In tutte e tre edizioni del Mondiale in cui si è utilizzato lo stesso format di Euro 2016, ovvero 24 squadre e poi fase a eliminazione diretta che parte con gli ottavi, una delle quattro terze ripescate è arrivata in fondo: il Belgio si è classificato quarto in Messico nel 1986; l’Argentina nel 1990 e l’Italia nel 1994 sono addirittura arrivate a giocarsi la finale e a perderla solo dal dischetto.
Non è un modo per rincuorare il Portogallo, che delle terze ancora in corsa nell’Europeo francese è la più forte e quella con il percorso meno proibitivo, ma è una semplice annotazione che fa capire come, per sua natura, un torneo a 24 squadre sia asimmetrico.
Certo, l’asimmetria è stata acuita dalla sorte, che ha visto finire seconde -e ritrovarsi nella stessa parte del tabellone di Francia e Germania- Inghilterra e Spagna, due delle quattro teste di serie dei gironi, le cui vincenti erano deputate a giocare contro le ripescate. A bocce ferme, sarebbe stato certo preferibile un’Italia seconda nel girone E e, quindi, l’ottavo con l’Ungheria piuttosto che il primo posto e la sfida con la Spagna, ma erano 16 anni -da Euro 2000- che la nazionale italiana in un grande torneo non godeva del terzo match del girone senza patemi d’animo, cosa su cui tutti avrebbero messo una firma prima dell’avvio.
A dire il vero, anche i precedenti sembrano suggerire che gli azzurri hanno imbroccato la strada sbagliata. Il tabellone degli accoppiamenti usato per i suddetti tre Mondiali è stato, infatti, proprio lo stesso e la sfida tra 1° gruppo E e 2° gruppo D ha sempre avuto quest’ultima come vincitrice: la Spagna travolge 5-1 la Danimarca nel 1986, Jugoslavia batte Spagna 2-1 ai supplementari quattro anni dopo, Bulgaria batte Messico ai rigori al Mondiale americano.
Un dato interessante è che, comunque, tutte le squadre blasonate sono uscite indenni da questo tourbillon di 36 partite, utili solo a far tornare a casa otto compagini e a mischiare le carte. L’unica eliminazione, che desta qualche sorpresa, è quella della Repubblica Ceca, ma giusto perché nella fase di qualificazione aveva fatto fuori l’Olanda. L’uscita anche della Turchia, promossa dallo stesso girone di qualificazione, avvalora, però, la tesi che era il livello degli orange a essere davvero basso.
Meno confortante il dato delle reti: 69 finora, con una media di 1,92 reti a partita. Due le chiavi di lettura. Innanzitutto, la solidità di molte delle piccole o medie nazionali viste all’Europeo: Polonia con la porta inviolata dopo tre match, Svizzera con un solo gol al passivo, Irlanda del Nord con due gol subiti; la stessa Albania che resiste 89 minuti con la Francia e torna a casa con appena tre gol incassati. Pur avendo a disposizione giocatori non eccelsi, infatti, la maggior parte delle nazionali ha messo in mostra una fase difensiva davvero organizzata, in grado di ingabbiare attacchi anche provvisti di nomi altisonanti. E qui veniamo al secondo punto: il calcio dei grandi club, abituati a fare il mercato come i comuni tifosi fanno il fantacalcio, ci sta davvero traviando. La Germania senza Lewandowski e Alaba, Alaba e Lewandowski senza la Germania e tutte e tre senza gli altri giocatori del Bayern Monaco forniscono un esempio calzante. Per quanto un club piccolo possa chiudersi bene in difesa, al 90% contro i bavaresi prima o poi capitola e spesso ne prende tanti, perché il Bayern Monaco ha a disposizione più di un giocatore di caratura internazionale per ogni ruolo, potendo mettere sotto contratto brasiliani, austriaci, spagnoli o francesi. Questi stessi, separati e calati nelle loro nazionali, non riescono sempre a dare quel qualcosa in più nel loro ruolo abituale e, a volte, non hanno tempo di poter variare il loro gioco in funzione delle caratteristiche dei nuovi compagni di squadra. Capita, così, che venga rispolverato Mario Gomez, perché con quattro mezze punte non si incide, o che Alaba venga schierato dal ct dell’Austria Koller addirittura come unico terminale offensivo, forse la cosa peggiore vista finora in questi Europei.
Morale, se si hanno difese ben organizzate e attacchi meno forti di quelli dei club e, in più, si ripescano alcune terze dei gironi, ecco che l’idea del primo non prenderne tanti la fa da padrona. Considerando, che di norma la fase a eliminazione diretta è ancor più avara di segnature, stiamo davvero a posto.
Il primo ottavo di finale in ordine di tempo, quello tra Svizzera e Polonia, ci darà già un po’ di indicazioni. Speriamo che non si inizi già da subito con 120′ di noia e i rigori.
federico