente alla nostra indole scaricare le colpe sugli arbitri o sul primo nero a disposizione, ci dedichiamo a un po’ di numeri.
Innanzitutto, una notizia inattesa: prima di parlare di débâcle europea dovremmo attendere. Sei squadre qualificate alla seconda fase sulle tredici iniziali sembra un ben magro bottino e l’ennesimo miracolo della Grecia e di Samaras non può nascondere la delusione per Bosnia, Portogallo e Gruppo D, in cui almeno una tra Italia e Inghilterra era attesa agli ottavi.[1] Anche in Sud Africa nel 2010 solo in sei avevano sorpassato la fase a gironi, eppure il podio finale Spagna-Olanda-Germania fu di pertinenza UEFA e segnò la prima vittoria europea a un Mondiale giocato fuori dal vecchio continente.

Cinque a cinque è anche il bilancio del confronto in casa CONMEBOL. Certo alcune squadre sudamericane sembrano in palla, ma il tabellone è contro di loro: Brasile, Cile, Colombia e Uruguay produrranno una (e una sola) semifinalista. Dipenderà, quindi, molto dall’Argentina se, a distanza di 36 anni, due nazionali affiliate alla Confederazione sudamericana saliranno sul podio e se, a distanza di 64 anni, la finalissima sarà questione loro. Superfluo sottolineare come le due edizioni citate, 1978 e 1950, siano state organizzate proprio da Argentina e Brasile.
A naso, abbiamo la sensazione che Messi e compagni in semifinale ci arriveranno e che Svizzera prima e poi Belgio o Stati Uniti (con o senza aiuti esterni) lasceranno loro il passo, ma sperare non costa nulla. Che calcio romantico simpatizzi per il multietnico Belgio dei baby fenomeni non è, infatti, un mistero.

Due sudamericane in semifinale significa due europee a riempire gli altri due posti, ovvero Olanda e Germania. Tutto molto semplice? Se non è Germania sarà Francia e comunque cambia poco, tranne il livore degli italiani che ricordano come al sorteggio i destini delle due squadre alpine siano stati ad arte invertiti.

herreramulletGli olandesi, invece, hanno l’ottavo più duro. Il Messico di Herrera è la più bella sorpresa della prima fase e non è detto che, al sesto tentativo consecutivo, non riesca finalmente lo sgambetto. Quello solo accarezzato nel 1998, quando il vantaggio iniziale, firmato da Luis Hernandez fu recuperato da Klinsmann e Bierhoff, e nel 2006, quando all’eterno Rafa Márquez risposero Crespo e Maxi Rodríguez. Il 2-1 siglato ai supplementari dal centrocampista argentino fu, tra l’altro, uno dei più bei gol del torneo.
A parte tutto, va sottolineato come la CONCACAF abbia per la prima volta tre squadre agli ottavi e come la Costa Rica abbia molte chance di arrivare anche più in là. Per onor di cronaca ricordiamo che l’unica semifinalista non europea, né sudamericana a un Mondiale è stata la nazionale statunitense, ma accadde nel 1930 e il 6-1 con cui l’Argentina spazzò via i giocatori stelle e strisce dà la giusta misura dell’impresa.

Va bene. Facciamo ammenda. Abbiamo ignorato la Corea del Sud, quarta nel 2002. Ma quei Mondiali sfuggono, per così dire, alla statistica, almeno alla nostra. Ne approfittiamo per ricordare che le asiatiche sono assenti stavolta dagli ottavi (due erano state nel 2010) e che l’Africa sarà rappresentata da Nigeria e Algeria, un record. Il sogno di Mandela di vedere un’africana sul podio rimarrà, però, con ogni probabilità ancora tale.

federico

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[1] Il gol ingiustamente annullato a Džeko ha spianato la strada alla Nigeria, ma da una squadra piena di talenti ci si attendeva maggior consapevolezza e dal tecnico Safet Sušić meno tatticismi e più fiducia a Ibišević