Da: La fascia sinistra, anno 01, punt. 06, apr. 2019: Viaggio al centro della stampa sportiva

Come scrive Nick Hornby in Fever Pitch, il 1971 per l’Arsenal è un annus mirabilis. Dopo un periodo di magra che durava dal 1953 e dopo imbarazzanti prove, come quella offerta in finale di Coppa di Lega contro lo Swindon Town nel 1969, i gunners nel 1969/70 riescono a conquistare la Coppa delle Fiere; la stagione successiva arriva, incredibilmente, il double, l’accoppiata campionato-F.A. Cup. Il tutto si concretizza in una settimana.
In una sorta di Monday night ante litteram1, il 3 maggio l’Arsenal batte 1-0 il Tottenham a White Hart Lane, grazie a un gol di Ray Kennedy, e sopravanza il Leeds United di un punto, quanto basta per vincere la First Division.
Sabato 8 maggio nella cornice di Wembley è, invece, il Liverpool a cedere il passo, anche se solo 2-1, ai supplementari e dopo esser stato in vantaggio. La rete che dà il successo ai gunners la segna Charlie George e il quotidiano La Stampa descrive marcatore e marcatura così:

il capellone ventenne, guizzante ala sinistra, si esibiva in un’azione spettacolare conclusa da tiro potente a mezz’altezza e a fil di palo.

Basta una ricerca rapida per capire che in quell’inizio di 1971 il giornale torinese usa la parola “capellone” con un’accezione decisamente negativa. Si va dall’articolo a lieto fine «Capellone rimproverato si è accoltellato al ventre – Il padre gli aveva detto di andare dal barbiere» presente sull’edizione del 2 marzo a chiomo-dotati decisamente più pericolosi per la società.2
I titoli lo dicono chiaramente: «Rintraccia e fa arrestare il capellone che lo aveva rapinato di duemila lire», 4 febbraio; «La ragazza scappata di casa aveva trovato rifugio nell’alleggio di un amico capellone», 19 marzo; «Cameriera di sedici anni accende la luce e vede un capellone che ruba nella starna», 13 aprile; « Un portavalori aggredito e derubato di 10 milioni», ovviamente da un «giovane capellone», 26 marzo; «Prelevata da due capelloni in corso Tassoni – Ragazza frustata a sangue in collina “per punizione”», 6 marzo.
Non mancano anche le aggressioni a sfondo sessuale, come testimonia il giornale del 27 maggio in cui si parla di Milena, quattordicenne dal «viso pulito», che a calci e pugni mette in fuga due capelloni che volevano narcotizzarla. Fa, invece, un po’ sorridere la notizia apparsa il 4 aprile del «padre sconvolto dal dolore» che racconta «”Dopo quindici giorni ho trovato mia figlia con 2 capelloni, forse me l’hanno drogata”».

Insomma, effettiva pericolosità dei singoli a parte, è una cornice in cui non stonerebbero notizie che spiegano come 4 crimini su 10 sono commessi da chi ha chiome eccedenti o programmi tv in cui si parla ossessivamente di invasione dei capelloni.
Questa «ossessione fobica per i capelli lunghi», come la definisce Giuntini in Pugni chiusi e cerchi olimpici, ovviamente non risparmia il mondo del calcio. Il momento topico lo si è già toccato nel 1965, quando il compianto Gigi Meroni, pur di non tagliarsi i capelli, rinunciò a vestire la maglia azzurra in occasione di Polonia-Italia, match valido per la qualificazione al Mondiale inglese del 1966.3

La crociata contro le lunghe chiome, però, continua. E così, alla faccia dell’Inghilterra in cui capelloni come Best o appunto Charlie George risultano decisivi, ecco la solerte Gazzetta dello Sport chiedersi come stiano veramente le cose in Italia.
Il pezzo del 29 novembre 1970 è preannunciato dall’occhiello «Calcio vestito da donna…», si chiama «I capelli (lunghi) non fanno classifica» ed è un preciso computo di quante chiome fuori norma abbiano i giocatori delle sedici squadre di Serie A. In testa la Fiorentina con otto, poi la Roma cinque, la Lazio e il Milan quattro e a quota tre una serie di squadre tra cui l’Inter futura scudettata e il Napoli in quel momento in testa. Chiudono Foggia e Sampdoria a capelli inviolati, Cagliari e Vicenza a uno, Bologna e Juventus a due. Questo vuol dire che… se in quel momento la Fiorentina è terzultima, la colpa è dei capelloni? se il Foggia sta andando forte, il merito non può che essere della loro assenza?4
Salvezza della viola e retrocessione del Foggia mostreranno a fine campionato la poca scientificità dell’assunto, conclusione cui, comunque, -a dire il vero- giunge anche l’autore dell’articolo, Gino Franchetti. Infatti, a dispetto di una personale contrarietà ai capelli tanto lunghi da «apparire femminei» che traspare da tutto il pezzo, nel finale afferma:

L’abilità e la buona volontà utili al gioco del calcio non dipendono dalla lunghezza dei capelli

 federico

La Fiorentina 1970/71 nell’album Panini. Gli otto “capelloni” segnalati dal giornalista della Gazzetta sono Berni, Chiarugi, Ferrante, Gennari, Macchi, Mariani, Merlo, Vitali.

Fonti:
Archivio storico La Stampa
S.Giuntini, Pugni chiusi e cerchi olimpici, Odradek, pag. 49.