Giacca elegante, color blu, che può essere abbottonata o sbottonata per meglio ostentare l’abbondanza non già dell’adipe, ma dei gol che la nazionale sta regalando in questa calda notte di Madrid. Il ricordo dell’11 luglio 1982 è tutt’uno con l’immagine di un incontenibile Sandro Pertini, il presidente partigiano che ha ispirato anche la matita di Andrea Pazienza, il presidente alla mano che torna in Italia con il jet della nazionale e gioca a scopone con Zoff, Bearzot e Franco Causio accanto alla coppa del Mondo. Stile e simpatia.
Italia-Germania è alle porte e i ricordi non possono che passare di là. Per antinomia il pensiero va poi a quello che hai visto qualche giorno fa. Una figura piccolina e un po’ goffa, costretta in un poco sobrio cappottino color pistacchio monacalmente abbottonato fino al collo, che si sgola ed esulta come un soldatino a ogni gol che la sua nazionale infligge a quella palla al piede del fantastico mondo dell’Unione Europea che è la Grecia. Poco stile e ancor meno simpatia, visto che quella donna, al contrario del nostro Pertini, ha nelle mani il destino di molti abitanti di Eurolandia e può permettersi anche di cambiare idee in corso d’opera. La cancelliera Angela Merkel, dopo i quarti, dichiara infatti che sarà a Kiev nel caso in cui la Germania dovesse arrivare in finale, alla faccia dello sbandierato boicottaggio a causa della detenzione dell’ex presidentessa ucraina Tymošenko.
Intanto c’è la semifinale di Varsavia con l’Italia e non è detto che Angela non si faccia vedere anche lì. Perché le Volkswagen durano una vita, gli autobus lassù arrivano in orario, il popolo tedesco è civile e ordinato e la Germania è il termine di paragone più gettonato quando si tratta di evidenziare le bruttezze italiane. Ma le nostre piccole vendette ce le siamo sempre prese grazie al calcio e la Merkel questo lo sa (o meglio devono averglielo detto). Tre sfide a eliminazione diretta, tutte ai mondiali, e tre momenti epocali del calcio azzurro, dal 4-3 della semifinale di Messico 1970 al 2-0 della semifinale di Germania 2006, passando per il già citato 3-1 del 1982. Altri quattro incontri nelle fasi finali di un campionato mondiale o europeo e quattro pareggi (0-0 nel 1962, nel 1978 e nel 1996, 1-1 nel 1988).
In realtà ci basterà attendere poche ore per sapere se Angela e la sua Germania riusciranno a vincere anche questa partita o se a giocarsi la finale di Kiev saranno due nazionali “pigs”, cioè due delle economie disastrate del Vecchio Continente, nazioni dai conti in rosso che almeno a calcio riuscirebbero a prevalere sui padroni indiscussi di Eurolandia. Magari con un rigore che per una volta non sia quello solito.
daniele e federico