In fondo, bisogna solo un po’ aspettare, perché alla fine anche la stagione più piatta degli ultimi anni, quanto a sorprese e pathos offerti dai principali campionati esteri, può riuscire a regalarti una finale da ricordare. Parliamo dell’ultimo atto della 75° DFB Pokal, che all’Olympiastadion di Berlino ha visto l’Eintracht Francoforte prevalere 3-1 sul Bayern Monaco.
Che non fosse una serata fortunata per i bavaresi lo si è capito subito: punizione di Lewandoski con palla che sbatte sulla traversa e rimbalza al di qua della linea di porta senza toccare il portiere Hradecky. Che il tecnico dell’Eintracht Nico Kovac avesse studiato bene le possibili situazioni di gioco lo si è capito poco dopo: Ante Rebić va a pressare alto su James, ruba palla e scambia con Kevin Prince Boateng, inserendosi perfettamente nello spazio lasciato libero dal ghanese; il croato, che è ancora di proprietà della Fiorentina, solo davanti a Ulreich non sbaglia e fa 1-0. Il Bayern Monaco stenta a ripartire e il gioco facile ed essenziale alla Heynckes non si vede, anche perché Ribery non sembra molto in forma, Robben è in panchina e sulla destra gioca Thomas Müller che tutto è tranne uno che parte in velocità sulla fascia. Comunque tra la fine del primo tempo e l’inizio della ripresa i pluricampioni di Germania riescono a mettere in affanno la difesa avversaria ben guidata dal giapponese Makoto Hasebe e al 55′ fanno 1-1: Süle premia una bel movimento di Kimmich sulla fascia destra; il giovanissimo esterno mette dentro dove Lewandowski e una leggera deviazione di Mascarell mettono fuori causa Hradecky. Ci si aspetta l’arrivo del diluvio e, invece, la squadra di Kovac resiste e si affaccia spesso in contropiede. Poi una nuova traversa del Bayern, colpita da Hummels su corner, è un’ulteriore premonizione di come andrà a finire e vale come preludio al 2-1 Eintracht che arriva all’82’: ancora una palla persa a centrocampo per interdizione di Boateng -sempre Prince perché l’altro, Gerome infortunato non è del match-, l’esterno Da Costa lancia in profondità senza pensarci, Rebić si infila in velocità tra i centrali avversari e batte Ulreich in uscita. Gol fantastico e delirio sugli spalti, poi ci si accorge che l’arbitro Zwayer è stato chiamato dal VAR: Boateng nel rimpallo tocca di mano, ma il fischietto giudica il tocco involontario e decreta il gol. Il Bayern Monaco schiuma rabbia e si getta in avanti e in pieno recupero una caduta di Xavi Martinez in area sembra pronta a essere trasformata in rigore, ma ancora una volta Zwayer, dopo aver visto il video, non dà ragione ai bavaresi. Sul corner seguente Gaćinović parte in contropiede e infila la porta lasciata vuota da Ulreich, recatosi nell’area avversaria con la speranza di dare così una mano ai suoi.
Il 3-1 precede di poco il fischio finale e la consegna della coppa all’Eintracht Francoforte che dopo trenta anni esatti torna a vincere la DFB Pokal e, più in generale, un trofeo. Per l’ultimo Bayern Monaco di Jupp Heynckes, invece, “solo” una Bundesliga dominata, nonostante il vecchio santone fosse stato chiamato a stagione già iniziata al posto di Ancelotti, e tante amarezze, acuite da decisioni arbitrali contestate (a tale proposito vedere anche Champions League). Unica soddisfazione per i bavaresi è che il prossimo anno quel Nico Kovac che ha saputo disporre così bene la sua squadra in campo siederà sulla loro panchina.
Il sabato europeo ci ha offerto anche l’ultimo atto della FA Cup, una sfida molto “italiana”, per l’estrema attenzione data alla tattica e per la non eccessiva spettacolarità del gioco espresso, tra il Chelsea di Conte e il Manchester United di Mourinho. L’ha vinta il tecnico che è italiano anche come passaporto, grazie soprattutto a una bella prova del suo centrocampo a cinque, Bakayoko e Kanté su tutti, e al travolgente primo tempo di Hazard. Il belga ha segnato il gol vincente su rigore che lui stesso si era procurato, prima buggerando Phil Jones su bella imbeccata di Fabregas e poi attendendo che il difensore dei red devils in disperato recupero lo buttasse a terra in area.
Lo United ha, invece, sentito molto la mancanza del suo belga, Romelu Lukaku, non al meglio ed entrato in campo solo nell’ultimo quarto d’ora. L’occasione migliore l’ha avuta sulla testa Pogba a pochi minuti dal temrine sugli sviluppi di un corner, se vogliamo escludere un gol in tap-in di Alexis Sanchez annullato giustamente per off-side.
La seconda stagione di Conte al Chelsea si è dunque chiusa col secondo trofeo conquistato in due anni e vediamo se questo aiuterà la conferma o l’addio. La seconda di Mourinho sulla panchina del Manchester United si è chiusa invece con tanti punti in più dello scorso anno, ma con due secondi posti e “zerotituli”, come direbbe lo stesso Special One, a differenza di quanto successo nella tribolatissima stagione passata. Solite contraddizioni del calcio di oggi.
federico