Non dire gatto se non ce l’hai nel sacco. 11° puntata: Uno scudetto vinto in rimonta
Il vecchio Papa non ce l’ha raccontata giusta: il terzo, vero mistero
di Fatima nascondeva l’apocalittica conclusione dello scudetto del Giubileo
Marino Bartoletti, Calcio2000
Quando si pensa al campionato 1999/2000 viene in mente l’acquazzone che si abbatte sul Renato Curi alla fine del primo tempo, l’arbitro Collina che controlla la praticabilità del campo lanciando la lanciata per vedere se si impantana e fa così intendere ai bianconeri che la partita Perugia-Juventus “s’ha da fare”, la ripresa che inizia con 71 minuti di ritardo, il gol di Calori che porta avanti i grifoni, la Lazio che ha battuto la Reggina e ora aspetta incollata alla radio, l’espulsione di Zambrotta che affonda le residue speranze degli ospiti e il fischio finale che sancisce la vittoria dello scudetto numero due da parte dei biancocelesti.
Dietro quel sorpasso sul filo di lana c’è però una seconda parte di stagione piena di suspense e una rimonta davvero imprevedibile. Alla fine di un girone di andata molto equilibrato, la Juventus di Ancelotti è prima con 36 punti, la Lazio di Eriksson seconda con 35, le altre sono già un po’ staccate e non rientreranno più nel discorso scudetto. Alla terza di ritorno i biancazzurri tornano in testa (42 a 41) approfittando della vittoria a Torino nel giorno di Gatto Silvestro e del pareggio dei bianconeri a Udine, ma è un fuoco di paglia. In soli sei turni la Juventus va in fuga e scava un divario che sembra incolmabile. Dopo la vittoria 3-2 nel derby della Mole e la contemporanea sconfitta dei biancocelesti 1-0 a Verona, i punti di vantaggio sono addirittura nove. La Gazzetta titola «Allegria Juve» e di spalla «Al sicuro in vista delle tre supersfide», facendo riferimento alla trasferta in casa del Milan, al big match al Delle Alpi contro la Lazio e all’altra visita a San Siro in casa Inter, incontri che attendono i bianconeri nell’arco delle successive quattro giornate.
Inutile dire che il titolone della rosea è fuori luogo, che il campionato è ancora lungo e che la Juventus, che ha iniziato la sua stagione ad agosto, potrebbe alla lunga accusare la stanchezza e il 4-0 rimediato qualche giorno primo a Vigo nel ritorno degli ottavi di Coppa UEFA in fondo è stato un campanello d’allarme.
Venerdì 24 marzo 2000 il Milan inizia l’opera di erosione del vantaggio battendo 2-0 la Juventus grazie a una doppietta di Shevchenko (il primo di testa, il secondo su rigore molto dubbio). La Lazio due giorni dopo è attesa dal derby, va subito sotto nel punteggio per un gol di Montella, poi a cavallo tra il 25′ e il 28′ segna grazie a una percussione di Nedved e una bellissima punzione di Veron. Col distacco è ridotto a -6 il match di Torino del primo aprile diventa, dunque, decisivo. Partita equilibrata, la Juventus più vicina alla rete, poi intorno al decimo minuto della ripresa arriva la svolta: Ferrara viene ammonito per una ostruzione e due minuti dopo espulso per un fallo su Simone Inzaghi. Per Montero e compagni non c’è tempo di riorganizzarsi in difesa che, sugli sviluppi della successiva punizione, Veron trova Simeone sul primo palo, testa e Van Der Saar battuto. La reazione dei bianconeri non lascia il segno, grazie anche alla temeriarità del portiere laziale Ballotta, e il vantaggio in soli otto giorni si è ridotto a +3.
La Juventus riparte con difficoltà la settimana dopo a Bologna: il gol di Darko Kovačević e l’autorete di Paganin nel tentativo di anticipare Zidane arrivano quasi a tempo scaduto, mentre la Lazio, pur con qualche patema, batte 1-0 il Perugia.
