La notizia non si può annoverare tra quelle sconvolgenti. Però, se non altro, ha mostrato una prima, piccolissima crepa nell’operazione di soft power che si chiama Vision2030 e che già adesso, nel 2025, ha reso i Bin Salman e l’Arabia Saudita uno dei principali poli di riferimento a livello mondiale per il calcio (e non solo).
In soldoni, se c’era qualcuno davvero interessato al primo Mondiale per club a 32 squadre come trampolino di lancio e come vetrina globale per mostrare i progressi fatti negli ultimi anni, grazie a una campagna acquisti drogata dall’immessione di petrodollari provenienti direttamente dal loro Fondo sovrano, questo qualcuno erano il calcio saudita. L’Al Hilal, unica rappresentante ammessa al torneo, ha incarnato perfettamente questa missione, ottenendo risultati di rilievo (1-1 contro il Real Madrid all’esordio, vittoria e conseguente eliminazione del Manchester City agli ottavi) e perdendo di misura contro il Fluminense ai quarti, con inevitabili rimostranze del neo allenatore Simone Inzaghi verso l’operato arbitrale.

Era il 4 luglio e i giocatori dell’Al Hilal, forte del gran servigio reso alla casa regnante e all’intero movimento calcistico dell’Arabia Saudita ed esausti per una stagione lunghissima, hanno scritto una lettera in cui chiedevano di saltare la supercoppa, prevista tra il 19 e il 23 agosto, e di ricominciare con le partite ufficiali a fine agosto, con la prima di campionato. Anche perché, mentre Italia e Spagna per guadagnare soldi vanno a giocare la loro supercoppa a Jeddah o a Riyadh, la SAFF, la federazione saudita, per accrescere il valore del brand della sua Saudi Pro League ha deciso a metà giugno 2025 di andare a far giocare la Saudi Super Cup a Hong Kong.
L’Al Hilal ha accolto la richiesta dei suoi giocatori e già a metà luglio ha inviato la comunicazione della sua rinuncia a chi di dovere, pensando che la strada per riprendersi il titolo in patria, sfuggito nel 2024/25 dopo un 2023/24 trionfale, passi da un po’ più di riposo e da una andata in meno a Hong Kong.

Che la SAFF non prendesse bene la notizia era scontato e il club di Riyadh aveva messo in conto una multa di circostanza, poi prontamente arrivata: 140mila euro da versare alle casse della fedarazione saudita, ben poco per una società che, partecipando e facendo bene al Mondiale per club, aveva appena realizzato un ricavo di circa 34 milioni di dollari. Milioni che, in pratica, sono stati erogati dallo stesso Fondo Sovrano dell’Arabia Saudita, visto che il montepremi di 1 miliardo di dollari offerto dalla FIFA al Mondiale per club era stato ottenuto tramite una sponsorizzazione di 1 miliardo di dollari da parte di DAZN, che nel febbraio 2025 aveva ottenuto proprio una tale cifra dal Fondo Sovrano dell’Arabia Saudita!
Il problema è che, oltre alla multa, in federazione hanno voluto punire lo “sgarbo” dell’Al Hilal con una squalifica: la squadra di Inzaghi, qualunque traguardo otterrà nella stagione 2025/26 in coppa o in campionato, non potrà partecipare alla Saudi Super Cup 2026!

Perché a inizio articolo ho parlato di crepa penso sia evidente: l’Al Hilal credeva di aver maturato il diritto al riposo, visto quanto era riuscito a fare sul campo, in ambito internazionale, contro super-squadre europee, in una competizione ufficiale. E nel calcio, si sa, gli investimenti non sono automaticamente garanzia di successo (vedi i “cugini” dell’Al-Nassr e Cristaino Ronaldo). Ma in un Paese, che è retto da una monarchia e in cui i diritti dei lavoratori non esistono, una tale richiesta, anche se fatta da gente ricchissima e privliegiata come i giocatori dell’Al Hilal, non può essere accolta e, anzi, va incontro a forti critiche e a penalizzazioni.
Da qui a un anno è possibile che la SAFF torni indietro sui suoi passi, come è possibile che questa squalifica preluda a un cambio di equilibri di potere all’interno della stessa federazione che vedranno l’Al Hilal scendere nella gerarchia del gradimento. Di certo, la richiesta dei giocatori, avallata dal club, di avere più riposo, arriva in un’estate in cui la FIFA ha stabilito che ventuno giorni tra la fine di una stagione e l’inizio della successiva bastano, laddove la FIFPro, il più rappresentativo sindacato dei calciatori, ne chiede almeno 28!
Quindi, accertato che anche i (giocatori) ricchi si stancano, bisogna capire se ci sarà un dì anche il sequel di questa storia, il cui titolo riecheggia una nota telenovela anni Ottanta. Ovvero, un dì si capirà se… anche i ricchi protestano.1

Nell’immagine in evidenza: Sensazioni opposte al termine di Manchester City-Al Hilal, 8vi di finale, Mondiale FIFA per club 2025