Una finale senza storia quella dell’Europa League 2017/18, o meglio con una storia che dura venti minuti, perché l’Olympique di Marsiglia, da brava squadra sfavorita, riesce anche a farsi male da sola e a spianare la strada all’Atletico Madrid.
Sarà per la calda atmosfera del Parc OL di Lione, sarà perché metterla sul piano della pressing e dei ritmi veloci è l’unico modo per provare a vincerla, fatto sta che i francesi, guidati in panchina dall’ex tecnico della Roma Garcia, battono il calcio d’avvio come se si stesse giocando con un ovale e non con una sfera: palla in touche e tutti a pressare sulla rimessa altrui.
I colchoneros, che hanno Simeone squalificato in tribuna, appaiono un po’ sorpresi e prima che la nebbia dei fumogeni si diradi rischiano di trovarsi sotto perché Germain, ben imbeccato da Payet si ritrova al di là della linea Godin-Gimenez, per l’occasione non così allineata, e solo davanti a Oblak. L’ex attaccante del Monaco, però, mette incredibilmente fuori. Il centrocampo OM prende fiducia, Anguissa sembra essere ovunque, la palla gira veloce e l’Atletico si rintana dietro. Ma è proprio questa fiducia nelle proprie capacità tecniche a fregare la squadra francese. Infatti, al 21′ il portiere dell’Olympique Mandanda, chiamato in causa da un non facile passaggio all’indietro di un difensore, dà la palla in verticale rasoterra a Anguissa. Il camerunense stoppa malissimo e si fa soffiare la sfera da Gabi. La palla arriva a Griezmann e l’Atletico Madrid è in vantaggio.

Poco dopo Payet esce per infortunio. L’ex West Ham non era al meglio e si sapeva, nonostante le dichiarazioni di rito, ma la sua uscita dal terreno di gioco è davvero triste. Il buon Dimitri esce piangendo perché sa che, oltre l’Europa League, ha perso la possibilità di andare in Russia per i Mondiali. La pioggia s’intensifica e sembra lasciare solo una squadra in campo.
Il resto è conforme a quanto ci si aspettava alla vigilia. Altro pressing portato bene a inizio ripresa e di nuovo Griezmann, stavolta servito da Koke, si invola verso Mandanda, scavetto e il 2-0 è servito. Il palo, colto a dieci minuti dal termine dal neo entrato Mitroglou -fuori dagli undici iniziali perché reduce da un infortunio-, fa capire che al Marsiglia va proprio tutto storto. Difatti, non passano neanche due minuti che capitan Gabi sigla il definitivo 3-0.

Così, per la terza volta in nove anni l’Atletico Madrid vince la Europa League. La vince da ripescata della Champions League, come nel 2010, ed è l’ottava volta che succede in diciannove edizioni. Aggiungendo alle vittorie dei colchoneros i successi colti consecutivamente dal Siviglia tra il 2014 e il 2016, abbiamo l’idea di quanto i club spagnoli stiano dominando nelle coppe europee da una decina di anni a questa parte.
La finale di Champions League Real Madrid-Liverpool, in programma a Kiev il 26 maggio, sembra destinata a rimarcare ancor di più questo dominio.

federico