Storia della coppa più bella: 11° puntata

«La mia squadra è formata da calciatori non professionisti. Dei quindici che ho a disposizione, otto sono operai in una fabbrica di prodotti chimici e sette sono studenti universitari». L’allenatore Vičan presenta così i suoi a La Stampa alla vigilia dell’andata del quarto di finale della Coppa delle Coppe 1968/69 che vede lo Slovan Bratislava di scena a Torino. L’apparente dimensione dopolavorista dei cecoslovacchi non deve, però, trarre in inganno: per loro, in caso di passaggio del turno, non ci saranno le ottocentomila lire a testa (forse) promesse ai calciatori granata; tuttavia, nei mesi in cui il campionato di casa era sospeso per la pausa invernale, essi hanno avuto la possibilità di partecipare a un importante torneo internazionale in Argentina in modo da preparare al meglio questo match di coppa[1]. Che in patria si guardi con interesse al cammino europeo dello Slovan (anche più di quanto in Italia si tenga a quello del Torino) è poi dimostrato da un’altra informazione che La Stampa riporta, stavolta in vista del match di ritorno: «La partita verrà trasmessa per radio e televisione in tutta la Cecoslovacchia; in Italia si avrà la telecronaca registrata alle 22».
Chissà se l’attenzione mostrata verso uno sport ricco come il calcio è solo il frutto della grande tradizione cecoslovacca (la Nazionale appena sette anni prima ha conteso in finale il titolo di campione del mondo al Brasile di Pelé, o meglio di Amarildo), o ha anche a che fare con la situazione politica creatasi dopo l’arrivo dei carri armati sovietici a Praga nell’agosto del 1968: un brusco richiamo a riallinearsi alle direttive dell’URSS che, inevitabilmente, riveste di maggior significato gli incroci, anche sportivi, con tutto ciò che ha a che fare con l’Occidente.

Ad ogni modo, Bruno Perucca, inviato de La Stampa a Bratislava, nei suoi articoli non sembra voler approfondire questo aspetto, parla del dato sportivo senza legarlo troppo al contesto, cita di sfuggita la presenza di scritte inneggianti a Dubcek sui muri dell’Università e si limita al racconto del classico siparietto di colore:

La comitiva del Torino è stata bloccata per circa un’ora alla frontiera cecoslovacca poiché il giovane Pulici […] non era in regola con il richiesto visto d’ingresso. Tutte le difficoltà sono state appianate, grazie anche ad alcune manciate dì distintivi distribuiti dai dirigenti ed a pacchetti di grissini che il cuoco della squadra ha portato con sé.

Peccato, perché i primi turni della Coppa delle Coppe 1968/69, che alla fine vedrà il successo proprio dello Slovan (prima vittoria di un club di un paese oltre-cortina in una coppa gestita dalla UEFA), erano stati fortemente condizionati da una decisione, di fatto politica, presa dalla confederazione europea in seguito ai fatti di Praga.
In pratica, al momento del sorteggio dei 16mi, la UEFA aveva pensato di mettere in un’urna a parte Spartak Sofia, Union Berlino, Górnik Zabrze, Dinamo Mosca, Raba Eto, Dinamo Bucarest, Bor e appunto Slovan Bratislava. In tal modo, le squadre dell’Est Europa si sarebbero incontrate tra loro e non avrebbero affrontato club dell’Ovest, evitando incroci giudicati pericolosi. Stessa “accortezza” era stata utilizzata nello stabilire gli accoppiamenti dei sedicesimi di Coppa dei Campioni.
Facile immaginare che tra le prime a criticare la decisione presa dalla UEFA fu la federazione sovietica: in fondo, erano appena due stagioni che aveva accettato di far partecipare le proprie squadre alle coppe europee ed, evidentemente, vedersi riservato questo trattamento differenziato al terzo anno non dovette andar giù. Ad ogni modo, i club di URSS, Polonia, Bulgaria, Germania Est e, all’ultimo, anche quelli ungheresi si ritirarono. Vennero fuori due tornei monchi con società che passarono il primo o il secondo turno senza giocare (tra queste, il Torino).
Alla decisione di ritirare le proprie squadre dalle coppe non si adeguò, però, la federazione cecoslovacca. Una scelta azzeccata visto l’esito in Coppa delle Coppe. Dell’aspetto sportivo del successo dello Slovan Bratislava parliamo, però, la prossima volta.

Nell’immagine in evidenza: un momento del match Slovan Bratislava-Torino

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[1] Del possibile premio partita per i calciatori del Torino si parla a pag. 14 de La Stampa, 18/02/1969. Il torneo internazionale citato è la Copa de Oro, disputata a Mar del Plata tra il 7 e il 31 gennaio 1969. Lo Slovan Bratislava arrivò terzo (su sette partecipanti) dietro Boca Juniors e Palmeiras e davanti ai campioni sudamericani dell’Estudiantes, all’MTK Budapest e al Rapid Vienna