Voluta fortemente da Michel Platini e approvata a dicembre 2014, quando il francese era ancora a capo della Confederazione europea e vedeva a un passo la presidenza FIFA, la UEFA Nations League è al debutto. A parte la sensazione di soffocamento, dovuta alla quasi assenza di serate in cui non si giochino partite valide per tornei che hanno i crismi dell’ufficialità (l’importanza, quella non si conquista a tavolino e la Confederations Cup lo mostra a pieno), la nuova competizione ha trovato ancor prima di partire un modo per farsi subito odiare da chi si erge a difensore della meritrocrazia.
Infatti, quattro dei ventiquattro tagliandi per la fase finale della prossima edizione degli Europei usciranno tramite la Nations League, idealmente uno per ciascuna delle quattro Leghe in cui le 55 iscritte all’UEFA sono state divise in base al ranking. Idealmente, perché il sistema non è semplice… In pratica venti posti saranno coperti da vincente e seconda di ciascuno dei dieci veri e propri gironi di qualificazione a Euro 2020 che partiranno a marzo 2019 e si concluderanno a fine 2019. A marzo 2020 le prime quattro non qualificate di ciascuna Lega (da intendersi, probabilmente, rispetto al ranking FIFA di fine 2019) si affrontano in gare di play-off per determinare chi le ultime ammesse alla fase finale. E se in Lega A ci sono meno di quattro non qualificate, allora si ripesca dalla Lega B e così via.
Questo vuol dire che chi vince i playoff che coinvolgeranno la Lega C e persino chi si aggiudicherà i playoff di Lega D, quella che raccoglie le squadre con il più basso Coefficiente UEFA per Nazionali, staccherà il biglietto per Euro 2020[1], mentre giocoforza almeno due delle ventiquattro Nazionali col coefficiente più alto resteranno fuori.
Ora, scherzi sulla meritocrazia a parte, la domanda che sorge spontanea è a che pro la UEFA ha approvato una manifestazione che, come il personaggio de Il fantasma della libertà di Buñuel, sembra stufa della simmetria?

Che sia un cadeau per le nazioni di terzo piano la promozione certa alla fase finale dei prossimi Europei di un paio di Nazionali con basso ranking, è evidente. In fondo rientra nel modo che aveva Michel Platini di amministrare le cose a Nyon, quel suo «concedere ai ricchi quello che vogliono perché sono loro a far girare la ruota, ma dare ai poveri sempre una possibilità», come lo definisce un articolo del Guerin Sportivo. Lo stesso principio che ha concesso negli ultimi anni a compagini come Qarabağ, Maribor, Ludogorets o Astana la vetrina dei gironi di Champions League, evento che sarà meno frequente a partire dalla stagione attuale viste le modifiche decise dalla UEFA non appena Le Roi è stato destituito.

In realtà, anche per le grandi, o presunte tali, quelle che insomma non temono di rimaner fuori da Euro 2020, la Nations League ha i suoi aspetti positivi. Qualcuno ricorderà la boriosa dichiarazione di Thomas Müller, «Che senso ha giocare partite così?», dopo la vittoria tedesca per 0-8 sul campo di San Marino nel novembre del 2016. Bene, la Nations League viene incontro anche a chi, da un po’, si lamenta che nelle Qualificazioni per gli Europei ci siano troppe partite inutili (le Qualificazioni ai Mondiali continuerà a gestirle la FIFA). Conti alla mano, i tedeschi adesso hanno il 50% di possiblità di capitare in un gruppo di qualificazione a cinque per Euro 2020 -ovvero dieci e non dodici partite- (per Euro 2016 era solo dell’11% e, infatti, andarono a giocare anche contro Azerbaijan e San Marino)[2] e,  in compenso, incontreranno due volte l’Olanda e altrettante la Francia in partire valide per la Nations League 2018/19 e, quindi ufficiali.

