Il Calcio alle Olimpiadi. 15° puntata: 1936, la vittoria dell’Italia
Voi dovete essere tenaci, cavallereschi, ardimentosi.
Ricordatevi che quando combattete oltre i confini ai vostri muscoli e
soprattutto al vostro spirito è affidato in quel momento
l’onore e il prestigio sportivo della Nazione
Enciclopedia illustrata del calcio italiano, Almanacco 1939, frase di B. Mussolini
Gli anni Trenta del Novecento per il movimento calcistico italiano hanno rappresentato un periodo davvero aureo, fatto di vittorie ottenute a livello mondiale, continentale e universitario. Anche l’unico successo olimpico appartiene a quell’epoca in cui l’Italia era fas’ista e in campo salutava romanamente.
È il 1936, le Olimpiadi sono a Berlino, i protagonisti per i posteri saranno due, Jesse Owens e Hitler, il mito e il male dirà qualcuno. Nel torneo di calcio il protagonista è invece uno solo, indossa dei buffi occhiali anche in partita, è di stirpe italica e si chiama Annibale Frossi.
In ossequio alle vigenti regole, il grande timoniere dell’Italia di quel periodo, Vittorio Pozzo, non può portare giocatori esperti, ma solo “universitari” esordienti che l’azzurro non l’hanno mai vestito. Il ct ha scovato l’occhialuto Annibale in Serie B, nel Padova. Prima partita, primo gol di Frossi, prima vittoria. Gli Stati Uniti capitolano 1-0 di fronte alla rappresentativa italiana rimasta in dieci per quasi tutta la ripresa causa espulsione di Rava. Il secondo match è meno difficile:[1]
il gioco superlativamente ammirevole dei nostri goliardi ubriaca i pur mobilissimi rappresentanti dell’Impero del Sol Levante e la fine saluta la vittoria dell’Italia con il punteggio davvero sorprendente di 8 reti a zero
In semifinale l’Italia ritrova la Norvegia, che ha eliminato i padroni di casa. Partita dura, azzurri avanti nel primo tempo, pareggio scandinavo nella ripresa e al 6′ del primo supplementare il gol vincente, ovviamente di Frossi. che riprende in area una respinta su tiro di Bertoni. Nell’altra parte del tabellone “l’Austria dilettanti – che è stata battuta dal Perù nei quarti di finale, ma che ha avuto via libera perché i peruviani si rifiutano di ripetere la partita, annullata… per un simulacro di invasione di campo dei propri sostenitori” – si qualifica per la finale battendo 3-1 la Polonia.
La finale è equilibrata per larghi tratti. Frossi segna al 70′, Karl Kainberger pareggia per l’Austria 9 minuti dopo e si va ai supplementari. L’occhialuto è però sempre in agguato e al 92′ al termine di un’azione manovrata segna il gol vittoria, il settimo in 4 partite!
Per Frossi è pronto il contratto con l’Ambrosiana, nella quale giocherà 125 partite e realizzerà 40 gol, ma le porte della nazionale per lui non si apriranno più. Troppo forte la concorrenza di mostri sacri come Piola, Colaussi, Biavati e Pepìn Meazza.
In realtà solo tre dei campioni olimpionici -Rava, Foni e Locatelli- saranno campioni del mondo nel 1938. Per la maggior parte dei “goliardi” del 1936 l’oro olimpico rimarrà la più grande soddisfazione della loro carriera. Ma a esser davvero soddisfatto di questo e di altri successi ottenuti nell’estate berlinese fu il regime che nello sport, in generale, e nel calcio, in particolare, aveva visto uno straordinario mezzo di propaganda e un modo per preparare una generazione di giocatori e tifosi a un massacro su un campo diverso da quello da gioco.
federico
Puntata precedente: Perù, quasi come Jesse Owens
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[1] Questa e le successive citazioni sono tratte da Enciclopedia illustrata del calcio italiano, Almanacco 1939, a cura di Enzo De Vecchi e Leone Boccali.