Ci sono nazionali simpatiche e nazionali antipatiche, nazionali che giocano bene e nazionali vincenti. E se essere antipatici ma vincenti tutto sommato conviene (vero Marcello?), essere simpatici, giocar bene, ma arrivare sempre vicini alle coppe senza conquistarle lascia ai posteri l’ardua sentenza.

L’Italia, anzi le Italie di Azeglio Vicini sono state tutte così. Nominato nel 1976 selezionatore della nazionale  giovanile, il buon Azeglio lavora nell’ombra aspettando il momento buono, che arriva nel biennio 1984-1986. La sua Under 21 è dinamica, simpatica e piena di giovani interessanti. Zenga, Riccardo Ferri, Berti, Donadoni e De Napoli, er principe Giannini e i gemelli doriani Vialli e Mancini si fanno le ossa in quella squadra. Bearzot è in difficoltà sin dalla mancata qualificazione agli Europei 1984 e la pessima figura a Messico 1986 ne accelera la sostituzione a furor di popolo proprio con Vicini. Ma intanto a ottobre c’è da provare a vincere per la prima volta nella storia l’Europeo Under 21.

L’Italia è in finale con la Spagna. L’andata è al Flaminio e la Spagna va avanti con Calderé prima che Vialli e Giannini ribaltino il risultato. Tre settimane dopo a Valladolid risultato analogo ma a parti invertite grazie all’autorete di Cravero, al pareggio immediato di Francini e al gol al 76′ di Roberto. Si va ai rigori. L’idiosincrasia  azzurra per i tiri dal dischetto è impressionante: i nostri non ne segnano neanche uno! Le piccole furie rosse tutti e tre.
I ragazzi sono giovani e quando avranno messo da parte un po’ d’esperienza le cose cambieranno…

Napoli: Vialli segna contro la Svezia

Napoli: Vialli segna il 2-1 contro la Svezia

Così l’Under 21 promossa quasi interamente a nazional maggiore e rinforzata da alcuni reduci mundiàl, come lo zio Bergomi, il sempre verde Altobelli e Franco Baresi, vince il girone di qualificazione per Euro ’88, compiendo un unico passo falso (sconfitta in Svezia dopo aver sbagliato un rigore sullo 0-0). Disputa poi un bel girone eliminatorio in terra tedesca: due vittorie contro Spagna, 1-0 gol di Vialli, e Danimarca, 2-0 gol di Altobelli e De Agostini, e un pareggio, all’esordio, con la Germania Ovest padrona di casa, che riesce a pareggiare immediatamente il gol di Mancini grazie alla solerzia dell’arbitro Hackett.[1]
Una beffa, perché la peggior differenza reti nei confronti dei tedeschi relega l’Italia al secondo posto e le impone l’URSS come avversario in semifinale. I sovietici fanno del gioco la loro arma migliore e sotto la pioggia gli azzurri preferiscono il contenimento prima di naufragare nel secondo tempo sotto i colpi di Litovchenko e Protassov. Ancora una volta è mancato qualcosa. E siamo a due occasioni perse.

Due anni dopo ci sono i mondiali in casa e quelli tocca vincerli. L’adagio che recita non c’è due senza tre, però, si conferma. Nelle notti magiche gli azzurri di Vicini si distinguono per un gioco superiore alla media, hanno un Baggio e uno Schillaci in più, ma mollano di nuovo sul più bello. Terribile semifinale con l’Argentina, Caniggia che sorprende Zenga in uscita e pareggia il solito gol di Schillaci, lotteria dei rigori dall’esito scontato e biglietto di sola andata per Bari, sede della finalina.
Azeglio rimarrà al timone per un altro po’, mancando la qualificazione a Euro ’92, ma il suo giocattolino si è ormai rotto. Nel ricordo rimane la sua faccia pulita, la sua semplicità e una sensazione di incompiutezza.

federico

Aleinikov e Bergomi in una fase di URSS-Italia 2-0

Aleinikov e Bergomi in una fase di URSS-Italia 2-0

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[1] L’arbitro punisce Zenga per aver trattenuto il pallone più di tre secondi prima di effettuare il rinvio. La conseguente punizione a due in area viene trasformata da Brehme