africaIl 19 gennaio inizia la ventinovesima Coppa d’Africa, eccezionalmente appena un anno dopo la sorprendente ed emozionante edizione che ha visto lo Zambia alzare il trofeo per la prima volta nella sua storia. Questo perché nel 2010 la CAF, Confédération Africaine du Football, ha deciso di spostare la competizione dagli anni pari a quelli dispari per dare più visibilità all’evento, oltre che per non inficiare il rendimento delle squadre del continente nero ai mondiali, che come si sa cadono sempre negli anni pari. La CAF aveva designato la Libia come paese ospitante di questa edizione, ma in seguito alla guerra civile la scelta è ricaduta sul Sudafrica – ormai collaudato dopo il mondiale – che sarà sede della competizione per la seconda volta [1], facendo slittare la candidatura libica al 2017.

Le nazionali partecipanti sono sedici, distribuite in quattro gruppi. I campioni in carica dello Zambia, che stanno avendo notevoli difficoltà nelle amichevoli prima del torneo (sconfitte contro Angola e Tanzania, 0-0 contro il Marocco), figurano nel gruppo C insieme a Nigeria, Burkina Faso ed Etiopia, che si rivede in Coppa d’Africa dopo ben trent’anni. Il raggruppamento D è quello che si può chiamare girone di ferro, composto da Costa d’Avorio, la favorita, Tunisia, Algeria e Togo. A proposito di Togo, alla fine pare che il presidente della repubblica Faure Gnassingbe abbia convinto la stella Adebayor ad accettare la convocazione in nazionale, dopo che un mese fa l’attaccante del Tottenham aveva dichiarato che non avrebbe partecipato a causa del mancato pagamento dei premi alla squadra per l’ultima amichevole disputata e la disorganizzazione della federazione, anche se forse pesa ancora l’aggressione subita dalla rappresentativa togolese nel 2008. I padroni di casa sudafricani, qualificati d’ufficio, se la vedranno nel girone A con Angola, Marocco e la cenerentola Capo Verde, che partecipa per la prima volta al torneo essendo riuscita a eliminare nientemeno che il Camerun, di nuovo non qualificato. Del zambiaraggruppamento D invece fanno parte Ghana, altra favorita, Mali, Repubblica Democratica del Congo e Niger, alla seconda partecipazione consecutiva oltre che seconda in assoluto.

Entrando in modalità non si vuole fare retorica ma è quasi impossibile, va sottolineato che questa è la vera vetrina del calcio africano, nel bene e nel male. Sicuramente per ora non lo può essere un mondiale, visto che la FIFA ha a cuore i diritti umani solo quando le fa comodo e forse non si è capito che non è canticchiando Waka Waka che si fa qualcosa per l’Africa. Certo, guardando le partite, soprattutto nei gironi eliminatori, ci si accorge delle carenze tecniche e tattiche nonostante le ormai numerose stelle africane del calcio mondiale (che in qualche caso peraltro diventano capricciose come quelle europee. Chi ha detto Eto’o?). Ma tutto ciò passa in secondo piano di fronte al piacere che si prova nell’assistere ai novanta minuti di festa sugli spalti e nel constatare che per un mesetto la passione per il calcio va oltre la povertà e i problemi quotidiani. Basti pensare che le federazioni di Niger e Capo Verde non avevano fondi per poter far partecipare le proprie nazionali a questa edizione del torneo: ebbene le rispettive popolazioni, nonostante l’ingente povertà, si sono mobilitate e hanno fatto una colletta. Nello specifico i nigerini, il cui reddito procapite è tra i più bassi al mondo, sono riusciti a raccogliere quasi un miliardo di franchi, circa un milione e mezzo di euro. Questa è l’Africa.

daniele

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[1]  La prima volta risale al 1996, quando i bafana bafana alzarono il trofeo battendo in finale la Tunisia.