Al 5′ della ripresa Laudrup sotto misura raccoglie una respinta di Garella su tiro di Cabrini, 1-0: la Juventus è in vantaggio. Rabberciata, reduce dall’infruttuosa fatica di Coppa Campioni contro il Real Madrid, con un Platini non al massimo, ma comunque in vantaggio. Chi è abituato a vincere non perde queste occasioni, pensano i più al Comunale o in ascolto alla radio.
Perché Juventus e Napoli sono appaiate in testa alla classifica a 12 punti, ma 22 scudetti a zero vorrà pur dire qualcosa.
La palla torna in gioco e tutti cominciano a sospettare di aver preso un granchio. Gli undici vestiti di azzurro aggrediscono a tutto campo i bianconeri e non è solo questione di avere un Maradona in più, è tutta la squadra che ringhia con determinazione e rabbia su ogni pallone. Stefano Tacconi, incarnazione di quella categoria di ex calciatori che a fine carriera cercherà notorietà tra improbabili candidature politiche e apparizioni in reality show,[1] quel giorno (per fortuna sua e dei padroni di casa) fa ancora il portiere e salva i suoi in almeno quattro occasioni. Poi tra il minuto 73 e il minuto 75 deve capitolare due volte su azioni scaturite da corner. Il primo, lo batte dalla sinistra del versante d’attacco partenopeo Romano, confusione in area e Moreno Ferrario di sinistro mette dentro. Il secondo è uno schema: Maradona batte a rientrare da destra, Renica spizza sul primo palo, Giordano appostato sul secondo palo gira in rete. La Juventus non c’è, non reagisce, il Napoli continua a spingere e c’è addirittura gloria in contropiede per Volpecina. Sotto al Vesuvio si canta: il Napoli è solo in testa e non lo prenderà più nessuno.
federico
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[1] Tra il 1999 e il 2006 Tacconi ha provato a farsi eleggere nelle fila di AN (come parlamentare europeo prima, come consigliere comunale poi) e a candidarsi alla presidenza della Lombardia con il nuovo MSI. Ha anche partecipato all’Isola dei famosi 2003 con risultati altrettanto scarsi