Foto di Roberto Valencia

Foto di Roberto Valencia

Nelle prime tre serie del campionato del Salvador militano in totale 66 squadre, ma solo 14 di queste nella stagione 2011/12 ha ritenuto opportuno usare come numeri il 13 e il 18. L’ostracismo verso il numero 13 nello sport non è una cosa nuova. Ad esempio in Formula 1 nessuna vettura porta quel numero perché la componente britannica nella massima serie motoristica è stata sempre preponderante e, si sa, che britannici e tredici vanno poco d’accordo. Una idiosincrasia che va molto al di là di quella per il numero 17 tipica dei paesi latini.

Già, il 17. Secondo una sorta di par condicio anti-sfiga sarebbe stato meno sorprendente non vedere in campo il 13 e il 17. Invece, la sostituzione del 13 con il 51 e del 18 con il 52 decisa ad esempio dal Chalatenango non è questione di scaramanzia, ma di vero e proprio miedo, timore. Il Salvador è un classico esempio di fragile democrazia latino-americana, che tradotto vuol dire povertà diffusa, multinazionali estere e corruzione al potere, bande rivali che imperversano per le strade e alto tasso di omicidi per numero di abitanti. E il caso ha voluto che le due organizzazioni criminali attualmente più in vista abbiano nomi direttamente collegabili ai numeri 13 e 18: la Mara Salvatrucha 13 e il Barrio 18. Ecco che in regime di libertà di scelta del numero sulla propria schiena ma obbligo di portare il numero scelto per una stagione intera, giocare con il 13 o con il 18 assume agli occhi degli altri un significato che va al di là dell’evento sportivo.[1]

A destra dello sponsor, lo slogan fascista aggiunto a penna

A destra dello sponsor, lo slogan fascista aggiunto a penna

Un po’ quello che successe all’allora ventiduenne Gianluigi Buffon nell’estate del 2000. Al momento della scelta dei numeri, il portiere del Parma e della nazionale comunicò di voler giocare nella stagione seguente con il numero 88 perché, a detta sua, in quella stagione, che seguiva gli Europei saltati per infortunio, non gli bastavano le canoniche due palle, ma gliene servivano quattro e quel numero proprio da quattro testicoli era formato… Il responsabile dello sport della comunità ebraica fece, invece, notare che 88 in certi ambienti significava Heil Hitler e che Buffon di questi ambienti era probabilmente simpatizzante, visto che l’anno prima si era presentato a un’intervista post partita con un Boia chi Molla! aggiunto a penna sulla maglietta.[2] Fatto sta che il Parma convinse  Buffon a cambiare idea e a ripiegare sul 77.

1+8_zamoranoDel resto un numero sulla schiena di un calciatore è un potente mezzo evocativo sin da quando la numerazione fu introdotta nel campionato di Serie A 1939/40 e non solo perché questo accorgimento aveva già in partenza una funzione espressiva (rendere i giocatori più facilmente riconoscibili agli occhi di giornalisti, tifosi o semplici spettatori), ma anche perché numero e ruolo sono subito divenuti un tutt’uno nell’immaginario collettivo: l’uno del portiere, il nove della punta centrale, il dieci del giocatore dai piedi buoni, il cinque del difensore arcigno.[3] Da quando poi c’è la necessità di scegliersi un numero per tutta la stagione, ecco proliferare schiene col proprio anno di nascita, col numero preferito o semplicemente con un numero o una scritta che ricorda quello che si sarebbe voluto prendere se non fosse stato opzionato da qualcun altro, come l’1+8 di Zamorano ai tempi di Ronaldo o il ‘Nine’ che campeggiava a Perugia sulla maglia biancorossa di Kaviedes al posto del suo nome.

Perché la verità è che, anche se da una ventina d’anni si può indossare una maglia col 57 o col 93, i numeri a cui tutti sono più affezionati sono sempre gli stessi, numeri che ricordano grandi del passato e si legano ai colori della propria squadra del cuore: il dieci di Maradona, Totti o Del Piero, il nove di Ronaldo, il sei di Franco Baresi. Un fenomeno che ritrovi anche nelle città di provincia come Perugia, dove l’otto a 35 anni dalla morte in campo di Renato Curi, ha ancora un peso particolare perché vuol dire impegno sul campo, disponibilità coi compagni e sorriso sulle labbra.

federico

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[1] per maggiori informazioni cfr. questo articolo in spagnolo
[2] H è l’ottava lettera dell’alfabeto, da cui 88=HH, abbreviazione di Heil Hitler. Per un’altra occasione in cui Buffon ha perso l’occasione di star zitto cfr. qui
[3] La prima volta che si giocò con i numeri sulle maglie fu il 25 agosto 1928 in Sheffield Wednesday-Arsenal. La squadra di casa aveva le maglie dall’1 all’11, quella in trasferta dal 12 al 22. La storia vuole che l’idea sia stata di Herbert Chapman, il grande allenatore dei gunners. In realtà sembra che lo stesso giorno anche in Chelsea-Swansea Town la squadra londinese avesse i numeri dietro la schiena (cfr. qui)