Il pareggio ottenuto nel finale della partita d’andata tiene ancora in gara i cileni. Il Brasile non è mai stato eliminato nelle Qualificazioni Mondiali e per staccare il biglietto per Italia ’90 il Cile deve vincere al Maracanã, visto che una ‘X’ lascerebbe i verde-oro davanti per differenza reti. L’impresa è titanica, ma perché non crederci? Il paese andino non sta attraversando un momento felice, è ancora alle prese con la dittatura di Pinochet, ma le prime elezioni a 16 anni dal golpe che ha destituito Allende sono alle porte. Anche la nazionale, dopo l’avventura a Spagna ’82 conclusa con tre sconfitte con Austria, Germania Ovest e Algeria, è in via di ricostruzione: tra i reduci del Mondiale in campo a Rio de Janeiro il 3 settembre 1989 scendono Patricio Yáñez e Juan Carlos Letelier, ma la generazione dei Salas e dei Zamorano (quel giorno in panchina) deve ancora sfondare. Di fronte il Brasile di Sebastião Lazaroni, troppo pragmatico con quella sua difesa a cinque per avere l’appoggio incondizionato della torcida.
Il primo tempo è un monologo brasiliano. Il portiere Roberto Rojas, detto ovviamente el Condor, salva la baracca sui colpi di testa di Careca e sui tiri di Branco, finché a inizio ripresa capitola su un diagonale non irresistibile del centravanti in forza al Napoli. Il Maracanã esplode. Il Cile non punge e, se non arrivano i marziani, il Brasile può essere sicuro del Mondiale. Dischi volanti non se ne vedono, ma un bengala lanciato in campo manda tutti nel panico al 70′. Rojas è, infatti, a terra e del sangue gli esce dalla testa. I cileni non vogliono riprendere il match perché il loro capitano è ferito, l’arbitro argentino Loustau appunta il loro rifiuto e ufficializza la sospensione. C’è puzza di una clamorosa sconfitta a tavolino che farebbe restare i brasiliani a casa. Il replay, però, lascia subito dei dubbi: il razzo è caduto troppo lontano dal portiere cileno per avergli potuto procurare una ferita. Una visione più attenta del video chiarisce l’arcano. Rojas ha qualcosa nascosto nel guanto e con quello si taglia. Una performance da Oscar, niente a che vedere con quella offerta da Konrad (e parzialmente premiata dalla UEFA) in Milan-Salisburgo cinque anni più tardi. Alla FIFA i film piacciono meno e così parte l’inchiesta. A raccontare i retroscena è proprio el Condor. L’oggetto usato per procurarsi la ferita è una lametta nascosta nel guanto e l’accordo col suo compagno di squadra nonché vicecapitano, il difensore Fernando Astengo, è semplice: uno dei due si procura un taglio nel corso del match, l’altro monta su la protesta e fa ritirare la squadra. Quanto basta per archiviare la partita col risultato del campo. Rojas si becca una squalifica a vita, Astengo se la cava con tre anni, il Cile rimane a casa a vedere Italia ’90 e viene escluso dalle qualificazioni ai Mondiali successivi.
federico
per approfondimenti cfr. Roberto Rojas y el engaño de la bengala, da elganche.es