La firma in calce al quarto alloro continentale, colto nel 2000 dalla nazionale italiana Under 21, è di un talentuoso ragazzo appena ventunenne, che, però, rischia di esser bollato come inadatto a una grande squadra. Andrea Pirlo, infatti, è un numero ’10’ vecchia maniera, gioca dietro le punte, dà del tu al pallone, è bravissimo sui calci da fermo e serve assist precisi, ma è un po’ lento e, se in provincia o nella nazionale giovanile le sue qualità bastano per eccellere, ci vogliono anche i muscoli per diventare titolare in un club che punta allo scudetto. Per questo. dopo aver esordito in A a soli sedici anni, dopo aver portato il Brescia Primavera a vincere il torneo di Viareggio e aver contribuito alla promozione in massima serie del Brescia vero e proprio, ha fallito all’Inter ed è, invece, tornato a far faville la stagione successiva in prestito alla Reggina. Una stagione impreziosita da due perle su punizione, che hanno contribuito in modo decisivo al successo dell’Under 21 di Marco Tardelli.

Europei Under 21 2000, Pirlo alza il trofeo con espressione che spesso caratterizzerà i suoi momenti di felicità

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La prima è del 17 novembre 1999. Gli azzurrini si stanno giocando il passaggio alla fase finale, di fronte la Francia, che in casa, una settimana prima, non ha saputo andare oltre l’1-1. Anche a Taranto il risultato è sull’1-1, grazie al gol segnato da Henry -assente all’andata- di testa su cross di Bassila non appena i fumogeni si sono diradati, grazie all’espulsione dello stesso Bassila giunta all’11’ e grazie a un’incornata di Gianni Comandini al quarto d’ora della ripresa, su cross di Gattuso. Al quinto del secondo tempo supplementare l’episodio chiave. Ventola è fermato al limite dell’area, in zona centrale, Pirlo -anche lui assente all’andata per un infortunio rimediato in allenamento in uno scontro con Abbiati- prende la palla, allontana Baronio e fa partire una sventola che si infila sotto la traversa, beffando il portiere Landreau che non si aspettava una conclusione sul suo palo.

La replica dell’ex bresciano, ancor più in grande, va in scena a Bratislava il 4 giugno 2000 contro la Repubblica Ceca. Minuto 84 della finale, risultato sempre sull’1-1. Pirlo, che ha già segnato il rigore del vantaggio i suoi, prima del pareggio di Tomáš Došek, ha di nuovo disposizione una punizione da zona centrale, stavolta a una decina di metri dal limite dell’area. C’è, insomma, lo spazio per far sì che la palla scavalchi la barriera e finisca in rete, dove il portiere Chvalovsky non può proprio arrivare.
Una rete che per Pirlo vale automaticamente la seconda chance di dimostrare il proprio valore anche con la maglia dell’Inter. Tra l’altro i nerazzurri hanno preso Tardelli come allenatore e, quindi, la stagione 2000/01 “deve” essere l’annata del suo rilancio.

Come andrà a finire la storia lo sappiamo un po’ tutti. A Milano il fantasista gioca ancor meno di due anni prima, viene dato in prestito al Brescia a gennaio e venduto al Milan a fine stagione. A novembre 2001 sulla panchina rossonera si siede Ancelotti, che lo schiera come regista davanti alla difesa. Pirlo si adatta bene al cambio tattico, perché può dare libero sfogo alle sue notevoli capacità balistiche. E poi, per lui, non è una novità assoluta, visto che la presenza nel Brescia di tale Roberto Baggio aveva spinto Mazzone ad arretrarne la posizione in campo nella seconda metà del precedente campionato.
Il Milan, la nazionale italiana e più in là la Juventus ringrazieranno Ancelotti e Mazzone per questa intuizione che farà del talentuoso fantasista incompiuto un vero maestro.

federico