Di fronte a circa centomila spettatori, allo stadio Lužniki di Mosca, il 28 settembre 1958 inizia la storia del Campionato Europeo per Nazioni. In campo URSS e Ungheria, quasi a suggellare l’idea portata avanti da Henri Delaunay di una manifestazione aperta anche alle nazionali del blocco dell’Est. I sovietici vincono 3-1, il primo gol lo segna Ilin, che aveva anche contribuito alla vittoria all’Olimpiade due anni prima.
La UEFA ha, però, previsto che le diciassette nazionali iscritte debbano affrontarsi in partite di andata e ritorno fino ai quarti e che, invece, semifinali e finali vengano giocate in un una delle quattro nazioni rimaste in lizza. Per i capricci della statistica la fase di qualificazione passa, dunque, in secondo piano e, come accade per i Mondiali, se di partita inaugurale o di primo gol si dovrà parlare, lo si farà in relazione alla sola fase finale.

Lamia esce in presa alta. Nel secondo tempo le cose andranno decisamente peggio

Lamia esce in presa alta. Nel secondo tempo le cose andranno decisamente peggio

A raggiungerla sono URSS, Cecoslovacchia, Jugoslavia e Francia, che viene -ovviamente- designata come paese ospitante. Il 6 luglio 1960 Parigi e Marsiglia sono, così, pronte a ospitare la loro semifinale. Al Parco dei Principi si parte prima. I padroni di casa, privi di Kopa, Piantoni, Fontaine e  Cisowski, all’11’ vanno sotto. Segna Milan Galić, che diventa il primo marcatore della storia della fase finale degli Europei. I bleus si riprendono subito e rispondono con Vincent, Heutte, Wisniewski e di nuovo Heutte. Prima del quarto gol francese gli slavi hanno accorciato le distanze con Žanetić, ma il 4-2 non sembra lasciare loro molte speranze. E, invece, Georges Lamia, portiere del Nizza e della nazionale francese, in quattro minuti ribalta il risultato: al 75′ su cross dalla destra Knež calcia al volo sotto misura e sorprende Lamia sul suo palo; al 78′ un traversone da destra di Kostić manda Lamia nel panico, la palla rimbalza su Jerković e finisce dentro; un minuto dopo altra terribile respinta di Lamia su tiro non irresistibile e Jerković da pochi passi fa 4-5. Il risultato è pirotecnico, il livello espresso dalle squadre in campo un po’ meno. Il pubblico francese rimane con l’amaro in bocca e a beneficiarne è l’URSS, che in finale sfrutta il vantaggio di non aver di fronte i padroni di casa e batte la Jugoslavia 2-1 ai supplementari.

federico