La Domenica Sportiva del 3 settembre 1989 tutta incentrata sulla seconda giornata di Serie A e sulla sorprendente vittoria della Lazio sul terreno del Milan viene interrotta bruscamente mentre il rullo che manda in onda i servizi sui match è già partito. Un affranto Sandro Ciotti spiega la ragione. Gaetano Scirea, il libero campione del mondo con maglia azzurra nella magica notte di Madrid e campione d’Europa con la maglia della Juventus nella tragica notte dell’Heysel, è morto in un incidente stradale, in Polonia, dopo esser andato a visionare in qualità di allenatore in seconda dei bianconeri il Górnik Zabrze, innocua squadra della Slesia che verrà sconfitta 1-0 in Polonia e 4-2 a Torino nel primo turno di Coppa UEFA 1989/90.
Nato in provincia di Milano nel 1953, Scirea disputa due stagioni in prima squadra con l’Atalanta, esordendo in A a solo 19 anni in un Cagliari-Atalanta 0-0. Scelto per sostituire Salvadore, passa nella stagione 1974/75 alla corte di Madama a cui legherà il nome fino al giorno della morte e oltre. Quattordici stagioni, 377 presenze e 24 gol in campionato, l’ultimo dei quali da subentrante al 90′ in un Sampdoria-Juventus dell’aprile 1988 che vale ai bianconeri allenati da Marchesi un immeritato 2-2. Sette scudetti, solo uno in meno di Furino cui succede come capitano. E poi due Coppe Italia e un esemplare di ciascuna delle cinque coppe internazionali.
Anche la nazionale arriva assai presto, il 30 dicembre 1975 nell’amichevole Italia-Grecia. Presenza inamovibile nella nazionale di Bearzot colleziona in tutto 78 presenze, 10 delle quali da capitano, e soprattutto il titolo mondiale di Spagna ’82.
Di ruolo libero, ma con i piedi buoni, elegante e mai cattivo, il giocatore Scirea è riuscito a chiudere la sua carriera senza subire mai espulsioni. Raccontarne le gesta non è semplice, anche perché, come disse Sandro Ciotti quel tremendo 3 settembre ai microfoni della Domenica Sportiva,
è inutile spendere parole per illustrare un uomo che si è illustrato da solo per tanti anni sui campi del mondo, che ha conquistato un titolo mondiale con pieno merito, che era un campione non soltanto di sport ma soprattutto di civiltà
Ho 39 anni e ho potuto vederlo giocare solo gli ultimi 3 anni … essendo donna non mi sono interessata di calcio fino a dieci anni. Poi nel 1985 a ottobre, uno dei miei fratelli, 3 anni più piccolo, se ne venne con un album di figurine e propose a me e all’altro fratello, di 5 anni, e disse: scegliamo una squadra ciascuno e vediamo se vince il campionato. Se si uno di noi avrà vinto il gioco. Io scesi dalle nuvole … cos’era un campionato di calcio? Avuta la spiegazione accetta. Presi l’album e cominciai a girare le pagine. Nessuna a squadra mi diceva niente … poi arrivai alla Juventus. Tre volti mi fulminarono: Cabrini per la bellezza, Scirea per la dolcezza, Platiní per la simpatia. Andai a vanti ma senza convinzione. Avevo fatto la mia scelta. La Juventus vinse il campionato e io il gioco. Dopo scoprì chi era la squadra che avevo scelto … E mi entusiasmai al calcio. Cabrini e Platiní andarono via … Scirea resto … Era una bandiera. Mi innamorati di lui, cominciai a leggere articoli su di lui, scoprii il suo palmare e il suo carattere …Ero entusiasta e lo innalzai a simbolo del calciatore perfetto. Speravo una volta appese le scarpe al chiodo diventasse l’allenatore della Juventus. Poi la notizia terrificante datemi dallo stesso fratello lunedì 3 settembre: Angela Scirea è morto. Pietraficata! Per alcuni giorni mi sembrò che tutto il calcio fosse morto … Mi aiutò la simpatia di Schillaci e i compagni di scuola: su 25 in classe in venti tiravano Juventus. La Juventus vinse la Coppa Uefa … Il sacrificio del mio Scirea era valso qualcosa. E niente mi toglierà mai dalla testa che durante i mondiali 1990 fu l’angelo custode di Schillaci, che quell’esplosione fu opera della sua protezione.
Ho tifato per anni Juventus, poi i miliardi e il divismo del calcio moderno mi ha allontanò da questo sport.
La Juventus ora per me è Scirea … solo così riesco ancora ad amarla. Ma il tifo è finito … E intanto grazie a YouTube me lo rivedo … vedo come giocava … La fantastica azione che portò l’Italia sul 2 a zero nella Finale 1982: come impostó l’azione, il colpo di tacco, il passaggio a Tardelli che era riuscito a vedere libero da marcature.
