A Kiev tutto si chiama Shevchenko, il teatro, l’università, un vialone. Statue di Shevchenko spuntano ovunque ti giri e ci sarà sicuramente anche un hotel, una tavola calda o un parcheggio che ha quel nome. Eterni tributi a Taras Shevchenko, poeta e drammaturgo del XIX secolo, simbolo della resistenza ucraina al potere zarista.
Così quando lo speaker dello stadio annuncia Shevchenko pensi che sia un errore o che sia un ulteriore omaggio al padre della letteratura ucraina. La telecamera va a cercare un giocatore vestito di giallo col volto da bambino furbo e capisci di esserti sbagliato: nonostante le 35 primavere quello Shevchenko di cui parlava lo speaker è proprio Andriy.
A guardare il suo viso pulito sembra sempre lo stesso. A guardarlo durante il primo tempo qualche dubbio comincia a sorgere. L’Ucraina gioca bene, Andriy è in partita, ma ogni tanto si ferma sofferente e un diagonale messo a lato mal si accorda col suo passato da cannoniere. Poi ci pensi un attimo e d’istinto ti viene in mente quel Perugia-Milan del gennaio 2000: sessanta minuti in cui si divora l’impossibile e dopo, come se nulla fosse, tre gol in sei minuti. Quando di mezzo c’è un campione meglio aspettare.
A inizio ripresa il gol di Zlatan Ibrahimović sembra preannunciare la resa e invece è la molla che fa scattare la rivincita. Tre minuti dopo Yarmolenko a destra crossa dal fondo, Shevchenko si inserisce davanti al gigante Mellberg, sale in cielo e schiaccia di testa in rete. La gente allo stadio e davanti alla TV non sta nella pelle per la gioia e saluta il gol come il ritorno di un vecchio amico che da sei anni ormai non si faceva più vedere. Sette minuti e arriva il bis. Corner dalla sinistra, palla sul primo palo, Andriy gira intorno a Ibrahimović e di testa sigla la sua doppietta personale. Rimonta completata, rivincita personale anche. Aver stampato un gol in faccia a quello svedese giramondo, per non dire mercenario, che attualmente veste la sua maglia rossonera, deve essere stata una gioia infinita.
Grazie agli errori sotto porta degli svedesi nella parte finale, la favola ucraina è a lieto fine e Kiev porta il trionfo il suo eroe. Taras o Andriy che sia, sempre di uno Shevchenko si tratta.
federico