L’integerrimo magistrato Ugo Tognazzi è convinto che il colpevole della morte di una giovane ragazza sia Vittorio Gassman, odioso industriale arrogante, simbolo della corruzione dilagante nel Paese. Quando ormai le porte del carcere per l’industriale si stanno per aprire, il magistrato viene in possesso di un diario che chiarisce che di suicidio e non di omicidio si tratta. Che fare? Tognazzi è interdetto perché lui ha sempre agito In nome del popolo italiano. Poi l’Italia batte per la prima volta nella sua storia l’Inghilterra e in strada si riversa tutta una serie di soggetti che sguaiatamente festeggiano la vittoria azzurra. Un auto inglese viene ribaltata, prende fuoco e tra le fiamme il magistrato decide di gettare la prova che scagionerebbe Gassman.
Il calcio e ciò che vi ruota intorno visto come specchio della società italiana è un topos o forse un cliché largamente usato, ma a volte vale anche il contrario. La sequenza finale di questo film del 1971 di Dino Risi è, infatti, specchio di quale incubo calcistico fosse diventata per gli azzurri la nazionale della perfida Albione agli inizi degli anni settanta e anticipa quello che accadrà di lì a poco.
Il primo incontro ufficiale è del 1933, a Roma, e finisce 1-1. Poi l’Italia fascista e fascistizzata vince due mondiali, nel 1934 e nel 1938, a cui i maestri inglesi non partecipano per spocchia e divergenze regolamentari, e da fresca campione del mondo li affronta due volte in amichevole. La propaganda e l’agiografia calcistica hanno trasformato in quasi vittorie quelle due partite, anche se i leoni di Highbury perdono 3-2 nel 1934 a Londra e nel 1939 a Milano gli azzurri pareggiano 2-2, ma la seconda rete italiana è segnata di mano da Silvio Piola.
A fascismo caduto e guerra finita, l’Inghilterra rimane perfido avversario calcistico: 0-4 subito a Torino nel 1948 il giorno del leggendario gol di Mortensen e poi ancora due sconfitte e due pareggi tra il 1949 e il 1961.
L’anno della svolta è il 1973. A soli due anni dall’uscita del “profetico” film di Risi gli azzurri battono gli inglesi e per ben due volte.
Il 14 giugno 1973 al Comunale di Torino la nazionale italiana vince 2-0, quasi in scioltezza, un’amichevole organizzata per il 75° anniversario della Federazione. I gol sono di Anastasi al 38′ e di Capello al 52′. L’impresa che però passa davvero alla storia è quella compiuta il 14 novembre dello stesso anno a Wembley. Zoff salva due volte la porta italiana nel corso del primo tempo, i difensori (Benetti in particolare) ringhiano sulle caviglie degli avversari e, poi, in una classica azione in contropiede all’86’ Rivera se ne va sulla sinistra, il suo tiro insidioso è respinto da Shilton proprio nel bel mezzo dell’area dove c’è Capello che insacca.
Tre anni e due giorni dopo l’incubo finisce definitivamente: nella prima partita tra italiani e inglesi che valga davvero qualcosa (l’incontro dell’Olimpico è valido per il girone di qualificazione al Mondiale argentino), gli azzurri vincono ancora. Una botta di Antognoni su punizione e un gran colpo di testa di Bettega su cross di Benetti danno il 2-0 finale. Gli inglesi si rifaranno nella partita di ritorno con identico punteggio ma rimarranno a casa a guardare i Mondiali.
Da allora questa sfida, che ha segnato i primi quaranta anni di storia del calcio italiano, è diventata una sfida come tante altre. E, se le generazioni successive riescono ancora a intuirne la grande importanza rivestita un tempo, è forse solo grazie alla fantastica sequenza de Il secondo tragico Fantozzi.
Quella in cui il ragionier Ugo, costretto ad andare al cineforum aziendale il giorno in cui “Italia e Inghilterra si giuocano in questa storica partita la qualificazione al girone finale della Coppa del Mondo”, scende dalla macchina, rompe una finestra e chiede “Chi ha fatto palo?”, ricevendo in tutta risposta un pugno in faccia.[1]
federico
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[1] Il film Il secondo tragico Fantozzi esce nelle sale nell’aprile del 1976. La partita trasmessa in TV non può, quindi, essere quella dell’Olimpico del novembre successivo valida effettivamente per l’accesso alla Coppa del Mondo. Anche se al momento del collegamento la voce di Nando Martellini dice di parlare da Wembley, le brevissime immagini che appaiono sul televisore in portineria si riferiscono alla partita Italia-Olanda, disputata allo Stadio Olimpico di Roma il 22 novembre 1975 e valida per la qualificazioni alla fase finale dell’Europeo 1976 (risultato: 1-0, rete di Fabio Capello).
I giocatori italiani citati nel film sembrano ricalcare la formazione schierata da Bernardini in quella occasione (Zoff, Gentile, Rocca, Benetti, Bellugi, Facchetti, Causio, Antognoni, Savoldi, Capello, Pulici), ma la telecronaca è ovviamente di pura fantasia. Ultima curiosità: l’unico inglese citato, il mediano McKinley, è un giocatore inventato
Dalla vittoria di Wembley del 1973 in poi, sono gli inglesi a soffrire il complesso dell’Italia, specie nelle partite ufficiali:
una vittoria per parte alle qualificazioni per Argentina ’78, ma inglesi fuori dalla fase finale; vittoria italiana agli Europei del 1980 grazie a un gol di Tardelli;
vittoria italiana nel 1990 a Bari, nella finalina del Mondiale (2-1);
seconda vittoria a Wembley con gol di Zola e 0-0 a Roma nelle qualificazioni a Francia ’98, anche se stavolta è l’Inghilterra a passare per prima nel girone e gli azzurri a doversi sudare la qualificazione agli spareggi con la Russia;
ancora un successo italiano ai quarti di Euro 2012 ottenuto ai rigori dopo una partita dominata per larghi tratti;
vittoria 2-1 in Brasile nel 2014, anche se ad andar male saranno poi entrambe.
Chiudiamo la carrellata con due amichevoli, quella che segna la terza vittoria in terra inglese nel marzo 2002, un incontro che soprattutto Montella e Big Mac Maccarone ricordano con piacere, e quella che nell’estate 2012 riporta i bianchi d’Albione al successo dopo quindici anni.