Ernst Happel con la maglia del Rapid con cui nel 1951 vince campionato austriaco e Mitropa

Ernst Happel con la maglia del Rapid con cui nel 1951 vince campionato austriaco e Mitropa

Le buone abitudini di un tempo non si devono dimenticare e al più presto vanno riprese. La Seconda Guerra Mondiale ha lasciato ferite aperte, ma è ormai alle spalle: ovunque i campionati nazionali sono ricominciati, la FIFA è anche riuscita a organizzare un Mondiale in Brasile e addirittura una nuova competizione internazionale per squadre di club ha preso il via, la Coppa Latina. Tutti ottimi motivi che spingono la Österreichischer Fußball-Bund a provare a rimetter su la Mitropa Cup. E poi quel nome… ricorda la Mittel-Europa asburgica che fu ed è un richiamo alle comuni radici calcistiche danubiane per paesi che la geografia politica vede ora schierati in blocchi contrapposti.
Un primo tentativo, non ufficiale e col nome di Zentropa Cup, viene fatto nel 1951. Aderiscono Rapid Vienna e Wacker, che rappresentano il meglio del calcio austriaco. I campioni d’Italia del Milan preferiscono, invece, la Coppa Latina, quelli di Jugoslavia della Stella Rossa e la Juventus (invitata al posto del Milan perché campione d’Italia nel 1950) hanno invece detto sì alla Copa Rio. Così a Vienna vanno la Dinamo Zagabria, seconda nella Prva Liga 1951, e la Lazio, quarta nella Serie A 1950/51. Non a caso vince il Rapid (3-2 in finale sul Wacker) e i biancocelesti arrivano quarti.

Questo esperimento fa capire come ormai gli eventi più importanti siano altri. Proprio per questo la coppa cessa di essere disputata fino al 1955. La UEFA si è formata l’anno prima, la prima Coppa Campioni prenderà il via nella stagione 1955/56; tutti motivi che fanno sì che la Mitropa Cup, da manifestazione primaria del football continentale, sia relegata in secondo piano, diventando l’occasionale palcoscenico internazionale per le squadre che non si sono qualificate per le coppe organizzate dalla UEFA. Dal 1955 al 1978 assistiamo così a una specie diCoppa Intertoto riservata solo a squadre italiane, austriache, ungheresi, cecoslovacche e jugoslave.

Gli anni Cinquanta sono estremamente deludenti per le formazioni italiane che mai si aggiudicano il trofeo e che tra il 1956 e il 1959 non partecipano neanche. L’albo d’oro di quel periodo parla solo ungherese: Vörös Lobogó (1955), Vasas Budapest (1956 e 1957) e Honvéd (1959). Nel 1958 la Mitropa viene sostituita dalla Coppa del Danubio, vinta dalla Stella Rossa Belgrado. Fa storia a sé anche la Mitropa del 1960: per la prima ed unica volta, infatti, il torneo nomina una nazione vincitrice, non un club. Le cinque nazioni partecipanti schierano sei formazioni ciascuna, che si scontrano in gare di andata e ritorno. La classifica per nazioni viene stilata in base ai punti totalizzati complessivamente dalle compagini di ogni singolo stato. Vince l’Ungheria; l’Italia (rappresentata da Udinese, Roma, Palermo, Fiorentina, Alessandria e Bologna) ottiene un non troppo lusinghiero quarto posto.

Bologna 1961. In piedi: Santarelli, Tumburus, Franzini, Janich, Capra, Pavinato. Accosciati: Renna, Demarco, Nielsen, Haller, Pascutti.

Bologna 1961. In piedi: Santarelli, Tumburus, Franzini, Janich, Capra, Pavinato.
Accosciati: Renna, Demarco, Nielsen, Haller, Pascutti.

Con l’edizione del 1961 si torna a un torneo per club e a un successo azzurro. Ancora una volta è il Bologna a tener alto l’orgoglio nazionale aggiudicandosi il terzo trofeo della sua storia (2-2 fuori e 3-0 in casa nella doppia finale con lo Slovan Nitra). Oltre che per la vittoria felsinea il torneo va ricordato per una vicenda surreale. La formula prevede inizialmente tre gironi da quattro squadre e un triangolare finale tra le vincenti. Nell’ultima giornata del gruppo 3 Udinese e Kladno sono sul 2-2 al termine dei 90 minuti. L’arbitro fa giocare erroneamente i tempi supplementari nei quali i bianconeri trovano il gol che vale vittoria e primo posto. I cecoslovacchi reclamano perché col 2-2 sarebbero stati loro a qualificarsi come primi per differenza reti. L’organizzazione, salomonicamente, ammette entrambe le squadre e cambia in corsa la formula. La cosa bella è che né Udinese, né Kladno superano le semifinali.

Devono passare altri cinque anni per assistere ad un nuovo successo italiano. In mezzo tre titoli all’Ungheria (Vasas Budapest nel 1962 e nel 1965; MTK Budapest nel 1963) e uno alla Cecoslovacchia (Sparta Praga nel 1964). È la Fiorentina ad imporsi nell’edizione del 1966 che vede al via dieci compagini, due per ognuna delle cinque federazioni, ma che consente alle finaliste dell’anno precedente di entrare nel tabellone per quella che in gergo cestistico chiameremmo final four. I gigliati hanno perso nel 1965 in finale 1-0 a Vienna contro il Vasas, ma sono gli organizzatori della fase finale e non si lasciano sfuggire l’occasione. A Firenze i viola battono 4-2 in semifinale il Wiener Sport-Club e 1-0 in finale con un gol di Brugnera lo Jednota Trenčin, che ha sconfitto 1-0 il Vasas nell’altra semifinale giocata a Livorno.

Il Vasas vincitore nel 1965

Il Vasas Budapest vincitore nel 1965

E mentre formule e numero dei partecipanti variano quasi annualmente e i club italiani non raccolgono più risultati pienamente soddisfacenti,[1] la Mitropa si appresta a chiudere questo suo secondo ciclo. Nel 1967 vince lo Spartak Trnava, che sfiora il bis l’anno successivo (vittoria della Stella Rossa) e che nel 1969 nella semifinale di Coppa Campioni farà tremare l’Ajax. Poi iscrivono il proprio nome Inter Bratislava, Vasas (per la quinta volta, un record), Čelik Zenica, Tatabánya e Wacker Innsbruck. A queste ultime tre squadre riesce l’impresa di vincere due edizioni consecutive, ma non di realizzare il tris. Ci vanno vicini nel 1973 gli jugoslavi di Bosnia del Čelik, battuti in finale dagli ungheresi del Tatabánya con un doppio 2-1.
Nel 1977 vince, il Vojvodina Novi Sad, l’anno dopo il Partizan Belgrado. Il 13 dicembre 1978 un gol del futuro ascolano Aleksander Trifunović su rigore dà la vittoria ai bianconeri serbi contro l’Honvéd e fa calare il sipario sull’età di mezzo della Mitropa. In attesa della terza e definitiva mutazione, dell’ultimo e decisivo declassamento.

roberto e federico

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[1] Il digiuno italiano è destinato a durare fino al 1980. Nel periodo 1966-1978 solo la Fiorentina riesce a raggiungere la finale: anno 1972, sconfitta dal Čelik Zenica (0-0 a Firenze, 1-0 per i bosniaci a Zenica)