A prima vista solo le squadre intermedie sembrano avere più da perdere che da guadagnare dalla nuova competizione e chissà l’Italia di Mancini come va considerata… Ma in realtà c’è una cosa che conviene a tutte le iscritte all’UEFA e che, paradossalmente, è la cosa che genera a monte l’asimmetria di cui si diceva prima: se le quattro leghe di Nations League non fossero una via preferenziale per qualificarsi a Euro 2020, siamo sicuri che la FIFA non avrebbe derubricato i suoi incontri a amichevoli, con tutto ciò che ne sarebbe conseguito nel ranking FIFA?
Tanto per intenderci, se consideriamo le regole per il calcolo del ranking FIFA valide a tutto il 2017, scopriamo che per la Germania battere l’Olanda in un match di Qualificazione per gli Europei (e le partite di Nations League da un certo punto di vista lo sono) varrebbe, in termini di punti, due volte e mezzo di più di una vittoria ottenuta contro lo stesso avversario in amichevole e questo indipendentemente da quale formazione, sperimentale o meno, i due allenatori schierino. Senza contare la differenza, sempre in termini di punti, tra battere un’Olanda che comunque naviga intorno al 15°-20° posto del ranking, e battere l’Azerbaijan che è attualmente 105°. E, infine, senza considerare che una Scozia o una Norvegia qualunque hanno più interesse a incontrare Nazionali di livello conforntabile al loro piuttosto che compagini di livello molto superiore perché così hanno più possibilità di aggiungere punti.

E se sappiamo rispondere alla domanda «Quale Confederazione permette alle sue dieci squadre di affrontarsi tante volte tra loro e quasi sempre in partite ufficiali, facendo in modo che auto-alimentino il proprio ranking FIFA?», allora capiamo davvero a chi la Nations League non giova.[3] Non è un caso che nelle ultime quattro Coppe del Mondo l’Europa l’ha fatta da padrone, conquistando tutti i gradini del podio nel 2006, nel 2010 e nel 2018 e vincendo, nel 2014, per la prima volta nella storia un Mondiale disputato in Sud America, senza che questo dominio si riflettesse nella classifica a punti gestita dalla FIFA.

Certo, la federazione internazionale non è stata alla finestra e, guardacaso, proprio a partire dalla fase finale del Mondiale di Russia ha modificato il modo di calcolare i punti che il singolo match dà alle due contendenti in termini di ranking FIFA. Due le grandi novità: una maggiore distinzione nei coefficienti di importanza da assegnare ai vari incontri, per cui un’amichevole giocata nelle finestre ufficiali riservate alle Nazionali vale 10, un match della prima fase di Nations League vale 15, un match dei play-off di Nations League vale 25, quanto un match dei gironi di qualificazione a Euro 2020 o ai Mondiali 2022, mentre l’importanza arriva a 40, 50, 60 quando si toccano le fasi finali di una grande manifestazione[4]; l’uso di un metodo che simmetricamente sottrae a chi perde i punti aggiunti a chi vince, mentre prima ci si limitava a lasciare agli sconfitti un nulla di fatto. Motivo per cui la Germania, due sconfitte contro Messico e Corea del Sud in Russia, è sprofondata così tanto nel breve volgere di un attimo e motivo per cui chi prenderà sotto gamba la Nations League andrà giù nel ranking FIFA.

La FIFA ha anche mutuato dalla FIDE, la federazione internazionale degli scacchi, la formula che contribuisce a determinare il punteggio da aggiungere/sottrarre. Adesso ci sono di mezzo il concetto di risultato atteso e una funzione esponenziale… Per renderla davvero bellissima e originale ci vorrebbe anche un’arcotangente, ma per adesso ci accontentiamo di [provare a] calcolare quanti punti guadagnerebbe l’Italia in caso di vittoria contro il Portogallo.


federico

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[1] Per capirci una Nazionale tra Georgia, Lettonia, Kazakhstan, Andorra, Bielorussia, Lussemburgo, Moldova, San Marino, Azerbaijan, Bielorussia, Malta, Kosovo, Macedonia, Armenia, Liechenstein, Gibilterra
[2] I gironi di qualificazione a Euro 2020 sono dieci, le Nazionali affiliate 55, nessuna qualificata d’ufficio alla fase finale. In occasione delle Qualificazioni a Euro 2016 i gironi erano 9, le Nazionali affiliate 54, la Francia era però qualificata d’ufficio come paese organizzatore. Il sorteggio per determinare i gironi di qualificazione verrà fatto a dicembre 2018
[3] In base al ranking di Maggio 2018, cfr. qui, la peggiore Nazionale della CONMEBOL era l’Ecuador, 63° posto
[4] Per capire meglio la differenza rispetto a quanto avveniva in precedenza rimandiamo nuovamente a questo link