Zoff, Gentile, Cabrini… In campo allo Stadio Olimpico il 27 ottobre 1982 ci sono undici eroi del Mundial spagnolo nella formazione iniziale e altri in panchina, per il primo match ufficiale degli azzurri dopo il 3-1 del Bernabeu alla Germania Ovest. È un’amichevole celebrativa, un’occasione per applaudire i vincitori della Coppa del Mondo, di fronte c’è la non trascendentale Svizzera, che però vince inaspettatamente 0-1. Il biennio che dovrebbe portare all’Europeo in Francia si apre così e prosegue peggio: i campioni del mondo vincono appena uno degli otto incontri del girone di qualificazione, arrivano dietro Romania, Svezia, Cecoslovacchia e lasciano alle proprie spalle solo Cipro.
L’Italia di Bearzot è, al momento, l’unica Nazionale campione del mondo in carica a non essersi qualificata per la fase finale dell’Europeo che si sarebbe disputato di lì a due anni. Spazziamo, però, subito via i fantasmi: comunque andranno gli spareggi di marzo 2022, l’Italia di Mancini non potrà essere la prima Nazionale campione d’Europa in carica a non qualificarsi per il Mondiale successivo: ci sono già riuscite la Cecoslovacchia nel biennio 1976-78, la Danimarca nel biennio 1992-94 e la Grecia nel biennio 2004-06.
Ad ogni modo, le ultime tre Italie reduci da grandi successi internazionali hanno fatto fatica a carburare all’inizio del biennio successivo. Anche dopo la vittoria del Mondiale 2006 staccare il biglietto per l’Europeo di Austria e Svizzera non fu affatto semplice: con Donadoni in panchina al posto di Lippi, gli azzurri partirono con un pareggio interno con la Lituania e una netta sconfitta 3-1 in Francia. Certo, sfortuna aveva voluto che la squadra vicecampione del mondo fosse nel nostro girone e fosse per di più abbastanza amareggiata dalla sconfitta patita ai rigori in quel di Berlino. Comunque, nell’arco dei successivi quattordici mesi la rincorsa ai francesi si completò, grazie alla Scozia – che batté due volte i transalpini – e non a nostri meriti diretti, visto lo 0-0 al ritorno a San Siro.
Il sentirsi appagati dopo un difficile e sudato trionfo è evidentemente normale. Prima di Euro 2020 Mancini non aveva fatto mistero delle sue ambizioni, i giocatori erano altrettanto convinti e anche tifosi e osservatori avevano buone sensazioni: neanche il rinvio della manifestazione causa pandemia aveva minato la fiducia dell’ambiente “allargato”, visto che gli azzurri nella difficile stagione 2020/21 avevano continuato a giocar bene, passato il girone di Nations League e vinto tutte e tre le gare di qualificazione a Qatar 2022 disputate. Ma adesso che siamo tutti felici di avere una squadra forte, come si fa a ritrovare la stessa motivazione e la stessa rabbia?
I quattro pareggi, tutti rimediati nelle gare giocate dopo la vittoria europea, dicono di una Nazionale meno precisa sotto porta, meno concentrata di quanto l’ultimo colpo di coda della rivoluzione dei calendari causata dalla pandemia imponesse (leggasi cinque partite tra cui le due con la Svizzera nell’arco di due mesi) e alla fine anche tanto piena di paura di sbagliare (o di fare le cose giuste?). La Svizzera, battuta 3-0 all’Europeo cinque mesi or sono, si è, invece, mostrata più squadra, ci ha aggredito nella prima parte del match dell’Olimpico e ha portato meritatamente a casa la qualificazione diretta.
Mancini continua a elargire sorrisi di sicurezza e dichiarazioni tipo «a marzo, agli spareggi, passiamo di sicuro», un po’ come la settimana scorsa diceva «battiamo la Svizzera e siamo in Qatar» oppure «vinceremo di sicuro in Irlanda del Nord». E, a dire il vero, noi stiamo cominciando a rimpiangere il Mancio sfinito e nervoso che si presentava ai microfoni dopo ogni successo colto nel corso del recente Europeo. Vogliamo, però, chiudere con un’altra nota statistica, stavolta ben augurante.
Alla parola “spareggi”, normale che si pensi al 2017, a Ventura e alla Svezia. Ricordiamo, però, che anche nel 1997 si dovette passare per le forche caudine e affrontare la Russia, che in quell’occasione ottenemmo un 1-1 in rimonta nel gelo di Mosca, che poi a Napoli vincemmo 1-0 con un gol di Casiraghi e che anche in quel percorso di qualificazione eravamo partiti benissimo – vedi 0-1 a Wembley -, ma poi avevamo sprecato tutto con due 0-0 rimediati in Polonia e in Georgia.