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Il 28 settembre 1975 era domenica. Francisco Franco e il suo regime ormai agonizzavano, ma nell’affanno di voler continuare a mostrare al mondo il proprio potere e infischiandosene delle pressioni, avevano eseguito cinque fucilazioni giusto il giorno prima: a Madrid José Humberto Baena, José Luis Sánchez Bravo e Ramón García Sanz, membri del FRAP (Frente Revolucionario Antifascista y Patriótico); a Barcellona Juan Paredes Manot, più noto come ‘Txiki’, e Ángel Otaegui, due militanti dell’ETA (Euskadi ta Askatasuna).
Quel giorno di settembre l’Athletic Club di Bilbao era di scena a Granada. Il capitano José Angel Iribar, che anche l’anno dopo si sarebbe reso protagonista di un gesto eclatante insieme al suo omologo Kortabarrìa della Real Sociedad, convinse i suoi compagni di squadra del a entrare in campo col lutto al braccio. La scusa era commemorare il primo anniversario della morte dell’ex calciatore dei baschi Luis Albert, in realtà, un segnale di sfida e protesta per i morti fucilati.
In campo entrarono Iribar, Astrain, Goikoetxea, Lasa, Villar, Irureta, Escalza, Dani, Rojo II, Txetxu Rojo e Amorrortu. La vittoria, forse mai così poco importante come quel giorno, andò al Granada per 2-1.
Altrove altri due giocatori si presentarono in campo facendo spiccare bracciali neri sulla manica della divisa da gioco. Furono Aitor Aguirre e Sergio Manzanera del Racing Santander. In questo caso, però, non c’era nessuna scusa valida e la polizia franchista fece irruzione nello spogliatoio nel corso dell’intervallo e obbligò ambo i giocatori a non indossarli nella seconda parte. La Federazione comminò loro anche una multa de 100.000 pesetas ciascuno.
Alcune settimane più tardi, Franco morì.
victor (@RussoBCF) adattamento all’italiano di federico