“Essere di Rosario vuol dire essere in una maniera esagerata argentino.
Fino alle estreme conseguenze”
Jorge Valdano
Per parlare di calcio in Argentina non è necessario concentrarsi su Buenos Aires e sulla dualità Boca-River, c’è un’altra possibilità, un’altra città dove il pallone è la parte più importante della vita quotidiana. Questa città è Rosario. Culla di personalità legate alla storia del football argentino come Menotti o “El Trinche” Carlovich e ídoli attuali come Lionel Messi o Marcelo Bielsa, Rosario ha dato al calcio molto e il suo derby in Argentina è considerato una delle partite più attese, Rosario Central contro Newell’s Old Boys, o, che è un po’ la stessa cosa, Che Guevara contro Maradona, Canallas contro Leprosos.
La pagina più gloriosa del football rosarino, però, non ha mai valicato le frontiere argentine: poco si sa di questo evento a causa della volontà dell’AFA di nascondere agli occhi del mondo una umiliante sconfitta patita dalla sua rappresentativa nazionale.
17 aprile 1974. In vista del Mondiale ’74 che si sarebbe disputato in Germania qualche mese dopo, la selezione argentina decise di giocare una partita di preparazione a Rosario contro una squadra composta in maggioranza da giocatori delle sue due grandi squadre della città, il Central e il Newell’s, e da un giocatore dimenticato col passar del tempo, el Trinche Carlovich, che giocava nel Central Córdoba, terzo club della città, e non aveva neanche l’ambizione di calcare campi più prestigiosi. Tutti in quella partita contro la nazionale avrebbero visto in azione questa autentica leggenda, ammirata dallo stesso Maradona che, al momento del suo arrivo al Newell’s, in risposta a un giornalista che gli disse che era un onore avere a Rosario il miglior giocatore del mondo, rispose: “Il miglior giocatore del mondo ha già giocato a Rosario, era un tale Carlovich.”
Il Flaco Menotti, poi allenatore dell’Argentina campione del mondo nel 1978, parlava di un certo “stile rosarino”, che consisteva in un calcio elegante e bello, un calcio d’attacco estremamente tecnico, fatto di possesso di palla e gioco collettivo e, soprattutto, di tocchi deliziosi. E quello fu proprio il giorno in cui lo stile rosarino arrivò all’apice, il giorno in cui la squadra rosarina “dio un baile”[1] alla selezione nazionale e l’Argentina tutta vide Rosario diventare il centro calcistico del paese.
Per gli abitanti di Rosario quel 17 aprile si presentava come il D-day. 30.000 persone inondarono lo stadio del Newell’s, el Coloso del Parque, per la prima volta i tifosi delle due fazioni si abbracciarono e insieme cominciarono a incitare la stessa squadra. Una giornata storica per tutta la città.
Juan Carlos Montes allenatore del Newell’s, prima dell’inizio disse ai suoi giocatori: “Bene ragazzi, oggi abbiamo una grande occasione per mostrare al paese cos’è il football rosarino. L’unica cosa che vi chiedo è di impegnarsi al massimo e di giocare il calcio che più vi piace. Divertitevi come se foste in un campetto e non preoccupatevi troppo delle marcature. Qui gli obblighi ce li hanno solo gli altri, che sono i migliori del paese, noi non dobbiamo impazzire e giochiamo come più ci piace”
La partita non poteva iniziare in modo migliore. Il primo pallone che el Trinche toccò si trasformò in un’opera d’arte per quelli che ebbero la fortuna di assistere: Carlovich ricevette il pallone da Aimar, si fermò davanti a Pancho Sà, difensore dell’Independiente, e gli fece un gran tunnel, non contento di questo, si bloccò di nuovo e quando Sà si girò, tornò a fargli passare il pallone in mezzo alle gambe, un tunnel de ida y vuelta che fu applaudito da tutto lo stadio.
Poco dopo cominciò lo show rosarino: Kempes, che quattro anni dopo sarebbe stato pedina fondamentale nella discussa Argentina campione del mondo, servì una palla a Jorge Gonzalez che segnò l’uno a zero. Poi al minuto 25 Carlovich fece di nuovo alzare tutto il pubblico quando con assist di lusso servì il Mono Obberti che realizzò così il secondo gol. Di nuovo Kempes fece impazzire i tifosi a pochi minuti dalla fine del tempo quando batté Santoro, portiere dell’Independiente, e mise al sicuro la partita. Carlovich, intanto, si stava ritagliando il ruolo di stella della partita, facendo giochi di prestigio col pallone, rifilando due sombreri a Brindisi, dettando passaggi precisi e assist al bacio.
Era solo il primo tempo e la nazionale argentina stava ricevendo un’umiliazione incredibile da una squadra di provincia. Negli spogliatoi ci fu una discussione molto accesa, in cui Cap, selezionare della albiceleste, infuriato chiese a quelli di Rosario di darsi una calmata e pretese dagli allenatori rosarini Griguol e Montes l’uscita dal campo del numero 5, Carlovich.
Così nel secondo tempo la squadra di casa si limitò ad amministrare il risultato, a divertirsi giocando e a deliziare il pubblico presente. L’uscita dal campo del Trinche fu trionfo, un tributo da parte dei tifosi così forte che fece tremare il Coloso. Da quel momento l’unica cosa da segnalare fu il gol di Cocco per l’Argentina, che diede al risultato un aspetto leggermente diverso.
Anche la spedizione mondiale per la selezione argentina non fu felice. I biancocelesti vinsero una sola partita (contro Haiti) nella prima fase, in cui ottennero anche un pareggio e una sconfitta e si classificarono davanti all’Italia grazie alla miglior differenza reti. Poi nella seconda fase furono distrutti 4-0 dall’ Olanda di Cruijff, persero contro il loro rivale storico, il Brasile, e ottennero l’unico punto pareggiando con la Germania Est di Sparwasser.
Forse il Rosario sarebbe andato più lontano.
federico
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[1]“Que baile compañero”, titolo del Giornale Cronica, giovedì 18/04/1974
Il Tabellino della partita
ARGENTINA: Miguel Ángel Santoro (Independiente); Enrique Wolff (River Plate), Néstor Togneri (Estudiantes), Francisco Sá (Indepediente), Alberto Tarantini (Boca); Miguel Ángel Brindisi (Huracán), Roberto Telch (San Lorenzo), Aldo Pedro Poy (Rosario Central); René Houseman (Huracán), Osvaldo Potente (Boca), Daniel Bertoni (Independiente)
Cambi: Carlos Squeo (Racing) per Brindisi, Victorio Cocco (San Lorenzo) per Houseman, Rubén Cano (Atlanta) per Potente, Enrique Chazarreta (San Lorenzo) per Bertoni. All: Vladislao Cap
ROSARIO: Carlos Biasutto (RC); Jorge José González (RC), Pavoni (NOB), Capurro (NOB), Mario Killer (RC); Carlos Aimar (RC), Tomás Felipe Carlovich (Central Córdoba), Mario Zanabria (NOB), Sergio Robles (NOB), Alfredo Obberti (NOB), Mario Kempes (RC). Cambi: Rebotaro (NOB) per González, José Berta (NOB) per Carlovich, Roberto Carril (RC) per Robles, Daniel Aricó (RC) per Obberti. All: Carlos Timoteo Griguol (RC) e Juan Carlos Montes (NOB)
GOL: PT: González (Rosario), Obberti (Rosario), Kempes (Rosario); ST: Cocco (Argentina)