Il calcio africano? Tutto cuore e simpatia. Il movimento è in crescita, il bronzo del Ghana a Barcellona o le prove di Camerun e Nigeria agli ultimi due Mondiali lo dimostrano, ma quando si arriva alla stretta finale le squadre dei paesi che masticano calcio da una vita sanno farsi valere. È l’intervallo della semifinale olimpica tra Brasile e Nigeria. Telecronisti e commentatori tecnici stanno già figurandosi la finale Brasile-Argentina e recitando il de profundis per le speranze delle aquile. Del resto i verdeoro di Ronaldo, Bebeto e Aldair, Roberto Carlos, Dida e Juninho sono avanti 3-1: doppietta di Flavio Conceição e gol di Bebeto. Persino il gol nigeriano è loro (autorete di Roberto Carlos).

Il gioco riprende, il Brasile alza il piede e comincia ad attendere il fischio finale. L’arbitro Garcia Aranda fischia un rigore per i verdi, ma J.J. Okocha si fa bloccare il tiro da Dida. Partita finita? Macché, proprio in quel momento le aquile cominciano a crederci. Perché anche la squadra nigeriana è un misto di giocatori abituati alle grandi platee, come Uche Okechukwu, Ikpeba, Amokachi e il già citato Okocha (tutti reduci da USA ’94), e di giovani, come Kanu, Babayaro e Babangida, che vogliono sfruttare il trampolino di lancio offerto dal palcoscenico olimpico come. Il mix che serve per dare una lezione a chi pensa di avere la qualificazione in tasca.

Così al 77′ scambio tra Amokachi e Ikpeba e gran tiro dell’attaccante del Monaco che si insacca: 3-2. Brasile in bambola e all’ultimo minuto arriva il 3-3: passaggio filtrante di Babangida per Nwankwo Kanu che, di spalle davanti a Dida, se la alza di mezzo tacco e si gira spedendo la palla in gol. I commentatori brasiliani annunciano increduli la proroga, ma il peggio per loro deve ancora arrivare: 93′, Oruma lancia in profondità Ikpeba che non controlla, la palla arriva a Kanu che disorienta Aldair, entra in area e in diagonale segna il 3-4. Golden gol e aquile in finale.
Gli argentini sorridono sotto i baffi, ma non sanno cosa li aspetta.

federico