Al 78′ minuto, quando ormai tutto è compromesso, Hector Cuper lo richiama in panchina per inserire Mohammed Kallon. Ronaldo si siede e scoppia in lacrime. È il momento della resa, del dramma che sostituisce la festa interista che doveva essere e che non è stata. È l’attimo che a distanza di anni tutti ricordano, non necessariamente con dispiacere.
Riviviamo, però, con calma la storia dell’ harakiri interista. A cinque giornate dal termine i nerazzurri hanno +3 sulla Roma e +6 sulla Juventus. Sembra fatta ma le cose si complicano: sconfitta interna con l’Atalanta e pareggio subito al 90′ dal Chievo, condito da proteste per un rigore non fischiato nel primo tempo da De Santis. Così alla vigilia dell’ultima giornata la classifica dice Inter 69, Juventus 68 e Roma, che non ne ha saputo approfittare pienamente, 67. L’Inter ha però una trasferta non proibitiva sul campo di una Lazio quasi in smobilitazione dopo un campionato anonimo. Infatti, al 12′ è già avanti con Vieri. Il pareggio di Poborský dice poco, visto che al minuto 24 Di Biagio mette dentro di testa su corner il gol dell’ 1-2.
La Juventus sta vincendo 2-0 a Udine, ma per ora poco importa. Il primo tempo scorre via tranquillo, si attende solo il fischio dell’arbitro quando Gresko liscia la palla in piena area e spiana la strada al nuovo pareggio di Poborský, ancora lui. Il ceco sembra l’unico della Lazio che non ha proprio voglia di vacanze anticipate. Il colpo è da ko, ma lo si capisce solo ad inizio ripresa. I nerazzurri lasciano testa e gambe negli spogliatoi, i biancocelesti cercano di impegnarsi un po’ di più, seguendo l’esempio Poborský e quasi senza accorgersene si portano sul 4-2 con i gol dell’ex Simeone e di Simone Inzaghi. La Roma intanto segna a Torino e così l’Inter scivola al terzo posto che la obbliga a disputare i preliminari di Champions.
Ormai a Moratti figlio e soci non resta che aspettare il fischio di chiusura per piangere. Al Fenomeno il privilegio di farlo per primo.
federico su invocazione di gatto