L’albo d’oro dice che Juventus, Roma, Inter, Lazio e Fiorentina sono i club con più successi. Nessuno di loro è, però, riuscito ad arrivare alla soglia che permetterebbe di fregiarsi idealmente della stella d’argento sulla casacca prima di Roberto Mancini, il cui feeling con la Coppa Italia è testimoniato dalle dieci vittorie, colte con ruoli e squadre diverse, in sole ventidue stagioni.[1] Un vero record.
Si inizia in maglia blucerchiata. Roberto Mancini e Gianluca Vialli sono i simboli della Sampdoria che scala i vertici del campionato italiano, arriva a trionfare in Coppa delle Coppe e sfiora il titolo di campione d’Europa. Insieme i due vincono anche tre Coppe Italia, poi Vialli parte per altri lidi, a mietere successi più prestigiosi, mentre il Mancio rimane a Genova e si consola con la quarta Coppa Italia.
La prima vittoria, che rappresenta anche il primo titolo della storia doriana, è datata 3 luglio 1985. Dopo aver eliminato Pisa, Torino e Fiorentina, i blucerchiati trovano in finale di coppa il Milan di Hateley. Nell’andata, giocata a San Siro, la Sampdoria vince grazie a un gol di Souness, nel ritorno a Genova un’altra vittoria, questa volta per 2-1: in rete vanno Mancini su rigore e Vialli, quasi a voler griffare l’inizio di un ciclo.
Il bis arriva tre anni dopo e il pathos è tutto in coda. Al Luigi Ferraris, i gol di Briegel e Vialli determinano il 2-0 con cui la Sampdoria batte il Torino e sembra ipotecare il successo finale. Al Comunale, però, il Toro pareggia in soli 35′ grazie a due tiri di Polster e Comi deviati nella propria porta da Vierchowod e Paganin. Non arriva, tuttavia, il colpo del K.O., i blucerchiati rimangono in corsa e a indossare i panni da eroe al 112′ ci pensa Fausto Salsano, entrato al 28′ al posto di Luca Pellegrini, con un tiro al volo di sinistro, dal limite dell’area, che supera Lorieri e finisce sotto la traversa.
Altro anno, altro gettone. Delusi dalla finale di Coppa delle Coppe persa contro il Barcellona, i doriani si rifanno nuovamente in Coppa Italia. Mancini apre le danze nei quarti con la Fiorentina (3-0 a Genova, 1-1 al Franchi lo score finale), segna due gol nel 3-1 rifilato nel ritorno della semifinale all’Atalanta (battuta anche a Bergamo) e fornisce di tacco a Vierchowod l’assist per il 3-0 nella finale di ritorno contro il Napoli, prima di segnare il quarto gol su rigore. Il 4-0 finale rimonta con gli interessi il gol di Renica al San Paolo e porta la terza coppa in casa blucerchiata. E stavolta il conseguente pass per la Coppa delle Coppe verrà sfruttato a pieno.
Sarà un caso, ma nelle tre stagioni successive, quelle che segnano il momento più alto della Sampdoria di Boskov, la Coppa Italia passa in secondo piano e Mancini disputa “solo” una finale, nell’anno dello scudetto: la Roma vince 3-1 all’andata e impedisce così l’accoppiata ai genovesi.
La Sampdoria torna ad alzare la coppa nella stagione 1993/94, nella seconda stagione senza Vialli e con Eriksson in panchina. In finale arriva sorprendentemente l’Ancona del condor Agostini e di Centofanti. La squadra, che milita in B e non va neanche tanto bene, resiste per 90′, poi al ritorno al Ferraris si squaglia. Il risultato finale dice 6-1 e a partecipare a quello che, a tutto il 2015, rimane l’ultima competizione vinta dai doriani sono Vierchowod, Lombardo, Bertarelli ed Evani. Mancini quel 20 aprile 1994 in campo non c’è, per uno strappo muscolare, ma la coppa è anche sua.
Alla prima stagione in maglia Lazio, dove ritrova Eriksson, arriva la vittoria numero cinque da giocatore. I tifosi biancocelesti ricordano bene quell’edizione della Coppa Italia: la Roma distrutta nei quarti di finale, la Juventus eliminata in semifinale e la soffertissima finale contro il Milan. I rossoneri sbloccano l’andata al 90′ con Weah e passano in vantaggio all’Olimpico a inizio ripresa con Albertini. Poi è incredibilmente l’entrata di Guerino Gottardi a far pendere la bilancia dalla parte della squadra laziale: arrivano tre gol in dieci minuti (Gottardi, Jugović su rigore e Nesta da pochi passi su respinta di Rossi) e la coppa. Mancini è titolare in entrambe le finali e, anche se non è proprio protagonista, continua a valere come amuleto.