La vittoria ottenuta al Dall’Ara sul filo di lana sembra comunque ridare forza alla compagine bianconera che sabato 15 aprile incassa un’ottima notizia. La Lazio gioca a Firenze in anticipo prima di provare a giocarsi -invano- le sue residue speranze di approdare alle semifinali di Champions[1]: va sotto, reagisce e passa in vantaggio come fatto contro la Roma, quindi subisce il pareggio, segna all’89’ con Mihajlović su rigore e viene nuovamente e definitivamente ripresa da un bolide di Batistuta su punizione nel primo minuto di recupero. Con la mente sgombra e con la convinzione di poter rimettere in piedi parte del vantaggio sperperato, la Juventus la sera di domenica 16 aprile gioca la partita migliore di questa sua complessa fine campionato. In gol va ancora Darko Kovačević, per lui una doppietta prima della inutile rete di Seedorf.
Conti alla mano la terza partita decisiva di cui parlava a suo tempo la Gazzetta è alle spalle e il vantaggio è comunque di cinque punti. La giornata successiva in pratica nulla cambia nulla e, visto il divario, nel servizio lanciato dal Tg1 in presentazione del 32° turno si osserva che se la Juventus vince sul campo dell’ormai sazio Verona, se la Lazio non batte il Venezia invischiato nella lotta per non retrocedere, allora lo scudetto numero 26 potrebbe arrivare con 180′ d’anticipo! In alcune edicole sono addirittura già comparsi poster della Juventus campione d’Italia.
La realtà è tutta un’altra cosa: il Verona allenato da Prandelli è la squadra più in forma del momento, con una serie di bei risultati si è tratto dal lotto delle pericolanti. In attacco poi ha Fabrizio Cammarata, una ex-giovane promessa dei bianconeri, uno che nel 1994 giocava nella Juventus Primavera insieme a Del Piero (e aveva vinto da protagonista Campionato Primavera e Torneo di Viareggio) e poi era stato mandato a farsi le ossa altrove, senza più esser richiamato. Mai come questa volta colpisce la legge dell’ex: i gialloblù veronesi vincono 2-0 con doppietta di Cammarata, la Lazio, pur soffrendo, batte 3-2 il Venezia, ringrazia ed è a -2.
Il finale promette scintille. Mancano sono le polemiche arbitrali, che puntualmente arrivano alla giornata 33. La Lazio nella ripresa ha la meglio sul Bologna, 2-3 il finale; la Juventus, sempre meno in grado di tenere i novanta minuti, sta vincendo 1-0 contro il Parma grazie a un gol di Del Piero anche questo realizzato nei secondi 45′ quando a tempo scaduto sugli sviluppi di un angolo Fabio Cannavaro -all’epoca in forza agli emiliani- di testa mette dentro. Il giovane arbitro Massimo De Santis annulla per “fallo di confusione”. Aiuto telecomandato? Di certo il fischietto di Tivoli nelle stagioni successive ottiene promozioni continue, viene designato come unico arbitro italiano per i Mondiali del 2006 prima che lo scoppio dello scandalo Calciopoli porti alla sua inibizione per quattro anni e all’abbandono della carriera, sogno mondiale incluso.
Ma attenzione a fermarsi al penultimo turno, alle accuse all’estblishment fatte dal presidente della Lazio Cragnotti e a quella sensazione di amaro in bocca provata dai tifosi biancocelesti. La settimana dopo, la stessa sensazione l’avranno gli juventini, irritati a dir poco dalla gestione di Collina del diluvio di Perugia.
Nota statistica:
In regime di tre punti a vittoria il maggior distacco recuperato dalla vetta è di 11 punti: Juventus 2015/16; alla 10° giornata -11 dalla Roma, in quel momento in testa; alla 25° giornata -dopo quindici vittorie consecutive- +1 sul Napoli. I bianconeri conquisteranno poi lo scudetto con nove punti di vantaggio sui partenopei.
Se, invece, consideriamo il rapporto tra punti da rimontare e partite a disposizione, va segnalato che la Juventus 2001/02 è passata da -6 a +2 sull’Inter nelle ultime cinque giornate; il Milan 1998/99 da -7 a +1 sulla Lazio nelle ultime sette giornate
federico
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[1] Andata dei quarti: Valencia-Lazio 5-2; Ritorno: Lazio-Valencia 1-0