C’era una volta in Serie B. 2° puntata: Il Taranto 1984/85
C’è ressa in testa alla Serie B dopo la quarta giornata, sei squadre a sei punti, e tra di esse tutte e tre le pugliesi. Per Bari e Lecce è il preludio ad una stagione d’oro: ritorno in A dopo 15 anni per i biancorossi baresi e prima storica promozione per i giallorossi leccesi. Invece, per il Taranto di Vito Chimenti e Traini, di Sgarbossa, Parpiglia e Frappampina, è solo un fuoco di paglia. Dopo tre vittorie nelle prime quattro giornate i rossoblù totalizzeranno solo altre tre vittorie nelle restanti 34 giornate e chiuderanno mestamente ultimi. Con grave disappunto del loro presidente, il cavalier Pignatelli, famoso per la passione e l’attaccamento alla squadra, ma anche per le lotte perse con la lingua italiana[1] e per l’abitudine di percorrere giri di campo con una statua di Sant’Antonio la notte prima delle partite più importanti giocate allo Jacovone.
E dev’essere per questa devozione al santo che all’ultima di campionato alcuni giocatori del Taranto si accorderanno con quelli del Padova, bisognoso di punti salvezza, e lasceranno loro vincere la partita 2-1. Col risultato di retrocedere in C1 insieme con i biancoscudati, puniti per illecito sportivo.
federico
Puntata precedente: La favola triste del Castel di Sangro; Puntata successiva: La Lazio del meno nove
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[1] Estratte dai miei ricordi d’infanzia (G=Giornalista, P=Pignatelli)
G: “Presidente come sta Parpiglia?” P:”Parpanio si è fatto un elettrauto al ginocchio”
P:”L’altra sera abbiamo andato a cena…” G:”Presidente, siamo andati!” P:”E piccé è v’nut pur’ tu? (E perché sei venuto pure tu?)”
Anche In Serie A ci sono esempi di squadre partite bene e finite male, anche se non ultimissime come il Taranto 1984-85. Esempio più eclatante il Genoa 1977-78: soli in testa dopo quattro giornate con 6 punti il 2 ottobre 1977, i rossoblù alla fine si classificano 14° per differenza reti e retrocedono in B.