Se nella stagione in cui ti laurei Campione d’Italia non sei anche Campione de Roma, godi solo a metà perché il vicino di casa potrebbe continuamente rinfacciarti un passo falso inutile sul piano della classifica finale ma fondamentale nell’economia della supremazia cittadina. Questo non accade nel campionato 1973/74 alla Lazio che ha la capacità di conquistare il primo scudetto, a soli due anni dalla promozione in A, e la forza e la fortuna di battere due volte la Roma, sempre per 2-1, sempre in rimonta.
Due derby vivaci e combattuti, il primo va in scena il 9 dicembre 1973, alla 9° giornata. La Lazio è terza in classifica, la Roma arranca nelle retrovie. L’Olimpico è pieno anche se è il 1973, l’anno della crisi petrolifera e della prima ondata di austerity dopo le vacche grasse: persino il servizio della Domenica Sportiva usa questa parola inglese a noi ormai familiare. Dopo un inizio soft, alla mezzora il terzino giallorosso Negrisolo in proiezione offensiva sblocca il risultato, dribblando tre avversari e infilando Pulici con preciso rasoterra che va a morire nell’angolo sinistro. Dagli spogliatoi torna in campo un’altra Lazio. Maestrelli ha lasciato negli spogliatoi Vincenzo D’Amico e messo dentro l’esordiente Franzoni. Neanche un minuto e la punta di riserva in tuffo su cross di Garlaschelli sigla l’1-1. Dopo una serie di azioni pericolose su ambo i fronti, è Giorgio Chinaglia, simbolo biancoceleste nella buona e nella cattiva sorte, a segnare il gol vincente. Cross dalla sinistra di Re Cecconi, Chinaglia salta e impedisce al portiere giallorosso Conti la comoda presa, la palla cade per terra e Long John la mette dentro a porta vuota. Nel finale un palo di Domenghini ribadisce che è il giorno della Lazio e che le cose devono andare in un certo modo.
Quindici partite dopo, il 31 marzo 1974, la Lazio ha preso il vertice. La Roma, che il calendario vuole casalinga, cerca però la rivincita nella partita dell’anno. Al 5′ Pulici si fa superare da un cross innocuo di Spadoni e porta la palla oltre la linea. La squadra di Liedholm è in vantaggio, ma finirà come all’andata nonostante tutto. A inizio ripresa 47′ D’Amico dal limite, dopo un primo tentativo respinto, mette dentro l’1-1, tre minuti dopo sempre Long John realizza un rigore concesso dall’arbitro Gonella per atterramento di Nanni, la classica vita da mediano che nella stagione dello scudetto biancoceleste diventa pedina fondamentale. E pensare che il penalty decisivo nasce da un veloce contropiede dopo un palo preso da Cordova a conclusione di una pregevole azione personale. I successivi attacchi giallorossi e i due pali laziali non cambiano il risultato, ma surriscaldano ancor più gli animi sugli spalti e il derby ha una coda di incidenti, scontri e solitarie invasioni di campo.
Così la Lazio di Maestrelli si trova ad essere Campione d’Italia e Campione de Roma nella stessa stagione, cosa che per esempio a quella di Eriksson annata 1999/2000 non riuscirà. La conquista dell’Olimpo costerà però ai biancocelesti che fecero l’impresa un pesante tributo, tra accanimento della cattiva sorte e incapacità di gestire la popolarità conquistata. Dal cancro che porta via Maestrelli già nel 1976 e il medico dirigente tuttofare Ziaco nel 1985, all’assurda morte del biondo Re Cecconi in una finta rapina nel gennaio 1977. Dalla morte in un incidente stradale del regista Frustalupi nel 1990, alla parabola del simbolo Chinaglia tra investimenti sbagliati, procedimenti giudiziari, condanne in contumacia e morte all’estero.
federico