Quello che le statistiche non dicono. 7° puntata
Quello che si vide a Santiago, in occasione di Cile-Italia del 1962, fu uno spettacolo deplorevole e vergognoso, anche a detta dei commentatori neutrali della BBC. L’arbitro inglese Ken Aston sedò varie risse, espulse due italiani e non poté sventolare cartellini gialli in faccia ad altri giocatori semplicemente perché non li aveva ancora inventati.[1] Eppure ci sono match delle fasi finali dei Mondiali che, tabellino alla mano, non hanno nulla da invidiare a quell’incontro di calcio e boxe.
Una innocua Danimarca-Sud Africa giocata a Tolosa il 18 giugno 1998 e valida per la fase a gironi, ad esempio. Il giorno prima il presidente della FIFA in persona, Joseph Blatter, aveva tuonato contro la mancata severità degli arbitri nelle prime partite del Mondiale francese. Il colombiano Toro Rendon aveva recepito le direttive del capo e si era potuto così sbizzarrire, lasciando intendere quale fosse la sua posizione riguardo all’introduzione delle sostituzioni (invero già in voga da quasi trent’anni). Aveva pertanto cacciato fuori dal campo per motivi risibili -ma con bella gestualità- i danesi Molnar e Wieghorst e il sudafricano Phiri, tutti e tre subentrati nella ripresa. Il capo gli disse bravo e poi gli impedì giustamente di arbitrare altre partite.
Segue Camerun-Germania del Mondiale nippo-coreano. Sempre fase a gironi, ma ultima giornata, qualificazione in palio e nessuna possibilità di biscotto. Una partita tesa, piena di interventi rudi, ma non di risse. Nulla comunque che potesse giustificare il computo totale di ammonizioni, sedici, distribuite dal fischietto spagnolo Lopez Nieto con ordine allarmante. Alla fine si contarono nove gialli nel primo tempo e sette nella ripresa, sei ammonizioni singole e un’espulsione per doppio giallo per parte (Ramelow e Suffo). Le direttive dall’alto erano però del tipo “tolleranza zero” e non è un caso che lo stesso giorno l’olandese Wegreef in Senegal-Uruguay estrasse il cartellino giallo dodici volte.
Ma bella più di tutte fu la congiuntura verificatasi il 23 giugno 2006 a Norimberga, quando i giocatori in campo e il fischietto russo Valentin Ivanov riuscirono nella non facile impresa di far scalare la classifica della cattiveria all’ottavo di finale tra Portogallo e Olanda, che era atteso a ben altri traguardi estetici.
L’inizio è dalla parte dell’arbitro che per far capire chi comanda, dopo neanche sei minuti ha già ammonito -peraltro giustamente- Van Bommel e Boulahrouz, rei di due brutti interventi a centrocampo Cristiano Ronaldo, che è ancora CR-17 perché il 7 dietro le spalle ce l’ha Figo.[2] Il terzo giallo, quello di Maniche, è affrettato, il quarto, quello di Costinha, è al contrario un rosso mancato. Per fortuna dei tulipani, il portoghese si esibisce in un plateale fallo di mano nel recupero del primo tempo e lascia i suoi in dieci, ma intanto Ivanov ha fatto aumentare la tensione negando un rigore a Robben. Si va a riposo sull’1-0 per il Portogallo, perché tra un fallo e l’altro Maniche ha trovato il tempo di segnare.
Nella ripresa la situazione peggiora: l’arbitro russo perde la testa e comincia ad ammonire per qualsiasi cosa: Petit per fallo tattico, Van Bronckhorst per gioco falloso, Figo per proteste, Boulahrouz (ed è la seconda) per presunto gomito alto proprio su Figo, Deco per un fallaccio, Sneijder e Van der Vaart per proteste nella mischia susseguente, Ricardo per perdita di tempo, Nuno Valente per aver mancato l’uomo e preso la palla, nuovamente Deco perché andava cacciato prima. Se non abbiam perso i conti siamo a quindici gialli con tre rossi per doppia ammonizione. Manca un giallo per il record. Arriva a tempo scaduto ed è il quarto doppio giallo: tocca a Van Bronckhorst per non importa cosa.
Il filo rosso, che collega Danimarca-Sud Africa, Camerun-Germania e Portogallo-Olanda, ci mostra che l’estetica della “partita cattiva” è davvero cambiata. Adesso, per far entrare un match nel novero dei “più cattivi”, sono utili nervi tesi in campo, una importante posta in palio e richieste di severità dall’alto; ma l’ingrediente fondamentale è un direttore di gara che, a un certo punto, perda il controllo del match e impazzisca. Ci si accorge così che Cile-Italia del 1962 ha fatto il suo tempo e che la statistica la può dimenticare. Perché tutto si può dire dell’ineffabile Aston, tranne che fosse impazzito quel giorno a Santiago, visto che condusse una scientifica decimazione di una sola delle due parti in causa.
federico
Puntata precedente: O mia bela madunina
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[1] I cartellini gialli furono introdotti nei Mondiali del 1970. Aston raccontava di aver avuto l’idea dei cartellini gialli e rossi in fila a un semaforo
[2] Cristiano Ronaldo uscirà al 34′ per infortunio