E il football iniziò a chiamarsi calcio. 5° e ultima puntata
Calcio nei giornali di fine Ottocento e inizi Novecento era una parola poco usata. La si ritrovava nelle pubblicità delle società che vendevano materiale in grado di produrre acetilene, ma con ovvio riferimento all’elemento chimico, e in alcuni brevi trafiletti dedicati alla rievocazione storica organizzata a Firenze il 28 aprile 1898 in occasione dei centenari di Amerigo Vespucci e Pietro Toscanelli. Eppure alcune squadre che provenivano dal calcio ginnastico partecipavano o avevano partecipato al campionato federale. Nomi illustri quali Società Ginnastica Torino, Società Educazione Fisica Mediolanum, Società Ginnastica Andrea Doria.
Per gli appassionati, però, era tutto foot-ball, anche quel gioco leggermente diverso che si ammirava durante le feste ginnastiche. Del resto, i campionati della F.I.F. (Federazione Italia Foot-Ball) erano più seguiti di quelli della Federazione Ginnastica e i club di matrice inglese erano più forti delle società che provenivano dall’esperienza ginnastica: non a caso i primi dieci campionati federali erano andati a Genoa (6), Milan (3) e Juventus (1) e il Milan si era andato anche a prendere tutti i titoli messi in palio dalla Federazione Ginnastica tra il 1902 e il 1907.
Qualcosa, però, stava cambiando, almeno a livello di equilibri politici. Figura chiave stava diventando Luigi Bosisio, ex esponente della Mediolanum entrato a far parte della F.I.F. verso la fine del 1903, in concomitanza con la decisione della società sportiva milanese di non proseguire più l’impegno nella sezione calcistica. Il baffuto ragioniere milanese all’inizio dello stesso anno aveva modificato il regolamento del “giuoco del calcio” scritto dal Gabrielli nel 1896, adeguandolo alle direttive provenienti dall’International Board. Il cosiddetto codice Bosisio era stato pubblicato dapprima da La Gazzetta dello Sport il 16 gennaio 1903, e poi da Il Ginnasta il 15. febbraio. Passando al football vero e proprio Bosisio portò in dote alla F.I.F. il suo codice che automaticamente divenne il primo regolamento scritto in italiano, visto che fino a quel momento i club si dovevano accontentare dei regolamenti inglesi sbarcati dalle navi insieme a palloni, magliette e tutto il resto. Il ragionier Bosisio non si fermò però qui.
Da fervido difensore di quella particolare esperienza tutta italiana che era il calcio ginnastico, vedeva di buon occhio le società fatte solo da italiani che a Vicenza, Vercelli, Venezia e in molte province del Nord mandavano avanti con italico ardore la passione per il football. La sua scalata all’interno della F.I.F. andò quindi di pari passo col tentativo di ridurre l’influenza e il potere dei club di matrice inglese. In questa ottica egli propose di riesumare il termine “calcio” e di sostituirlo al termine “football”. Come scriveva La Gazzetta dello Sport in un articolo del 17 ottobre 1907 dal titolo Foot-Ball o calcio?
Una proposta giudiziosissima ci vien posta dal nostro amico Rag. Bosisio il quale… ci consiglia ad iniziare l’invocata italianità del football sostituendo a questo ostico titolo straniero una parola italiana,… quella onde veniva denominato il giuoco nelle sue origini, allorquando la gagliarda gioventù vi si dedicava al tempo dei comuni italici tra una battaglia e l’altra sulle spianate dei dolci colli toscani. Il calcio! Questa proposta probabilmente avrà sapore di “forte agrume” per molti. Ed è per questo motivo che noi,… intitolando “Calcio” la presente rubrica, intendiamo abituare le orecchie ostili e degli ignari alla nostra idea … in modo che il trapasso di abitudini sia automatico e quasi non avvertito. Gli italiani, purtroppo, non si creano d’un tratto.
La querelle linguistica appare una polemica di facciata che nasconde il reale obiettivo da raggiungere. Nell’ottobre del 1907 le tensioni all’interno della F.I.F. portarono, infatti, alla rottura. La federazione approvò una regola che impediva l’utilizzo degli stranieri, dando vita al Campionato Italiano. Il Campionato Federale fu organizzato lo stesso, ma grandi football club quali Torino, Genoa e Milan rimasero volontariamente al di fuori di entrambi. Il titolo di campione italiano andò così alla Pro Vercelli, la migliore delle squadre nate dall’esperienza del calcio ginnastico, mentre quello inutile di campione federale alla Juventus. Un’altra stagione di passaggio, la successiva, sancì l’elezione di Bosisio a presidente F.I.F., il rientro in gioco dei football club e il secondo successo Pro Vercelli, ma questa volta nel Campionato Federale (quindi, battendo anche le squadre che utilizzavano stranieri, per la gioia del nuovo presidente), e quello ancora inutile della Juventus (stavolta nel Campionato Italiano). In due anni i rapporti di forza erano decisamente mutati e si poteva dunque procedere alla riunificazione dei campionati sotto l’egida dell’italianissimo Bosisio che nell’assemblea dell’agosto 1909 ottenne come ciliegina sulla torta il cambio di denominazione: da Federazione Italiana Foot-Ball a Federazione Italiana Giuoco Calcio.
Così lo sport normato dagli inglesi venne ridefinito dagli italiani e solo dagli italiani. Neanche ai francesi e agli spagnoli, famosi per la loro idiosincrasia nei confronti dei barbarismi lessicali, sarebbe venuto in mente di chiamarlo in modo diverso. Anche se, a dire la verità, in Italia sarebbe stato solo il fascismo e l’autarchia a dare il vero colpo di grazia a quella strana abitudine di chiamare football il calcio.
federico
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