…E a sorpresa in finale arrivarono Serbia e Polonia. La Serie A si sentiva tanto coinvolta: c’erano i fratelli Milinković-Savić, i viola Jović e Milenković, Zielinski, Bereszynski e il giovane italo-polacco Zalewski, che aveva deciso con quale maglia giocare sin da quando i biało-czerwony lo avevano convocato per l’Under 15; e poi c’erano addirittura quattro juventini in campo, due per parte, Szczesny e  Milik, Vlahović e Kostić. Persino la B aveva un suo rappresentante in finale: Glik, da anni capitano del Benevento…

No, questa cosa tipo Francia 1998 difficilmente accadrà a Doha il 18 dicembre 2022. A Parigi il 12 luglio di ventiquattro anni fa scesero in campo per contendersi la coppa Zidane e Ronaldo, Thuram e Cafu, Desailly e Aldair, Deschamps, Djorkaeff e Leonardo: nove dei 22 titolari erano di proprietà di squadre del nostro massimo campionato, senza contare i vari Karambeu, Dunga, Taffarel o Roberto Carlos che erano transitati in A prima di essere scaricati (i tre brasiliani) o venduti a un miglior acquirente (il francese, trasferitosi dalla Sampdoria al Real Madrid un anno prima).
Fa, però, un certo effetto pensare che, con gli azzurri a casa, al Mondiale 2022 sarà la Serbia la squadra con più “italiani” in rosa (ben undici), seguita dalla Polonia (nove), due Nazionali che non passano il primo turno in una rassegna iridata, rispettivamente, dal 19981 e dal 1986, occasioni in cui, comunque, non andarono molto oltre e furono fermate agli ottavi. Ad ogni modo, capire quanti altri giocatori fornirà la Serie A alle squadre ora in Qatar è interessante, anche in ottica ripresa a gennaio 2023.

Andiamo con qualche dato, partendo dai convocati dalle “big”: Argentina cinque “italiani”, tra cui Lautaro Martinez, Dybala, Di Maria; Brasile, tre, tutti difensori e tutti juventini (Alex Sandro, Bremer, Danilo); Francia, tre, Rabiot e i due milanisti Giroud e Theo Hernandez; Spagna, Germania e Inghilterra non ne hanno, invece, nessuno, a conferma del fatto che i loro campionati sono attualmente più attrattivi e competitivi della Serie A.
Per capire chi punta a rimanere più tempo nell’emirato è poi importante valutare le rose di qualche altra squadra. Ricordiamo, infatti, che anche chi perde le semifinali non potrà riprendere la strada di casa prima della fine della rassegna, causa finale del terzo posto. Bene, mettendo insieme i quattro “italiani” di Olanda e Croazia, i due di Belgio e Portogallo e i tre dell’Uruguay, troviamo quattro interisti (De Vrij, Dumfies, Brozović, Lukaku), tre atalantini (Koopmeiners, De Roon, Pašalić), due milanisti (de Ketelaere e Leão), Olivera del Napoli, Rui Patricio e Viña della Roma, Vecino della Lazio, Vlašić del Torino ed Erlić del Sassuolo.
Ne consegue che Inter, Milan e Juventus, al di là di quanto numeroso sia il contingente di propri giocatori partiti per il Mondiale, hanno un rischio maggiore, rispetto a una Lazio o un Napoli, di trovarsi gente stanca e scarica quando riapriranno le danze della Serie A; i bianconeri, in particolare, di fatto avranno grandi lacune in difesa finché i loro tre brasiliani non torneranno a disposizione. Per la Roma, la vera incognita sarà, invece, Dybala, qualora facesse un Mondiale da protagonista, ma in fondo la tenuta fisica dell’argentino non è una novità.
Chiaramente, il rischio infortuni c’è anche per quei giocatori le cui squadre non ci si aspetta che vadano oltre gli ottavi (in programma dal 3 al 6 dicembre, giusto per avere un riferimento temporale): del resto, il calendario in questo assurdo inizio di stagione è stato ancor più denso degli anni scorsi. In quest’ottica anche le convocazioni di Kim (Corea del Sud), Lozano (Messico), Dia e Ballo-Touré (Senegal), McKennie e Dest (Stati Uniti), Onana e Anguissa (Camerun), Amrabat e Sabiri (Marocco), Maehle e Kjaer (Danimarca), nonché dei già citati “italiani” di Serbia e Polonia creano qualche apprensione nelle rispettive squadre di club.
Non va, però, dimenticato che una pausa così lunga, in piena stagione agonistica, il calcio pro non l’ha mai fatta, se si eccettua lo stop forzato per Covid tra marzo e giugno 2020. Quindi, in fondo, non si può prevedere in che condizioni fisiche e con quale carica psicologica torneranno anche i giocatori che saranno stati in ferie per 55 giorni e avranno visto il Mondiale in tv.

Come è tradizione, chiudiamo con qualche curiosità: oltre il già menzionato Glik, ci saranno altri due giocatori della Serie B, l’australiano Fran Karačić del Brescia e Cheddira del Bari; il gruppo eliminatorio con più “italiani” sarà quello G (Brasile, Serbia, Camerun, Svizzera), per un totale di 20 giocatori che vengono dalla A, mentre per il gruppo E (Spagna, Germania, Costarica, Giappone) ci si deve accontentare di qualche ex tipo Rüdiger o Tomiyasu; lo Spezia, infine, avrà due suoi rappresentanti, Kiwior e Ampadu, e, se non andiamo errati, è la prima volta che calciatori della squadra ligure vanno a un Mondiale.
Se poi, per l’ultimissima considerazione, lasciamo l’Italia e andiamo in Inghilterra, possiamo notare come siano 26 le Nazionali che hanno convocato almeno un giocatore che gioca in Premier League e 136 i convocati in totale2. Ebbene, per coloro che arriveranno in fondo, le vacanze, in pratica, non ci saranno: il 26 dicembre, per il boxing day, le squadre del massimo campionato inglese saranno pronte a ripartire. Giusto per ribadire quanto è incredibilmente impattante questo orribile Mondiale collezione autunno-invernale sul calcio europeo.