Mio padre tifoso del Milan, e mio fratello, il solito, che dopo aver scelto l’Inter in quel gioco si fece manipolare dal lui e cambio bandiera sostengono che Baresi sia stato più bravo. Tanto di cappello a quest’ultimo, ma per Scirea è stato più forte, elegante, con una tecnica più raffinata e più universale come giocatore.
Gaetano per sempre sarà il campione più grande, quello che veramente ha vinto tutto.
Sono gianni crimella, quest’anno organizzo il trentesimo Memorial Scirea A cinisello balsamo.
Vorremmo invitare Angela. Ci farebbe molto piacere. A me, a Mariella e a suo fratello Paolo. dal 27 agosto all 8 Settembre. Come posso fare. ‘? grazie saluti
Baresi nettamente più forte di Scirea, non c’èparagone
Paolo ma che stai a dì?!?
Ma manco per scherzo.
Concordo pienamente,e non sono milanista
Baresi grande giocatore, Scirea grande giocatore, non si possono fare paragoni, il primo ha giocato in un Milan di inizio anni 80 totalmente sgangherato in modo anche imbarazzante, il secondo giocava in una grande Juve, con grandi campioni ed inoltre guidava la difesa della nazionale diventando poi campione del mondo; Da considerare il fatto che Enzo Bearzot voleva trovare un modo per farli giocare insieme. Poi verso la fine del decennio, Scirea si ritirò, invece Baresi ebbe modo di giocare in un Milan decisamente più competitivo e forte, migliorandosi anche lui stesso, Scirea comunque “proveniva” da un ruolo di regia, Baresi invece, più difensore, entrambi comunque grandi interpreti del gioco di libero
Scirea, Campione immenso dentro e fuori dal campo. Baresi è un Campione mentre Scirea è un FUORICLASSE ASSOLUTO con una classe e raffinatezza riservata solamente a pochi eletti nel mondo del calcio. Iniziò la sua carriera come mezzala e poi incarnò la perfezione calcistica nel ruolo di libero. Piedi sapienti che uniti ad un’intelligenza sopraffina facevano sembrare semplici gesti tecnici che non lo erano.
Sono cresciuto accanto alla sua famiglia perchè vicino di casa, abbiamo calpestato tanti campi di calcio in terra battuta per almeno 8/9 anni insieme ed ancora adesso che ho 66 anni il suo ricordo mi rimane dentro come un macigno. Noi lo chiamavamo GHITO ed era il nostro bomber (si perchè con noi lui faceva il centravanti) e già da allora si vedeva che sarebbe diventato un grande. Io l’ho rivisto dopo tanti anni che aveva vinto il mondiale del 1982 ed in quella occasione ci siamo abbracciati ed invitandomi nell’atrio degli spogliatoi ci siamo soffermati a parlare di quella grande vittoria. Nelle parole che mi disse dimostrò tutta la sua grandezza. Ciao GHITO non ti scorderò mai
baresi era un grande difensore, Gaetano era giocatore universale. 34 gol in serie a. Ogni partita andava all’attacco 20/30 volte. si faceva valere in ogni zona del campo. Chi lo ha conosciuto lo ama ancora dopo 30 anni dalla scomparsa. Umile, corretto, rispettoso degli altri, si scusava sempre con tutti. Ogni tifoso che l’ha avvicinato, in qualunque frangente, . ha a casa il suo autografo, la sua stretta di mano e il suo sorriso. Sono Gianni Crimella, io l’ho scoperto, cresciuto, e indirizzato all’ Atalanta. Come mio fratellino. indimenticabile.
Sono Roberto oggi ho 47anni ero un ragazzo il giorno della scomparsa di Scirea la cosa che mi colpì tanto e vedendo il tg con mio padre senti quella bruttissima notizia è vidi mio padre a piangere per me una cosa inconsueta da lì capii che era un vero e unico campione dentro e fuori dal campo “immenso “
Immenso forse e’ la parola che racchiude tutto.
Gli altri (Beckenbauer, Krol, Baresi) erano “semplicemente” dei grandi campioni. Scirea e’ stato immenso ed immortale.
Qui sta la differenza
Nella storia del calcio i 3 più forti liberi sono, senza dubbio, Baresi, Becknbauer e Scirea. In stretto ordine alfabetico. Difficile dire chi era il più forte. E anche questione di gusti simpatia e tifo. Ma una cosa è certa Gaetano lo era sicuramente fuori dal campo, come uomo. Un signore dentro e fuori dal campo. Un difensore che ha concluso la carriera senza neppure un’esplosione, la dice tutta. Un anedoto: durante un fiorentina contro la Juventus un suo compagno si mise a litigare con un giocatore della fiorentina, lui si avvicinò ai due e li riprese con una sola frase “ricordatevi che ci sono i nostri figli che ci guardano.” gli antichi greci dicevano ” chi muore giovane, è caro agli Dei.” Riposa in pace, Gaetano.
Gaetano era un uomo di una classe,una signorilità,un portamento,una pacatezza davvero memorabili…silenzioso,signorile,umile,educato…un Principe 🤴