«Prof, ma io che ho un quattro, un cinque e un sette, con quanto mi porta?» Quante volte a scuola a fine maggio-inizi giugno avete chiesto lumi sulla media in matematica nel timore di dovervela ristudiare in estate? Io andavo bene e non l’ho mai fatto, ma, per la legge del contrappasso, oggi guardo le aule scolastiche da un’altra prospettiva e in questo periodo mi indirizzano quesiti simili più volte nel corso di ogni singola giornata.
Dando sfogo alla deformazione personale, non resta altro che domandarci quanto avrebbe dovuto temere gli scrutini di fine anno la finale di Champions League di Kiev del 2018, se l’avessimo dovuta valutare per la qualità dei gol visti.

Partiamo dal vantaggio del Real Madrid e… partiamo maluccio. Karius, il bello e biondo portiere del Liverpool che mi ricorda Nico Rosberg -esteticamente, non per come para…-, per non perdere tempo riavvia un’azione dal limite dell’area di rigore con un passaggio di mano bassissimo, Karim Benzema ci mette il piedino e fa 1-0. il tutto fa venire in mente quelle interrogazioni di inizio quadrimestre in cui l’alunno di turno ha leggiucchiato qualcosa, pensa di poter strappare il sei e invece casca sulla prima domanda del prof e si prende quattro e mezzo.
Ma siccome non ci può essere valutazione senza confronto, paragoniamo quanto appena visto alle immagini dell’interista Peirò che ruba furbescamente la palla a un altro portiere dei reds, Lawrence, nella semifinale di ritorno della Coppa Campioni del 1964/65 e a quelle di Ravanelli che si intrufola tra Van der Saar e Frank De Boer nella finale Ajax-Juventus del 1996 e segna in diagonale. Il quattro e mezzo è confermato, mentre i gol di Peirò e Ravanelli meritano almeno la sufficienza perché in essi la componente astuzia dell’attaccante è maggiore.

La cattiva valutazione rimediata per l’1-0 ha comunque il pregio di rendere l’alunna Kiev 2018 più attenta alla qualità dei gol successivi. Passano pochi minuti e su corner di Milner e sponda di Lovren, Sadio Mané si infila sotto misura e fa 1-1: la sufficienza c’è perché in fondo Sheringham e Solskjær nel 1999 hanno fatto vincere al Manchester United una storica finale di Champions League in questo modo.
E poi arriva l’exploit: sarà perché l’argomento nuovo è più facile, sarà perché qualcuno è andato a ripetizioni da Cristiano Ronaldo o perché la compagna di classe del 2002 ha inviato sullo smartphone di Kiev 2018 le immagini del gol di Zidane al Bayer Leverkusen, fatto sta che la rovesciata di Gareth Bale su cross dalla sinistra di Marcelo è semplicemente spettacolare. Il prof mette nove e non dieci perché il gallese è un po’ scomposto in aria, ma comunque Kiev 2018 a questo punto del quadrimestre si sente tranquilla: quattro e mezzo più sei più nove fa diciannove e mezzo, diviso tre è sei e mezzo esatto.

E così, fatalmente, la nostra alunna cade in modo rovinoso nel successivo compito in classe, un compito tra l’altro facile visto che il tiro con cui Bale provoca il 3-1 non è irresistibile ed è centrale. Il replay mostra Karius che ci va con i pugni per respingere e poi apre le mani per provare a bloccare, facendosi inevitabilmente sfuggire la palla. A memoria, solo il portiere del Benfica Costa Pereira, su tiro dell’interista Jair, era riuscito a fare qualcosa di peggio nella finale di Coppa Campioni del 1965 giocata a Milano, anche se in quel caso la pioggia aveva reso più viscida la palla. Il tre stronca l’entusiasmo di Kiev 2018 che, in fondo, poteva aspirare anche al sette in pagella.
La media, invece, è scesa al cinque e qualcosa, ma le lacrime di Karius e il bel comportamento dei tifosi inglesi che applaudono lo stesso il portiere faranno sì che, in sede di consiglio, questo cinque diventi sei.

federico