Nell’aprile del 2012 compare a Novara., in occasione del match tra gli azzurri padroni di casa e la Juventus. Sovrappeso, come d’abitudine da quando ha appeso le scarpette al chiodo e ha ripiegato nell’armadio la maglia un po’ attillata che portava fuori dai pantaloncini. Spocchioso, più del solito visto che in quel momento è ancora il francese più potente della governance del pallone. Eppure gli juventini non hanno occhi se non per lui, le Roi Michel. Tre volte pallone d’oro, una messe di trofei con la maglia bianconera, un ritiro a 32 anni per non lasciar sbiadire la sua immagine nel ricordo dei tifosi e, soprattutto, un campionato europeo vinto nel 1984 da profeta in patria.
A due anni dalla semifinale mondiale persa ai rigori contro la Germania Ovest, dopo essersi portati in vantaggio 3-1 nei supplementari, i francesi ospitano la settima edizione della Coppa Henri Delaunay. L’estro di Giresse, la potenza fisica di Tigana, una difesa ben orchestrata da Fernández, la presenza tra i pali di un portiere, Bats, e non di un optional, Ettori, come accaduto al mundial spagnolo, tutte cose che rendono la squadra del ct Michel Hidalgo una compagine di assoluto rispetto. Una compagine che però non farebbe molta strada senza il suo valore aggiunto, Michel Platini.
I numeri parlano chiaro: sette gol in tre partite nel girone eliminatorio. Un tiro da fuori area che al 78′ regala ai galletti la vittoria nella partita inaugurale contro la cenerentola Danimarca, apparsa molto più ostica del previsto. Una tripletta nel 5-0 che sommerge il Belgio e un’altra tripletta che in soli venti minuti ribalta il risultato nel secondo tempo dell’ormai ininfluente partita con la Jugoslavia.
Arriva la fase a eliminazione diretta e qualcosa muta. Nella semifinale col Portogallo Platini non è in grande spolvero e l’eroe francese sembra il terzino Domergue che segna l’1-0 su punizione. I galletti si divorano più volte il raddoppio e così Jordão prima pareggia, poi in contropiede nel primo tempo supplementare completa il sorpasso. Il prode Domergue rimette tutto in parità al 114′, ma le luci della ribalta tornano ad illuminare le Roi Michel un minuto prima che il tutto possa essere affidato alla lotteria dei rigori: zampata decisiva in mischia e 3-2 finale.
In finale per i galletti c’è un cliente difficile, la Spagna di Miguel Muñoz che ha eliminato la Germania Ovest, battendola 1-0 al 90′ nella terza partita del girone eliminatorio, e la Danimarca ai rigori in semifinale. La partita scorre via senza emozioni fino al 57′ quando si spegne la buona stella che accompagna le Furie Rosse dal 21 dicembre 1983. A spegnerla è ovviamente lui, Michel Platini. L’arbitro cecoslovacco Christov fischia una generosa punizione dal limite per un fallo subito da Lacombe. Il numero dieci francese calcia in modo non irresistibile, Arconada si impappina e risultato sbloccato. Finirà 2-0 con gol in contropiede nel finale di Bruno Bellone.
Nove gol in cinque partite. Sempre a segno, sempre decisivo. Michel il 27 giugno 1984 alza la Coppa al cielo nel Parco dei Principi. Lo attendono altri due anni di regno prima di lasciare il trono in Italia e nel mondo all’unico altro grande giocatore in grado di vincere una competizione internazionale quasi da solo.
federico
Capocannonieri nelle fasi finali degli Europei dal 1980:
1980: Allofs (GER.O.) 3 gol;
1984: Platini (FRA) 9 gol;
1988: Van Basten (OLA) 5 gol;
1992: Brolin (SVE), Riedle (GER), Bergkamp (OLA), Larsen H. (DAN) 3 gol;
1996: Shearer (ING) 5 gol;
2000: Kluivert (OLA), Milošević (JUG) 5 gol;
2004: Baroš (CEK) 5 gol;
2008: Villa (SPA) 4 gol;
2012: Dzagoev (RUS), Gomez (GER), Mandžukić (CRO), Cristiano Ronaldo (POR), Balotelli (ITA), Torres (SPA) 3 gol