Due anni dopo la Lazio ottiene addirittura il double in quattro giorni: il 14 maggio l’acquazzone a Perugia fa naufragare la Juventus e consegna alla Lazio lo scudetto, il 18 maggio uno 0-0 in casa dell’Inter vale la vittoria in coppa. Basta, infatti, il 2-1 in rimonta dell’andata, suggellato da Nedved e Simeone, nella partita che molti ricordano per l’infortunio di Ronaldo al ginocchio, a un minuto o poco più dal suo rientro in campo dopo mesi di assenza.[2]
A voler leggere il minutaggio complessivo, si scopre che Mancini non gioca tantissimo in finale, anche se segna un gol alla Juventus nei quarti e due al Venezia in semifinale. L’età, del resto, avanza e il salto per la panchina è pronto. La cosa che non dovrebbe sorprendere, ormai, è che alla prima occasione l’ex gemello di Vialli vince l’ennesima Coppa Italia, la sua prima da allenatore. Lo fa con una squadra non certo travolgente e con un po’ di fortuna: la Fiorentina del 2000/01, che ha buoni giocatori, ma in nuce porta già i problemi e le schizofrenie societarie che la faranno retrocedere e fallire la stagione successiva. Mancini subentra a marzo a Terim, colpevole di essersi già promesso al Milan, e si ritrova la squadra già in finale. Ironia della sorte i viola hanno eliminato proprio i rossoneri in semifinale grazie al 2-2 di San Siro e al 2-0 del Franchi (gol di Chiesa e capolavoro di Rui Costa, anche lui in partenza direzione Milan). Col Mancio in panchina la squadra diverte meno, ma la Coppa Italia non può sfuggire. Il gol di Vanoli, un ex, sancisce l’importante vittoria al Tardini di Parma nei minuti conclusivi. A Firenze Savo Milošević riequilibra il computo totale dei gol nel finale di primo tempo, Toldo salva miracolosamente su Di Vaio prima che Nuno Gomes sigli l’1-1, che resisterà fino al 90′.
Da amica fidata, la Coppa Italia diventa per il Mancini allenatore quasi un incubo, un’orizzonte al di là del quale non riesce ad andare. Sulle panchine di Lazio e Inter tra il 2004 e il 2006 arrivano altre tre edizioni consecutive di quella che ormai andrebbe battezzata Coppa Mancini e in più solo la Supercoppa Italiana del 2005. La Lazio 2003/04 sconfigge la Juventus in finale, impattando 2-2 in rimonta al Delle Alpi dopo la vittoria per 2-0 all’Olimpico. L’Inter ha, invece, la meglio per due volte di seguito in finale sulla Roma: doppia vittoria (0-2 a Roma, 1-0 a Milano) nel 2005 e un pareggio (1-1 a Roma all’andata) e una vittoria (3-1 a San Siro) l’anno dopo. Poi arriva Calciopoli, che consegna all’Inter lo scudetto del 2005/06 per via di squalifiche e penalizzazioni di Juventus e Milan. Mancini si ritrova così con la seconda accoppiata della sua carriera, la prima da allenatore, e con la sua Inter parte per due anni di successi in campionato, stavolta sul campo. A segnare il cambio di tendenza il Mancio mancherà l’appuntamento con la sua coppa in finale: due volte su due sarà la Roma a vincere e i suoi successi rimarranno “solo” dieci in ventidue stagioni tra il 1985 e il 2006.
La prima parentesi italiana da allenatore dell’ex doriano finisce qui. Ed è quasi superfluo aggiungere che in Inghilterra, prima di riuscire a portare a Manchester sponda City la Premier League, Mancini trionferà in coppa (anche se stavolta non parliamo della bistrattata Coppa Italia, ma della nobile F.A. Cup, vinta nell’edizione 2010/11) e che persino nel quasi impalpabile passaggio sulla panchina del Galatasaray, vincerà la coppa nazionale (ovvero la Türkiye Kupası del 2013/14).
federico
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[1] Nessuna stella d’argento sulla casacca è ufficialmente prevista per la squadra che arriva a totalizzare 10 vittorie in Coppa Italia. Ricordiamo che l’idea di inserire una stella d’oro sulla casacca al decimo scudetto conquistato venne alla Juventus e non alla F.I.G.C. nel 1958; la cosa piacque e la Federazione non si oppose e pertanto anche Inter e Milan se ne fregiarono a traguardo raggiunto
[2] A tutto il 2015, Eriksson detiene insieme a Mancini il record di Coppe Italia vinte da allenatore: alle tre vinte con Mancini in campo va aggiunta quella vinta alla guida della Roma nel 1985/86, anno in cui i giallorossi sconfissero la Sampdoria di Mancini in finale