Le squadre africane sono ormai diventate abituali frequentatrici del podio olimpico. La prima fu il Ghana nel 1992, bronzo, poi due ori, Nigeria nel 1996 e Camerun nel 2000, e un argento, sempre Nigeria nel 2008. Ma in una giornata particolare, quattro anni prima che Kuffour, Lamptey e soci portassero per la prima volta l’Africa subsahariana sul podio, un’altra squadra aveva fatto sognare un continente prima che il proprio sogno venisse spezzato.

Olimpiadi di Seul, è il 19 settembre 1988, siamo a Gwanju. Lo Zambia, alla sua prima partecipazione a una competizione di livello mondiale, deve affrontare la seconda partita del girone eliminatorio. Avversari del giorno gli azzurri. La sfida è a dir poco proibitiva perché in Italia si mangia pane e calcio e in Zambia no, perché all’esordio gli azzurri hanno travolto 5-2 il Guatemala mentre lo Zambia ha pareggiato 2-2 con l’Iraq, perché il ct Rocca ha in rosa calciatori che da anni giocano in Serie A ma hanno poco spazio nella nazionale maggiore e, invece, mister Ndhlovu ha il solo Kalusha Bwalya che gioca nel calcio che conta, precisamente in Belgio.[1]

Per Tacconi Tassotti Ferrara Evani Virdis Carnevale e gli altri dovrebbe essere una formalità e invece… gli zambiani, soprannominati Chipolopolo,  proiettili di rame, dimostrano sin da subito una buona organizzazione di gioco. Gli azzurri sono un po’ distratti e fatalmente al 40’ si ritrovano sotto: Kalusha Bwalya con un potente sinistro a incrociare dal limite dell’area batte Tacconi. Vabbé alla fin fine all’Italia un pareggio va bene lo stesso, ora che si son spaventati torneranno più concentrati e almeno un punto per difendere il primo posto nel girone lo otterranno.
Al contrario il secondo tempo è ancor più squilibrato del primo: Kalusha Bwalya beffa con una punizione a girare Tacconi e gli altri che pensavano ad una punizione indiretta e  il suo omonimo Johnson Bwalya chiude qualsiasi discorso al 63’ segnando il 3-0 con un destro da fuori deviato. Lo Zambia continua a giocare, irridendo gli azzurri ormai storditi, e in contropiede col solito  Kalusha Bwalya segna ancora. Quattro a zero!

All’insegna del 4-0 l’avventura olimpica dello Zambia continua: il primo a favore, nella terza partita del girone eliminatorio contro il Guatemala, il secondo a sfavore, nei quarti contro l’imbattibile Germania Ovest di Klinsmann e Häßler che forse aveva scelto di arrivare seconda nel girone per evitare i comunque temibili azzurri. Avventura finita ai quarti, ma non importa, è stata bella lo stesso. Gli zambiani hanno mostrato qualità, buone individualità e discreta organizzazione: il vero obiettivo è staccare un biglietto per il mondiale.

Per Italia ’90, però, niente da fare: i Chipolopolo non passano il secondo turno. Intanto Kalusha Bwalya si sposta al PSV Eindhoven e qualcun altro dei suoi compagni “coreani” lo segue in Europa. Cominciano le qualificazioni per USA ’94 e la squadra sembra più matura. Passato il primo turno, lo Zambia ora guidato dall’ex attaccante Godfrey Chitalu[2] è inserito in un girone a tre con Senegal e Marocco: la prima si qualifica per la fase finale. Prima partita in Senegal il 29 aprile 1993. Kalusha Bwalya, Johnson Bwalya e l’altro “coreano” Musonda arriveranno direttamente a Dakar dall’Europa perché impegnati coi rispettivi club, mentre il grosso della nazionale si imbarca in aereo.

Ma a Dakar non ci arriva nessuno. L’aereo, un cargo dell’esercito vecchio e malandato, si inabissa in prossimità delle coste del Gabon. Muoiono 18 calciatori, 7 funzionari della federazione, l’allenatore e altri 4 membri dello staff. Tra loro sette degli eroi di Gwanju: il portiere e capitano David Chabala, il secondo portiere Richard Mwanza, i difensori Edmon Mumba, Derby Makinka, Peter Mwanza, i centrocampisti Wisdom Chansa ed Eston Mulenga.[3]
Nonostante l’incidente, la federazione non rinuncia al prosieguo delle qualificazioni. I Chipolopolo battono il Marocco a Lusaka, ma non vanno oltre il pareggio nel recupero col Senegal e così la sconfitta patita a Casablanca nell’ultima partita del girone sancisce la qualificazione del Marocco. Non poteva finire diversamente: il sogno di Kalusha Bwalya e di tutti gli zambiani riposava già da alcuni mesi in fondo al mare, accanto a quello dei loro compagni morti.

Zambia 1993. In piedi: Chomba, Kalusha Bwalya, Musonda, Mulenga, Soko, Chabala; Accosciati: Johnson Bwalya, Mutale, Mwila, Malitoli, Watiyakeni (http://www.zav.com.au)

Zambia 1993. In piedi: Chomba, Kalusha Bwalya, Musonda, Mulenga, Soko, Chabala; Accosciati: Johnson Bwalya, Mutale, Mwila, Malitoli, Watiyakeni (http://www.zav.com.au)

federico

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[1] Nelle qualificazioni e nella fase finale delle olimpiadi di Seul 1988 si potevano schierare anche giocatori professionisti, purché questi non avessero mai partecipato alla fase finale di un mondiale
[2] Secondo la federazione Zambiana, Godfrey Chitalu è accreditato di aver segnato 107 reti in 65 reti nel 1972 e deterrebbe pertanto il record di maggior numero di reti segnate durante un anno solare da un giocatore. La FIFA, però, riconosce come record ufficiale quello di Lionel Messi, 91 gol nel 2012, e precedentemente quello di Gerd Müller, 85 reti proprio nel 1972
[3] Scrive Filippo Maria Ricci in Scusate il ritardo. Racconti di calcio africano, ed. Limina: “Quella che si era appena consumata si stava già profilando come una tragedia assurda ed evitabile. Ciò che seguirà saranno inchieste lunghe e inutili (il governo dello Zambia impiegò 10 anni per completare il proprio rapporto sull’accaduto), polemiche internazionali (lo Zambia accusava il Gabon per il ritardo nei soccorsi e nella gestione dell’inchiesta), solidarietà popolare e scarsissima gloria economica per le famiglie delle vittime. Nemmeno una lira dalla CAF, la confederazione continentale.”